Italia
Cresce l’offerta di canali ‘all news’, ma si impoverisce il giornalismo d’inchiesta. La denuncia viene dai rappresentanti delle principali emittenti di notizie 24 ore su 24, riuniti a Torino per riflettere sulle “due velocità dell’informazione“, quella del flusso di notizie continue che giungono nelle redazioni da ogni parte del mondo e i reportage che richiedono un lungo lavoro d’indagine.
A discuterne a Casa Italia in un incontro promosso da RaiNews24 e Copeam (Associazione delle emittenti televisive del Mediterraneo) in collaborazione con Eutelsat, i rappresentanti dei canali all news dei Paesi occidentali BBC, CNN, Rainews24, Sky, e dei Paesi di lingua araba del bacino del Mediterraneo Al Jazeera, NTV, MEDI1 Sat, con Euronews e Russia Today, ultima nata in ordine di tempo ma intenzionata ad avviare quanto prima un canale in lingua araba.
“Siamo al paradosso, il flusso prevale sull’approfondimento – ha spiegato Giovanni Celsi, marketing manager RaiNews24 – A fronte di una sempre maggiore richiesta di informazione e di crescita esponenziale di tempo a disposizione, calano gli spazi per il giornalismo di approfondimento, da sempre fiore all’occhiello dell’informazione”.
Un problema, hanno sottolineato i partecipanti alla tavola rotonda, che trova spiegazione nelle minori risorse investite nei reportage, ma anche nel fatto che a fronte delle nuove tecnologie, occorre formare giornalisti in grado di coniugare abilità, competenze e utilizzo dei nuovi strumenti per offrire un prodotto di qualità.
“Il giornalismo d’inchiesta di qualità – ha osservato Jeff Nathenson, executive producer di CNN – è molto difficile da fare. Oggi abbiamo tanto tempo a disposizione, ma ci sono cambiamenti tecnologici, come la digitalizzazione, di cui non possiamo non tenere conto quando inviamo un giornalista a svolgere un reportage”.
“Ciò che conta – ha aggiunto per la BBC, Jon Williams – e offrire al pubblico qualcosa che valga la pena di essere visto. Il rischio per un canale all news è quello di avere 24 ore d’informazione a disposizione e di riempirle con il nulla per questo ci avvaliamo di un sistema parallelo, le news live e il valore aggiunto che è quello che sostiene le news”.
Il dibattito, moderato da Maurizio Torrealta (coordinatore dell’All news Group dell’EBU) e Duilius Giammaria (Rai Uno), si è poi focalizzato anche sulle polemiche generate dalle vignette satiriche dedicate al profeta Maometto, causa di violente manifestazioni in alcuni Paesi islamici. Secondo i canali dei Paesi di lingua araba non si è trattato unicamente di uno scontro tra civiltà, ma piuttosto di un problema culturale, derivante anche dal tipo di formazione dei giornalisti occidentali, i quali non sarebbero stati in grado di prevedere le conseguenze di tali pubblicazioni.
Il confronto di Torino segue l’incontro svoltosi nel febbraio 2005 a Venezia sulle notizie di guerra.
“Oggi come allora, quando c’è una radicalizzazione di posizioni – ha spiegato Alessandra Paradisi, segretaria generale di Copeam – è importante continuare a dialogare e, pur avendo letture diverse della realtà, riuscire a confrontarsi. Il nostro obiettivo è quello di istituzionalizzare questi incontri a cadenza annuale per fare il punto sulle questioni che maggiormente interessano il mondo dell’informazione”.
Al termine dell’incontro i canali si sono trovati d’accordo su due questioni: la necessità di riunirsi in maniera regolare, mantenendo la comunicazione fra operatori di diverse culture sempre aperta, così da potere intervenire tempestivamente nei momenti di maggiore crisi; la necessità di creare un codice deontologico dei canali all news che aiuti le redazioni giornalistiche nell’esposizione di temi delicati, riducendo i rischi di incomprensioni o conseguenze inaspettate in un pubblico diverso rispetto a quello a cui si rivolgono.