Europa
Barcellona – Anche TIM schiaccia il pedale del Super Umts.
Il lancio, atteso in Italia il prossimo maggio, richiederà investimenti tra i 60 e i 70 milioni di euro, per potenziare cinquemila centrali Umts con la tecnologia Hsdpa e coprire circa il 50% del territorio nazionale entro la fine dell’anno.
Lo ha annunciato l’amministratore delegato di Telecom Italia, Riccardo Ruggiero, al 3GSM World Congress, sottolineando anche che entro la primavera, appena i principali costruttori di telefonini renderanno disponibili i nuovi terminali, TIM lancerà sia la mobile Tv in tecnologia DVB-H che il nuovo apparecchio fisso-mobile, che fungerà da telefono di casa e cellulare.
I servizi basati sull’HSDPA, tecnologia che permette di accedere alla banda larga mobile con velocità fino a 4 Megabit al secondo, sono attualmente in fase di test in diverse città italiane e con la collaborazione dei maggiori costruttori mondiali: a Roma e Milano con Ericsson, a Bologna con Nokia e in Veneto con Siemens.
“E’ un salto netto”, ha commentato Ruggiero, che permetterà agli utenti italiani di entrare nell’era del “content always available”, la disponibilità ininterrotta di contenuti multimediali, indipendentemente dal terminale utilizzato.
“I clienti potranno acquistare pacchetti a prezzo fisso di video on demand, immagini di partite di calcio o trailer di film e poi decidere quando e dove vederli”, ha aggiunto Ruggiero.
TIM, dunque, non vuole perdere il treno della convergenza e sta cercando di ottimizzare le risorse e gli investimenti per realizzare apparecchi e servizi in grado di garantire la massima funzionalità e accessibilità a prescindere dalla tecnologia utilizzata.
Il nuovo telefono fisso-mobile, sulla scia di quelli già lanciati da France Télécom e BT, utilizzerà la tecnologia UMA , per consentire un passaggio senza interruzioni dalla rete fissa all’interno della propria abitazione con un collegamento in modalità WiFi alle reti Gsm e Umts se ci si sposta da dentro a fuori casa.
L’avvento della banda larga mobile è la chiave di volta per raddrizzare i profitti dell’industria, sempre più indeboliti dalla crescente competizione che ha spinto in basso l’Arpu e i margini di operatori e costruttori.
Entro il 2008, secondo Ruggiero, un telefonino su due sarà di terza generazione e questo dovrebbe portare, nei prossimi tre anni, a una crescita dei profitti tra il 4 e il 6% medio annuo.
In occasione dell’inaugurazione delle Olimpiadi invernali di Torino, TIM ha lanciato, insieme a Samsung la sperimentazione dei nuovi telefonini basati sulla tecnologia mobile WiBro (Wireless Broadband).
Si tratta di un’ulteriore evoluzione dell’UMTS in via di sperimentazione nei paesi più avanzati nelle tecnologie radiomobili (Corea, Giappone e USA), che permetterà, di trasferire dati e immagini, scaricare video, musica, film e programmi televisivi con una velocità fino a 20/30 Megabit al secondo, molto più alta rispetto a quella raggiungibile con l’UMTS.
Superata l’impasse iniziale, dunque, il 3G e le sue evoluzioni sono finalmente entrati nella fase clou del loro sviluppo, e sembrano pronte a rivoluzionare il modo in cui tutti noi comunichiamo.
I telefonini sono ormai ampiamente disponibili e le questioni tecniche – come la scarsa durata delle batterie e la copertura di rete – sono state risolte con successo, grazie a un allineamento tra operatori e costruttori.
Il successo delle tecnologie mobili di nuova generazione, però, sarà subordinato a un fattore fondamentale: la discesa dei prezzi dei cellulari.
A esprimere questo giudizio è un personaggio autorevole nel panorama della telefonia mobile mondiale, il numero uno di Vodafone, Arun Sarin.
Secondo Sarin, la differenza di prezzo tra un telefonino di seconda generazione e un 3G è di circa 50 euro, troppi per gli utenti ai quali, in fondo, poco importa di sapere a quale generazione appartiene un telefonino.
Per Sarin tuttavia, la diminuzione dei prezzi non è molto lontana a venire: “quando il WCDMA 3G arriverà in Cina e il mercato si aprirà ci sarà una notevole riduzione del prezzo degli apparecchi”.
Oltre al prezzo, ha aggiunto Sarin, c’è un’altra barriera da infrangere: quella della eccessiva complessità dei sistemi operativi, dei browser e dei sistemi di configurazione, fattori che terrebbero gli utenti, anche quelli che acquistano un cellulare 3G, lontani dai servizi.
Per cercare di avvicinare i consumatori all’accesso Web dal telefonino, Vodafone ha pensato bene di sfruttare un marchio strafamoso come Google, sinonimo di semplicità e innovazione.
L’accordo tra i due gruppi, reso noto a Barcellona, prevede l’integrazione del motore di ricerca su Vodafone live!, per fornire ai clienti UMTS la possibilità di cercare sia sul portale, sia sul web informazioni di ogni genere, ovunque si trovino e in qualsiasi momento della giornata.
Su Vodafone live!, il portale lanciato nell’ottobre 2002, è possibile guardare diversi canali televisivi, scaricare musica, e reperire un’ampia gamma di informazioni che vanno dalle ultime notizie al meteo, dai ristoranti alle farmacie, e da ora in poi offrirà anche la ricerca Google.
Novità in arrivo, da Vodafone, anche per contrastare l’avanzata massiccia del VoIP e per trarre il massimo beneficio anche dai popolari servizi di instant messaging.
“Come azienda dobbiamo confrontarci con l’avanzata del VoIP” ha detto Sarin, e questo sarà possibile accelerando al massimo lo sviluppo di tecnologie quali, appunto, l’HSDPA che, abilitando connessioni mobili ad altissima velocità, permetterà agli operatori di offrire una vastissima gamma di nuovi servizi.
Per quanto riguarda invece l’integrazione sui telefonini dei servizi di messaggistica istantanea – tipo messenger – il gruppo britannico ha già siglato accordi con Microsoft e France Télécom.
Sarin, a margine degli appuntamenti del 3GSM World Congress, è entrato anche nel merito del futuro consolidamento del mercato europeo delle tlc che potrebbe riguardare gli operatori di secondo livello dei diversi Paesi, come Bouygues Telecom in Francia, Wind in Italia e i diversi marchi di Hutchison Whampoa Limited in Europa.
Per quanto riguarda la quota del 45% posseduta nell’americana Verizon Wireless Sarin – forse ancora sotto pressione degli investitori – apre a una eventuale cessione dell’asset, molto redditizio, ma in futuro forse non più così strategico. “Teniamo aperte tutte le ipotesi”, ha concluso.