Tlc: il mercato cresce a ritmi impressionanti, ma il mondo è davvero pronto per i servizi avanzati 3G? Studio Deloitte

di Alessandra Talarico |

Mondo


Telecomunicazioni

Il mercato globale delle telecomunicazioni – comunicazioni mobili, PSTN, connettività a banda larga e VoIP – dovrebbe conoscere quest’anno il suo maggior picco di crescita, per raggiungere un numero totale di connessioni superiore ai 4 miliardi.

 

Non sono però tutte buone notizie quelle che emergono dal rapporto “TMT Trends: Telecommunications Predictions” di Deloitte, secondo cui il 2006 dovrebbe essere un altro anno di crescita sostenuta per l’industria delle telecomunicazioni, che genera attualmente profitti per oltre 3 trilioni di dollari l’anno.

Detto questo però, gli analisti sottolineano che le previsioni per ogni singola tecnologia variano significativamente e nessun settore sembra possa troppo autocompiacersi, soprattutto per il fatto che tutti gli operatori – mobili, PSTN e banda larga – lottano per conquistare gli stessi clienti.

 

Il principale driver di crescita sarà anche quest’anno la telefonia mobile, che potrebbe conquistare 500 milioni di nuove connessioni, provenienti soprattutto dai Paesi emergenti, dove l’adozione delle tecnologie sarà spinta da iniziative incentrate sul low-cost.

Nei mercati più maturi la crescita sarà spinta da quegli utenti che vorranno sottoscrivere una seconda o terza connessione, come ad esempio un abbonamento specifico per i dati, quindi una data card per Pc.

 

Anche la banda larga avrà un ruolo importante nella crescita del settore e potrebbe aggiungere alla sua base 300 milioni di nuovi utenti, grazie alla serrata competizione sui prezzi che allargherà la disponibilità e la varietà dei servizi e delle applicazioni.

Allo stesso tempo, la telefonia su Internet potrebbe raddoppiare il numero di utenti a 40 milioni alla fine del 2006.

 

Nonostante la minaccia del mobile e del VoIP, anche la telefonia fissa continuerà a crescere trainata anche qui dalla domanda nei Paesi emergenti, e toccherà quota 1,5 miliardi di utenti.

In Europa e negli Usa, invece la crescita sarà pressoché nulla, con – anzi – sempre più utenti pronti ad abbandonare il telefono fisso per le connessioni mobili.

 

Per quanto riguarda le fonti di reddito, la voce continuerà a dominare sia nel segmento mobile che nel fisso.

Per gli operatori mobili, i servizi vocali rappresenteranno circa l’80% dei profitti, mentre i profitti dati saranno generati per la maggior parte dalla messaggistica peer-to-peer.

I contenuti forniti da terze parti (loghi, suonerie, wall-paper) cresceranno probabilmente meno del 10%.

 

D’altro canto, però, la competizione è sempre più feroce e il costo di acquisizione e mantenimento dei clienti rimane sempre alto. La sola industria mobile spende decine di miliardi di dollari ogni anno per lo swapping. Allo stesso tempo, aumenta sugli operatori la pressione degli investitori, che vedono crescere i profitti ma non la redditività.

 

Gli operatori, dunque, dovrebbero pensare in termini di ‘margine medio per utente‘ e non di ‘profitto medio per utente’, concentrandosi sul mantenimento e sulla valorizzazione degli utenti non solo sull’acquisizione di nuovi.

Non puntare, quindi, su un maggior numero di utenti ma su un uso maggiore e più frequente: nel 2006 avere più clienti potrebbe non valere quanto averne di meno ma fedeli e pronti a utilizzare al massimo i servizi offerti.

 

Cosa ancora più importante, nel 2006 gli operatori dovrebbero riconsiderare le loro teorie sulla penetrazione, poiché anche se il numero di connessioni corrisponde a circa la metà della popolazione del pianeta, la penetrazione è in effetti molto sbilanciata.

Anche nei mercati più sviluppati, dove la penetrazione è superiore al 100%, l’accesso reale ai servizi non supera il 70%.

 

La migliore comprensione della composizione dei mercati potrebbe risolvere molti problemi dell’industria dal momento che è molto probabile che in tutti e tre i segmenti – telefonia fissa, mobile e banda larga – il grosso del valore sarà generato dallo stesso ristretto gruppo di utenti e la vera forza sarà quella di soddisfare i loro bisogni.

 

Per quanto riguarda infine il 3G, Deloitte, stima che la tecnologia possa finire per trovarsi in una situazione senza vie d’uscita.

Alcuni operatori dotati di licenza potrebbero dimostrarsi riluttanti a proseguire nel roll-out dei servizi avanzati a causa degli ingenti investimenti richiesti, sia in termini di spese capitali che di costi di acquisizione clienti.

Questa esitazione potrebbe trasferirsi ai produttori e quindi ai consumatori che generalmente si allontanano dai servizi che non ottengono un sostegno incondizionato dell’industria.

 

L’industria mobile – secondo Deloitte – dovrebbe chiedersi se il 3G debba posizionarsi come sostituto del 2G o come suo complemento. La risposta giusta, veramente, sarebbe un po’ e un po’: sul breve periodo, infatti, sarebbe meglio che il 3G fosse considerato un complemento, per vagliare un completo switch off più in là nel tempo, cioè quando la copertura del 3G sarà almeno pari a quella del suo predecessore.

 

Nel frattempo, gli operatori e i produttori dovrebbero pensare al format ideale per i telefonini. Rispetto al 3G, infatti, il vantaggio offerto dalla nuova generazione sta nella velocità di trasferimento dati, eppure la maggior parte dei device sono ancora ottimizzati per la voce non per i dati, con una tastiera progettata più per inserire numeri che non testo.

 

Fino a quando i consumatori non vedranno le differenze tangibili tra le due generazioni, non c’è da sorprendersi se sono riluttanti a pagare di più per dispositivi e servizi.

Al momento, le uniche applicazioni a valore aggiunto sono le data card che forniscono connettività mobile a banda larga per i Pc, ma per il prossimo futuro l’industria potrebbe puntare su applicazioni per le quali il 2G sarebbe troppo lento, come l’assistenza sanitaria a distanza o i sistemi di radionavigazione.

 

Il 3G, conclude il rapporto Deloitte, diventerà pian piano una tecnologia di punta, così come migliorerà la qualità dei telefonini e delle reti. È probabile che i network di nuova generazione trasporteranno più minuti voce e dati che mai, ma purtroppo non abbastanza da ripagare le enormi somme investite dagli operatori.

 

La vera questione, dunque, è analizzare a fondo quello che le reti possono offrire e rapportarlo alle reali esigenze degli utenti: allo stato attuale, nella maggior parte dei casi, i bisogni degli utenti non vanno oltre la voce e i messaggi.

Il 3G è in un’ottima posizione per soddisfarli entrambi efficacemente, ma non è questo lo scopo per cui è stato implementato, quanto piuttosto quello di garantire l’accesso a Internet veloce, la videofonia e tutta una serie di servizi avanzati – come la mobile Tv – che molta gente ancora non vuole o non capisce e per i quali, dunque, non è ancora disposta a pagare.

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