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Una giornata da dimenticare, quella di ieri, per Google che, sulla scia del warning sul rallentamento della crescita nei mesi a venire, è arrivato a bruciare il 13% del suo valore.
Nel corso della conferenza con gli investitori, il direttore finanziario della società George Reyes ha reso noto che “i livelli di crescita stanno rallentando” e bisogna quindi “trovare altre soluzioni per sostenere i ricavi”.
Non si tratterà comunque di un rallentamento brusco – ha aggiunto Reyes – “e non sono pessimista. Ritengo ci sia ancora tanto spazio per crescere, bisogna solo ritrovare il ritmo giusto”.
La società ha subito emesso un comunicato per chiarire la situazione: “come abbiamo affermato in precedenza, il miglioramento della monetizzazione continuerà a essere un fattore essenziale per la futura crescita dei profitti. Continuiamo a vedere significative opportunità per migliorare la monetizzazione e intendiamo continuare a concentrare i nostri sforzi in quest’area”.
La crescita dei profitti, ha aggiunto la società, “ha cominciato a rallentare nei mesi scorsi e continuerà a farlo come risultato della difficoltà di mantenere i livelli di crescita su base percentuale come i nostri profitti aumentano a livelli maggiori”.
Il titolo è stato quotato in Borsa nell’agosto del 2004, al prezzo di 85 dollari per azione. Da allora ne ha fatta di strada, arrivando a valere la cifra record di 475,11 dollari a gennaio e provocando stime entusiaste quanto improbabili: ad esempio, Mark Stahlman, analista di Caris & Co, aveva previsto che il valore delle azioni sarebbe arrivato a toccare addirittura i 2mila dollari.
Il valore del titolo, però, ha cominciato a scendere da quando il gruppo ha comunicato i risultati del quarto trimestre 2005, perdendo da allora oltre il 20%. In particolare, gli investitori attendevano un utile operativo di 1,76 dollari per azione, risultato attestatosi invece a 1,54 dollari e che ha oscurato la crescita dell’82% degli utili netti e dell’86% del fatturato.
Successivamente, un’altra legnata è arrivata dalla rivista Barron’s che ha sollevato seri dubbi circa le effettive capacità di crescita del gruppo, arrivando addirittura a supporre che nel corso dell’anno il gruppo potrebbe arrivare a perdere la metà del suo valore per l’agguerrita concorrenza di Yahoo! e Microsoft nel settore della raccolta pubblicitaria.
A pesare sulla società, comunque, anche diversi altri fattori, come la diatriba col governo americano sulla richiesta di fornire informazioni sulla navigazione degli utenti, le critiche sollevate dalla decisione di censurare la versione cinese del motore di ricerca, nonché la controversia con gli editori sul progetto Google Library.
Nonostante il tonfo del titolo, però, gli analisti continuano a dare fiducia alla società: Goldman Sachs, in particolare, ha ribadito le proprie aspettative, ritenendo che il titolo può ancora arrivare a 500 dollari e l’utile per azione a 9,06 dollari.
Le dichiarazioni del direttore finanziario, ha spiegato la banca d’affari, sono state prese fuori dal contesto.
Anche JP Morgan e Piper Jaffray ribadiscono la propria fiducia nel titolo, e confermano il rating rispettivamente di ‘overweight’ e ‘outperfdrm’, ritenendo Google in grado di continuare a mantenere le stime di crescita e prevedendo un nuovo recupero dopo il meeting annuale della società, previsto per giovedì.
Secondo altri analisti, invece, Google dovrebbe innanzitutto cominciare a essere più chiara sugli obiettivi relativi agli utili e al fatturato.