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L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha avviato un’indagine su un “significativo campione” di Imprese del settore per raccogliere dati, relativi a 2004 e 2005, utili per definire, come chiesto dal Testo unico per la radiotelevisione (Decreto legislativo 177 del 31 luglio 2005), l’ammontare del paniere di riferimento per il tetto antitrust, fissato al 20% del cosiddetto SIC (Sistema integrato delle comunicazioni) introdotto dalla legge Gasparri.
Come informa una nota, sono stati predisposti formulari ad hoc, incentrati su un’analisi dettagliata dei ricavi, diversi per le aziende del settore editoriale e per quelle del settore radiotelevisivo. Un terzo formulario è destinato alle principali concessionarie di pubblicità, alle quali l’Autorità ha ritenuto opportuno chiedere informazioni supplementari per un’ulteriore verifica dell’analisi dei dati già raccolti. Il termine per le risposte è fissato al 30 marzo.
Lo scorso gennaio il ministero delle Comunicazioni aveva stimato un valore per il SIC di 23,9 miliardi, dal quale per i gruppi industriali del settore deriverebbe un tetto antitrust per la raccolta di risorse a 4,78 miliardi, ma la stima ufficiale deve essere definita dall’Autorità.
In quell’occasione era, infatti, intervenuta per chiarire che il Testo unico per la radiotelevisione affida proprio all’Agcom il compito di vigilare sull’andamento e sulla evoluzione dei mercati relativi al Sistema integrato delle comunicazioni. Ricordando che l’Authority da tempo aveva proceduto a effettuare una stima del SIC, facendo riferimento alla medesima tabella frutto di una collaborazione tra la Fondazione Ugo Bordoni e la stessa Autorità.
Il dossier “Un’Italia moderna – Risultati dell’azione di governo“, presentato a gennaio dal Ministro Mario Landolfi, traccia i risultati dell’azione di Governo, con un quadro, aggiornato, di stime e dati su valore e crescita delle diverse tecnologie. Il SIC “Stabilisce un limite anticoncentrazione nel settore dei media il cui calcolo, per quanto complesso, è assolutamente possibile e fattibile”, si legge nel documento. E’ una replica alle critiche di difficile applicazione dei criteri previsti dalla legge.
In base alle cifre elaborate dal Centro studi della FUB, il segmento più solido del SIC è rappresentato da radio e televisione (7.782 milioni), seguite da stampa quotidiana e periodica (7.477 milioni). Poi le iniziative di comunicazione di prodotti e servizi (3.061 milioni); l’editoria annuaristica e elettronica, anche via Internet (2.299 milioni); il cinema (1.550 milioni); sponsorizzazioni (1.187 milioni); infine la pubblicità esterna (628 milioni).
La Tv digitale – si legge ancora nel Rapporto – ha raggiunto nel 2005 una diffusione del 32% (nel 2003 era al 13,6%). Il 23,6% delle famiglie ha un’antenna parabolica, il 16% un decoder per il digitale terrestre, il 15,5% un abbonamento satellitare.
Si punta sul digitale terrestre, che “serve a incrementare il pluralismo“: se “50 anni di Tv analogica hanno prodotto 12 concessioni nazionali”, con la nuova tecnologia “2 anni di digitale hanno già realizzato 28 canali nazionali e oltre 100 multiplex in ambito locale”.
La nuova tecnologia di trasmissione, che sostituirà il segnale analogico a fine 2008 (a luglio 2006 nelle regioni apripista, Valle d’Aosta e Sardegna), ha raggiunto una copertura del 75% della popolazione, con 6 multiplex nazionale;
In particolare, nel 2005 la copertura della Tv digitale terrestre (TDT) ha raggiunto il 75%, 2,33 milioni di Incentivi erogati nel 2005 (800mila nel 2004) hanno spinto l’acquisto di decoder fino ad arrivare a un numero complessivo di 3,8 milioni (erano un milione nel 2004). Più lento l’aumento del numero di decoder per la Tv satellitare: 3,1 milioni nel 2004, 3,6 milioni nel 2005.
Il Rapporto fa anche il punto su banda larga, digitale terrestre e telefonia mobile di terza generazione. Emerge una crescita per i consumi delle famiglie nel settore comunicazioni: +7,9% nel 2004, a 26,026 miliardi.
Il numero di accessi alla banda larga su rete fissa è cresciuto tra il 2004 e il 2005 del 48,94%, passando da 4,7 milioni del dicembre 2004 ai 7 milioni stimati per il dicembre 2005. In testa alle tecnologie di accesso, c’è l’Adsl con il 93,7%; seguono la fibra (3,6%) e il satellite (2,6%). In prospettiva, come “nuove opportunità per le Imprese”, il Rapporto mette in evidenza le possibilità di sviluppo legate al decreto Landolfi per la copertura Wi-Fi. Intanto , i luoghi di accesso a Internet senza fili sono passati da 1.093 del dicembre 2004 e 1.589 di fine 2005.
Nel settore della telefonia mobile, gli utenti della tecnologia di ultima generazione Umts nel 2005 sono aumentati del 205%, sfondando gli 8 milioni e mezzo (8.527.000). Nella telefonia fissa il numero di linee in unbundling, che rappresenta la misura del mercato degli operatori alternativi a Telecom Italia (contando gli accessi alle centrali telefoniche dell’ex-monopolista) è salito a ottobre 2005 a 1,163 milioni (695mila a luglio 2004). L’aumento, per il ministero, “è indice di un mercato competitivo e liberalizzato“.
Al di là di queste stime, per il presidente dell’Agcom, Corrado Calabrò, ben più impegnativo è, ovviamente, il processo, da tempo avviato, finalizzato a produrre una corretta quantificazione del SIC, che si fonda su una metodologia di rilevazione diretta delle informazioni, mediante la somministrazione di appositi questionari a diverse centinaia di imprese attive nei mercati che compongono il SIC. In questo senso, lo stesso presidente ritiene che la legge Gasparri non ha certo reso facile il compito.
A riguardo, l’Agcom ribadisce le difficoltà che si sono incontrate a una corretta definizione del perimetro merceologico di alcune aree economiche individuate dalla legge, quali ad esempio il “cinema”, e di talune fonti di ricavo, quali ad esempio le “attività di diffusione del prodotto realizzate al punto vendita”.
L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni “dopo avere individuato i mercati rilevanti e i segmenti di mercato che compongono il SIC, sta procedendo a una dettagliata articolazione delle fonti di ricavo previste dalla legge e determinando la platea delle Imprese destinatarie del questionario“.
Quanto ai risultati finali sull’entità del SIC, Calabrò ha sottolineato: “O ci riesco al 100%, o ci riesco con un’alta percentuale. Il margine di incertezza è ancora del 10%, che comunque è tanto quando si procede a una rilevazione”. Calabrò, nell’auspicare che la rilevazione finale sul SIC sia del 100% del mercato, ha detto di sperare in ogni caso che, se così non fosse, il margine sia “così piccolo da essere pressoché ininfluente”.