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Il modello di business MVNO ha guadagnato molti consensi negli ultimi anni sulla scia della Virgin di Sir Richard Branson e ha dato vita a una nuova categoria di player: i mobile virtual network enablers (MVNE).
Un rapporto di Pyramid Research fa il punto su due questioni fondamentali: il business degli operatori mobile virtuali è davvero redditizio? E’ davvero inevitabile il consolidamento tra MVNO e MVNE?
Attualmente gli operatori virtuali contano nella loro base il 2,75% degli utenti mondiali, ma entro il 2010 la percentuale dovrebbe salire al 3,3%, pari a oltre 100 milioni di utenti.
Il numero totale di abbonati alle reti mobili virtuali ha superato quota 63 milioni a settembre del 2005, segnando una crescita del 25% rispetto all’anno precedente.
Secondo Pyramid, il business degli operatori mobili virtuali dovrà superrare molti ostacoli e il ritorno economico, sul breve periodo, non è così attraente come si potrebbe pensare.
Molti operatori virtuali sono in perdita e c’è abbastanza materiale per mettere in discussione questo modello di business, almeno nelle sue prime manifestazioni.
La pioniera Virgin , quella si macina profitti, ma è anche da dire che la società ha avviato le operazioni nel 1999, e con la solidità del magnate Branson alle spalle; lo statunitense Tracfone è sul mercato da pochi anni e ha registrato margini Ebitda del 10-15% circa.
Serve, dunque, molta pazienza per imporsi sul mercato, poiché – conclude Pyramid – non tutti gli operatori virtuali saranno in grado di raggiungere la profittabilità e i prossimi 24 mesi saranno cruciali per l’affermazione o la scomparsa di molti player, soprattutto quelli che basano la loro attività sui servizi prepagati.
Quest’anno, in particolare, si vedrà poi emergere una nuova generazione di MVNO che incentrano il proprio modello di business sul profitto medio per utente (Arpu) e sul raggiungimento di margini migliori rispetto ai concorrenti attivi nel mercato low-end.