Impianti Tv centralizzati: necessari per evitare la proliferazione selvaggia di antenne e favorire la convergenza Tv-Internet

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Antenne Tv

Si riapre la questione degli impianti Tv centralizzati, quei sistemi che consentono la distribuzione del segnale televisivo (e non solo) a vari appartamenti, partendo da un’unica antenna ricettiva condominiale, e oggetto del Decreto Ministeriale dell’11 novembre 2005 “Regole tecniche relative agli impianti condominiali centralizzati d’antenna riceventi del servizio di radiodiffusione”.

 

Secondo Nello Genovese, amministratore delegato Fracarro, società specializzata nella ricezione e distribuzione dei segnali audio video dati, “Il provvedimento, e in generale l’attuale contesto normativo su questa materia, si muovono nella giusta direzione, verso lo sviluppo e la diffusione delle antenne centralizzate nei palazzi e contro la proliferazione selvaggia di antenne singole”.

Genovese ritiene che i vantaggi di un utilizzo più razionale di questi sistemi si giustificano facilmente, sia pensando al miglioramento estetico delle città, sia allo sviluppo di edifici  “intelligenti”, capaci di offrire un ventaglio più ampio di servizi all’utente: non solo la Tv, quindi, in tutte le sue forme (analogica, digitale satellitare e digitale terrestre, Pay TV…), ma anche la comunicazione multimediale, Internet, i dati informatici dovrebbero già essere facilmente fruibili in tutte le case italiane, senza dover operare nel tempo interventi alla struttura.

 

Ma per l’Ad di Fracarro, l’attuale normativa presenta delle vistose debolezze: “niente di nuovo nell’ultimo Decreto, che non ha carattere di obbligatorietà, mirando a una vaga promozione del centralizzato. Altrettanto approssimativamente si accenna al ruolo dell’impianto televisivo, che deve permettere il passaggio anche dei segnali per i servizi interattivi evoluti, lasciando solo intuire le potenzialità di questo sistema, che è già in grado di sostituire altre forme di cablatura per la comunicazione all’interno e verso l’esterno dell’edificio”.

“Manca inoltre  – continua – una politica forte di incentivo alla revisione degli impianti”.

 

Misure di sostegno si renderebbero urgenti, d’altra parte, anche in relazione all’introduzione in Italia del digitale terrestre. Sulla base dell’esperienza di Fracarro acquisita in altre nazioni (come Spagna e Inghilterra), dove questa tecnologia è partita con qualche anno di anticipo, è legittimo ritenere che circa il 30% dei nostri impianti televisivi, singoli e condominiali, non siano adeguati e che debbano essere rivisti. Una posizione più forte da parte del nostro Paese sul tema del centralizzato e su quello della revisione degli impianti potrebbe portare a  raggiungere l’obiettivo digitale terrestre (un traguardo, quello dello switch-off, che è europeo, non solo italiano) in tempi più brevi. (r.n.)

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