ICT: Landolfi, ‘Ancora molti obbiettivi da raggiungere. Ma sulla banda larga, stiamo già correndo’

di Raffaella Natale |

Italia


Mario Landolfi

“L’Italia, sul fronte dell’Information and Communication Technology ha ancora molti obiettivi da raggiungere. In alcuni settori, però, come quello della banda larga, stiamo già correndo“. E’ quanto annuncia il Ministro delle Comunicazioni, Mario Landolfi, a Napoli, in un convegno organizzato dall’Unione Industriali sull’Ict, cita gli obiettivi da raggiungere, e soprattutto, la strada che si sta percorrendo, “quella di assecondare qualsiasi segmento tecnologico”.

Il ministro ha sottolineato che in merito alla banda larga è stato registrato uno sviluppo maggiore rispetto ai Paesi dell’Euro zona.

“Il punto di partenza del nostro lavoro  – ha sottolineato Landolfi – deve essere chiaro, sapere che l’Ict è una fattore abilitante e, quindi mobilitante di opportunità”.

 

A riguardo il ministro ha ricordato la creazione, con Sviluppo Italia e con il Ministero dell’Economia, della società Infratel, che sta realizzando la dorsale della banda larga in regioni dell’Obiettivo 1, con successive integrazioni anche per le aree svantaggiate del Nord è stata incentivata la banda larga, è in atto la sperimentazione del Wi-Fi, che è stata prorogato per sei mesi. E’ in atto una sperimentazione WiMax prorogata di ancora sei mesi che sta andando molto bene con importanti risultati raggiunti.

Il ministro ha poi evidenziato l’accordo con Infratel e le Poste per mettere in rete 1.000 uffici postali del Mezzogiorno con un investimento di 40 milioni di euro, e proprio Napoli sarà la capitale della logistica.

 

Landolfi ha sottolineato “quanto sia difficile, anche per le istituzioni, guidare un processo dai contorni rapidi e dalle implicazioni imponenti” ed è per questo che il governo ha scelto “di sviluppare una visione rispetto alle nuove tecnologie”.

“Bisogna sviluppare una visione, riuscire a inquadrare il fenomeno e non mettere, invece, in campo tentativi – ha aggiunto – prima era tutto più semplice in quanto le telecomunicazioni coincidevano con  la telefonia. Ora l’ambito è molto più ampio, ora dobbiamo affrontare il problema del digital divide, assicurarci che anche nel Paese più sperduto si possa accedere a nuove tecnologie”.

 

“Molto è stato fatto ma certamente la strada è ancora in salita – ha concluso – dobbiamo, ad esempio, sviluppare  la ricerca. Il nostro manufatto è ancora troppo poco tecnologico. E’, quindi, riproducibile e aggredibile. Aumentando lo sviluppo delle tecnologie potremo essere molto più competitivi“.

E per esserlo bisogna incentivare la ricerca, finanziata per ora solo dal pubblico. “L’Italia non lesina. La ricerca serve soprattutto al Mezzogiorno perché é il Mezzogiorno la parte dove il Paese può svilupparsi di più”.

 

Nell’occasione il Ministro ha voluto porre l’attenzione su un importante aspetto che, se non risolto, potrebbe acuire il digital divide in termini di non utilizzazione delle tecnologie.

“I modelli applicativi dei software – ha spiegato Landolfi – non parlano e non pensano italiano. Ecco perché c’è il rischio che le tecnologie vengano utilizzate solo per scaricare la propria posta”.

 

Secondo il ministro, “i modelli applicativi dei software non sono calibrati per le esigenze delle piccole e delle medie Imprese italiane, né di categorie come quelle degli avvocati e dei commercialisti. I software non pensano e non parlano italiano. Il rischio? E’ che le tecnologie non vengano del tutto utilizzate”.

“Del resto – ha spiegato – non è un caso se riscontriamo un doppio livello di digital divide: da un lato in termini di accessibilità delle tecnologie, dall’altro in termini di problema di utilizzabilità delle tecnologie stesse. Un aspetto, quest’ultimo, da non sottovalutare”.

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