Italia
Il Consiglio dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, presieduto da Corrado Calabrò, ha preso in considerazione, dopo un’approfondita analisi, diversi aspetti relativi al digitale terrestre.
Il Consiglio ha in particolare esaminato i percorsi della transizione allo switch-off e ha approvato all’unanimità la predisposizione di un catasto nazionale degli impianti radiotelevisivi e delle relative frequenze, in grado di fare chiarezza sulla loro distribuzione, decidendo di avvalersi per i controlli della polizia postale e delle comunicazioni.
Si ipotizza così la possibilità che le Tv digitali nazionali siano più delle 12 previste dalla legge Gasparri. Questo potrebbe avvenire tramite una redistribuzione delle frequenze in eccesso che deriveranno dalla trasformazione da analogico a digitale del sistema a da un miglior utilizzo dello spettro.
Ricordiamo che il passaggio definitivo al digitale terrestre è fissato al 31 dicembre 2008, mentre le due regioni pilota, Sardegna e Val d’Aosta, diventeranno all digital già da luglio 2006, facendo da apripista alla nuova tecnologia di radiodiffusione.
Avviata anche la prima fase dei piani di predisposizione degli impianti al digitale e deciso l’aggiornamento del piano di assegnazione delle frequenze del 2003 alla luce delle innovazioni normative e di mercato e degli obblighi di coordinamento internazionale, sentendo anche le associazioni degli operatori nazionali e locali, ferma restando la necessità di assicurare un terzo della capacità trasmissiva all’emittenza locale, finora utilizzata soprattutto come bacino cui attingere per l’acquisto di frequenze per la sperimentazione della TDT. In più, in accordo con il ministero delle Comunicazioni, sarà definito un piano regionale di passaggio al digitale che riguarderà progressivamente le diverse regioni.
E’ stata inoltre insediata una Commissione di esperti per la revisione del piano.
Nella riunione l’Agcom ha provveduto anche ad adottare procedure rigorose per assicurare l’effettività dell’accesso dei fornitori di contenuti e servizi indipendenti alla capacità trasmissiva (il 40% del totale) dei multiplex degli operatori verticalmente integrati – Rai, Mediaset e Telecom Italia – sulla falsariga del modello francese e svedese.
La cessione della capacità trasmissiva a terzi dovrà avvenire in base ad un preciso “orientamento al costo” dei prezzi di cessione praticati.
A questo scopo l’Autorità si riserva un potere di veto sulle scelte dei broadcaster, al fine di impedire comportamenti anticompetitivi e lesivi del pluralismo. Inoltre in modo più rigoroso l’Autorità controllerà che venga rispettata la norma di legge che prevede che chi possiede più di una rete destini il 40% della capacità trasmissiva in digitale a fornitori di contenuti indipendenti, stabilendo paletti più precisi (per esempio, un listino di riferimento per l’offerta che arriva da questi soggetti terzi) e riservandosi un potere di veto sulle decisioni delle emittenti.
L’Agcom ha infine deciso di adottare a breve un regolamento sul DVB-H (Digital Video Broadcasting-Handheld), tecnologia di trasmissione di contenuti televisivi sui terminali mobili.
Resta ancora da prevedere una regolamentazione limitativa per la programmazione pay sui canali digitali.
Ieri l’Authority ha deciso anche di intervenire in materia di violazione della par condicio fissando una multa da 200mila euro per Rete4 da 100mila per Italia1; una diffida formale a Tg1 e Tg2 al rispetto delle norme; un ordine di riequilibrio a Tg1, Tg2 e Tg3 in base all’esposto della Rosa nel Pugno.
L’Autorità ha anche deciso di richiamare “tutte le emittenti ad assicurare la parità di trattamento”. Di qui anche la diffida a Tg1 e Tg2 e l’ordine di ripristino dell’equilibrio violato ai danni della RNP indirizzato a tutti e tre i tg Rai. Un invito accolto dal direttore generale Alfredo Meocci, intervenuto presso i direttori di testata per chiedere il riequilibrio.
Mentre Mediaset non ci sta e parla di “decisione che conferma l’anomalia della legge” sulla par condicio. Sostiene poi che il Tg4 e Studio Aperto vengono multati per aver dato spazio allo scontro tra Berlusconi e la Annunziata: “Ricapitoliamo: se i Tg mostrano le immagini violano la par condicio, se non le mostrano vengono meno al loro dovere di informare. Ma che senso ha tutto ciò?”, chiede Cologno Monzese.