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TDT: il governo disponibile a un incontro chiarificatore con Sardegna e Val d’Aosta, ma respinge i termini ultimativi di Soru  

Italia


Continua a infervorarsi la polemica sul digitale terrestre dopo che il governatore della Sardegna, ex numero uno di Tiscali, Renato Soru, ha definito “ingannevole” la nuova tecnologia di trasmissione radiotelevisiva.

Soru ha chiesto al governo lo slittamento della data del 16 marzo, quando i capoluoghi di Sardegna e Val d’Aosta dovrebbero realizzare lo switch-off per abbandonare definitivamente il segnale analogico.

Saranno proprio queste due regioni quelle previste dal piano di sperimentazione che diventeranno per prime interamente all digital.

Più precisamente in Sardegna, nelle zone di Cagliari, Sassari, Oristano, Nuoro e in 257 Comuni limitrofi, e in Val d’Aosta, nelle zone di Aosta, Saint Vincent e altri 24 Comuni limitrofi, dopo il 16 Marzo 2006 la copertura del segnale televisivo sarà esclusivamente digitale terrestre. Le restanti aree di queste due regioni saranno digitalizzate solo dopo il 31 luglio 2006.

 

Le forti dichiarazioni di Soru non sono piaciute al Sottosegretario al ministero delle Comunicazioni, Paolo Romani, che prontamente ha replicato: “Il digitale terrestre non può considerarsi affatto un inganno, ma rappresenta una grande opportunità di Innovazione tecnologica che il nostro Paese sta perseguendo fin dal 2000 e che trova unanime consenso in tutta Europa”.

Romani sottolinea che la scelta della Sardegna e della Val d’Aosta è stata fatta con il consenso delle Istituzioni locali con le quali sono stati avviati dei tavoli di lavoro per l’approfondimento sul digitale terrestre.

 

Il Sottosegretario precisa che il Ministero il prossimo 20 febbraio darà inizio alla campagna di comunicazione istituzionale ed entro la fine di questo mese di febbraio saranno finanziati i progetti per i servizi interattivi di pubblica utilità, il cosiddetto tGovernment.

“Eravamo e rimaniamo – aggiunge il Sottosegretario – in attesa di un incontro definitivo chiarificatore con le due Regioni e, quindi, raccolgo l’invito del Presidente Soru, non per accettare i suoi termini ultimativi, ma per proseguire il discorso sul digitale terrestre con colloqui costruttivi”.

 

Ma Soru non è per niente d’accordo e, in occasione del convegno “Digitale terrestre: rivoluzione tecnologica o mistificazione commerciale?” che si è tenuto a Cagliari lunedì scorso, ha dichiarato senza mezzi termini: “Credo che il digitale terrestre, per come è stato gestito, sia un inganno colossale che spero il centrosinistra cancelli nei prossimi mesi“.

“Ho chiesto al sottosegretario delle Comunicazioni Paolo Romani – ha continuato – di non procedere con lo switch-off“.

“Su questa vicenda è necessario fare chiarezza, visto che l’accordo a suo tempo raggiunto è stato in gran parte disatteso, soprattutto per quello che riguarda l’interattività che doveva essere garantita e che non sono in grado assolutamente di assicurare gli attuali decoder”.

 

Ma non era proprio Soru che era apparso entusiasta del digitale terrestre lo scorso anno in occasione della Prima Conferenza Nazionale sulla Televisione Digitale Terrestre (Santa Margherita di Pula, 15-16 aprile 2005)?

Non era stato sempre Soru a firmare il Protocollo di intesa con l’allora Ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri, il presidente della Val d’Aosta Carlo Perrin e il presidente dell’associazione DGTVi, Andrea Ambrogetti?

 

“Quello che ci apprestiamo a fare – aveva allora spiegato il presidente della Regione Sardegna – è solo un passaggio tecnologico per veicolare le stesse informazioni istituzionali che oggi passano attraverso altri mezzi come la carta stampata e Internet e per migliorare i servizi della pubblica amministrazione”. Per la sperimentazione in Sardegna, il Ministero ha concesso nuove frequenze, con le quali, aveva spiegato Soru, “potremo sfruttare un tratto di banda e veicolare alcuni dati e servizi della Pubblica Amministrazione come quelli del tGovernment e delle informazioni ai cittadini accessibili finora solo sul Web”.

 

Ma adesso il governatore preferisce puntare su Internet: “Nell’isola ci sono 150 Comuni che non sono collegati alla Rete che pure si dice copra il 60% della popolazione“.

Aggiungendo, “Quando ci è stato proposto di fare da sperimentatori per il digitale terrestre, ci era stato assicurato che non si trattava solo di televisione, ma di una vera rivoluzione che avrebbe consentito di superare questo gap, avvicinando i cittadini alla Pubblica amministrazione e a tutte le possibilità offerte dai servizi interattivi. Invece, per ora, abbiamo visto che l’unica sperimentazione che funziona è quella delle carte prepagate di due piattaforme televisive”.

 

Insomma mentre l’Europa intera accelera per accorciare i tempi dello switch-off, la Sardegna rallenta, “Credo che il digitale terrestre, per come è stato gestito, sia un inganno colossale – ha detto Soru – che spero il centrosinistra cancelli nei prossimi mesi”.

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