Convergenza digitale: aumenta la disponibilità delle frequenze a vantaggio del pluralismo

di di Franco Morganti (Presidente Advisory Board ITMedia Consulting) |

Riportiamo di seguito l'intervento di Franco Morganti al Convegno "Talenti, creatività e reti: dove ci porta la convergenza? " (Roma, 14 marzo 2006), curato da ITMedia Consulting

Italia


Franco Morganti

 

 

L’incontro vi è proposto dall’Advisory Board di ITMedia Consulting. Che cos’è un Advisory Board? E’ come un Consiglio d’Amministrazione… ma senza responsabilità. Non siamo infatti controllati dalla Consob, né da Borsa Italiana, non siamo soggetti al market abuse, né alla legge sulla tutela del risparmio, né al decreto 231 sulla responsabilità penale delle imprese.

Abbiamo però tutto il resto: ci occupiamo di strategie, di business plan, di questioni regolatorie, compiamo analisi (ma senza il condizionamento delle merchant bank): siamo quindi del tutto indipendenti ed è in questa veste che vogliamo suscitare domande che, più che al singolo regolatore, legislatore o operatore, sono rivolte al mercato, questo mercato che ormai potremmo chiamare “della convergenza”.

 

Quando Adamo ed Eva lasciarono il Paradiso terrestre, dicono i cronisti dell’epoca che Adamo abbia detto ad Eva: “Mia cara, entriamo in un periodo di transizione”.

Non pretendiamo di confrontarci con la grande transizione dell’umanità, quella che ha introdotto il concetto di scarsità da cui è nata tutta la scienza economica.

Più modestamente abbiamo a che fare con la transizione al digitale, che sta toccando tutto il mondo della comunicazione. Solo l’informatica è nata digitale, ma tutto il resto ha seguìto: le telecomunicazioni, la musica, il cinema,  la fotografia. Adesso è il momento di radio e televisione. Fra poco ci dimenticheremo il caro vecchio analogico degli orologi a lancette, del tachimetro e del termometro in auto. Perderemo il senso dell’avvicinamento ai valori e anche un certo apprezzamento della velocità di transito.

Ma in compenso avremo reti su cui passa qualsiasi tipo di messaggio e forse terminali su cui arriva qualunque tipo di comunicazione.

 

Il digitale ci è spesso presentato come un miraggio, la panacea di tutti i mali, il nuovo Paradiso terrestre nel quale Adamo ed Eva stanno per rientrare dopo mille secoli. Ma è proprio così?

E’ un mondo a cui avremo tutti libertà e diritto di accesso, anche quando gli operatori sono verticalmente integrati?

Andremo tutti sul telefonino unico per fruire di tutti i servizi?

E’ ancora vero che Pay TV e televisione free sono due mercati distinti, come aveva sancito una famosa delibera europea?

E’ vero che col digitale finiscono i problemi di scarsità (delle frequenze) e godremo tutti di un grande pluralismo?

 

Ma agli operatori potremmo anche chiedere se da questa transizione si aspettano più o meno regolamentazione, in un momento in cui negli USA il famoso breakup del Bell System, di vent’anni fa, è ora vanificato da un enorme processo di concentrazione che conduce, in pratica, a un duopolio della nuova AT&T e di Verizon? E’ questa la forma di mercato delle comunicazioni? Noi italiani ne sappiamo qualcosa, perché da vent’anni abbiamo un duopolio televisivo, senza che questo abbia portato a maggior regolamentazione, anzi. Ma abbiamo un vantaggio rispetto agli americani: che non possiamo rimpiangere, in questo campo, nessun Paradiso terrestre.

 

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