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Tlc e contenuti: il consumatore al centro delle strategie di business

Stati Uniti


Il futuro delle telecomunicazioni è nelle mani dei consumatori, che dispongono di sempre maggiore scelta sia quando si tratta di abbonarsi ai servizi che quando si tratta di usarli.

Questo, in sintesi, il leitmotiv del TelecomNext trade show di Las Vegas, al quale ha presenziato il gotha dell’industria tlc e media, rappresentato da Robert Iger, CEO di Walt Disney, Ivan Seidenberg CEO di Verizon Communications, Norio Wada CEO di NTT DoCoMo e Glenn Britt CEO di Time Warner Cable.

 

“Stiamo assistendo a un grande mutamento nella spesa dei consumatori, e di conseguenza i nostri modelli di business richiedono estrema flessibilità”, ha spiegato Iger, ribaltando l’assunto secondo cui ‘il contenuto è re’.

Sono infatti i consumatori i nuovi re del mercato delle telecomunicazioni e sono loro a determinare il successo o il fallimento di una tecnologia, anche di quelle nelle quali l’industria ha investito miliardi su miliardi.

 

Il CEO di Verizon Ivan Seidenberg ha spiegato che la sua società ha affrontato investimenti multimiliardari per portare la fibra ottica nelle case americane. Un network che offrirà velocità fino a 100 megabits al secondo e cambierà radicalmente il modo di concepire l’esperienza della banda larga.

 

Nei mercati in cui Verizon ha già implementato i suoi network in fibra ottica FIOS, la compagnia reclama una penetrazione del 14%, la più veloce mai raggiunta da qualsiasi altro prodotto lanciato prima dal gruppo. In Texas, dove Verizon ha lanciato il suo servizio televisivo circa sei mesi fa, oltre il 30% dei clienti ha sottoscritto un abbonamento.

 

“Il mercato ci sta dicendo che là fuori c’è una grande opportunità – ha dichiarato Seidenberg – e noi stiamo investendo per trovarci dalla parte giusta delle grandi idee che faranno avanzare ancora l’industria”.

 

L’accesso a una gamma sempre più ampia di contenuti e servizi, tuttavia, non è priva di incognite: prima fra tutte, la questione della gestione dei diritti digitali.

Una problema “da risolvere al più presto”, ha spiegato Norio Wada, poiché “senza la protezione dei contenuti, non si possono affrontare investimenti nella distribuzione di contenuti”.

 

C’è bisogno di sicurezza ma, soprattutto, di collaborazione tra i diversi attori della catena – operatori, costruttori e produttori di software – perché la convergenza delle piattaforme di comunicazione faciliti la distribuzione e la fruizione dei contenuti, a vantaggio sia dei consumatori che dell’industria.

 

Iger e Britt hanno inoltre messo in guardia contro un eventuale eccesso di regolamentazione, che potrebbe soffocare l’innovazione.

 

Disney, ad esempio, supporta l’ingresso dei new entrant facilitando l’acquisizione delle licenze video, in modo che tutti gli interessati -compagnie del cavo o telefoniche – siano trattati su base egualitaria.

 

Riferendosi, in particolare, al tentativo della FCC di spingere le società televisive a proporre forme di abbonamento ‘a la carte’ solo per i canali che gli utenti desiderano vedere e non per interi pacchetti, Iger ha affermato: “Non importa quanto attraente possa sembrare la regolamentazione governativa…sarebbe comunque negativa per il nostro business, per quello dei nostri concorrenti e per i consumatori”, i quali – ha aggiunto Iger – si ritroverebbero a “pagare di più e avere meno scelta”.

 

Il libero mercato funziona, ha concluso Iger, “e non c’è giustificazione al fatto che il governo interferisca sulla strutturazione delle offerte televisive”.

 

Il mercato televisivo, ha poi rincarato Britt di Time Warner Cable, “non può essere regolato come lo è stato in passato il mercato tlc”.

 

La regolamentazione, in sostanza deve essere usata in maniera “giudiziosa”, e ogni tentativo di regolazione e senso unico “sarà contestato”.

 

Oltre alla pirateria e a un eccesso di regolamentazione, i content provider un’altra sfida che attende i content provider riguarda la revisione dei modelli di business in vista dei futuri sviluppi del mercato televisivo e delle telecomunicazioni.

Per il primo, in particolare, vale la pena sottolineare che i modelli che funzionano adesso potrebbero non andar bene tra 10 anni, quando la gente potrà scaricare i programmi direttamente dal Web o sul telefonino.

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