Privacy: il Governo Usa respinge le motivazioni di Google e contrattacca

di Alessandra Talarico |

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Si apre un nuovo capitolo nella contrapposizione tra Google e l’amministrazione Bush.

Il Governo ha infatti respinto le motivazioni addotte dalla società di Mountain View in merito al rifiuto di adempiere alla richiesta di fornire informazioni dettagliate sulle ricerche effettuate attraverso il motore di ricerca dal 1° giugno al 31 luglio dello scorso anno, oltre a un elenco dei siti più richiesti più frequentemente, poiché i dati richiesti non violerebbero in alcun modo la privacy degli utenti.

 

Le autorità avevano richiesto questi dati per valutare l’efficacia delle normative e delle tecnologie di filtro adottate per impedire l’accesso dei minori a materiali pornografici, ma per Google il caso costituirebbe un pericoloso precedente e permetterebbe al governo di pretendere altri dati sensibili senza le adeguate motivazioni.  

La società si dice seriamente preoccupata per la circolazione in Rete di contenuti inadatti a un pubblico minorenne, ma questa apprensione “non rende la richiesta del governo accettabile o rilevante ai fini della prevenzione, in quanto i dati richiesti non dicono assolutamente niente circa l’efficacia dei filtri o delle leggi”.

Secondo Google, inoltre le ricerche via web dovrebbero essere coperte dagli alti standard di protezione garantiti per le email personali dall’Electronic Communications Privacy Act. In questo caso, il governo dovrebbe chiedere l’ordinanza di un tribunale o avvertire ogni singolo utente che le sue informazioni personali sono state rintracciate.

 

La risposta del Governo a queste motivazioni è stata ferma e decisa: in un documento di 18 pagine fornito al tribunale che sta esaminando il caso, l’amministrazione dichiara che la fornitura dei dati richiesti a Google non viola in alcun modo la privacy degli utenti, poiché le informazioni non sono assolutamente legate all’identità degli internauti coinvolti.

 

“Il governo ha chiesto queste informazioni solo per condurre uno studio dei trend Internet. Nessun utente deve temere che le proprie informazioni personali verranno violate”, si legge nel documento presentato dal governo.

 

Queste argomentazioni sono sostenute anche da Philip B. Stark, professore di statistica dell’Università di Berkeley, secondo cui il governo ha espressamente richiesto a Google di rimuovere qualsiasi informazione che permetterebbe di risalire all’identità degli utenti.

 

“Le informazioni non richiedono un esame approfondito delle ricerche, ma soltanto una lista di risultati random e la classificazione dei risultati”, ha spiegato Stark.

 

Tra l’altro, altre tre società –  Msn, AOL e Yahoo! – hanno già fatto avere al governo le stesse informazioni richieste a Google, precisando che i dati forniti non violano in alcun modo la privacy degli utenti né i loro segreti commerciali.

 

Il caso che vede contrapposto Google al governo si arricchirà sicuramente di molti nuovi capitoli, mentre già le associazioni a difesa della libertà di espressione hanno lanciato l’allarme sulle conseguenze di questo approccio delle autorità a un argomento tanto delicato come la protezione dei minori in Rete.

Sono infatti in molti a temere che il governo possa pretendere un controllo sempre più stringente sui motori di ricerca violando, di fatto, la libertà di espressione sancita dal primo Emendamento.

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