TDT: Sardegna controtendenza. Soru chiede di bloccare lo switch-off per dare spazio a Internet, ‘150 Comuni non sono collegati al Web’

di Raffaella Natale |

Italia


Renato Soru

Controtendenza per la Sardegna. Mentre tutta l’Europa, sotto la spinta decisa della Commissione europea, accelera il passaggio al digitale terrestre, la regione di Renato Soru continua a puntare i piedi. Secondo gli obiettivi del governo, Sardegna e Val d’Aosta saranno le prime a passare alla nuova tecnologia di trasmissione radiotelevisiva diventando all digital, entro la fine del 2006, mentre i capoluoghi faranno lo switch-off il prossimo 16 marzo.

 

Questo imminente abbandono del segnale analogico ha sollevato diverse polemiche, specie da parte del governatore della Sardegna, ex numero uno di Tiscali. Proprio ieri, in occasione del convegno “Digitale terrestre: rivoluzione tecnologica o mistificazione commerciale?”, Renato Soru ha ribadito le proprie posizioni, chiedendo ufficialmente il rinvio dello spegnimento del segnale analogico.

“Credo che il digitale terrestre, per come è stato gestito, sia un inganno colossale che spero il centrosinistra cancelli nei prossimi mesi”, ha detto Soru senza mezzi termini. “Ho chiesto al sottosegretario delle Comunicazioni Paolo Romani – ha continuato – di non procedere con lo switch-off“.

“Su questa vicenda è necessario fare chiarezza, visto che l’accordo a suo tempo raggiunto è stato in gran parte disatteso, soprattutto per quello che riguarda l’interattività che doveva essere garantita e che non sono in grado assolutamente di assicurare gli attuali decoder”.

 

Il presidente della Regione ha ricordato le varie tappe della vicenda e si è soffermato, in particolare, sugli aspetti innovativi che dovevano costituire una della caratteristiche precipue della Tv digitale terrestre (TDT).

“In Sardegna nell’ultimo periodo non ho sentito nessun sindaco – ha raccontato – che si lamentava perché nel suo Comune c’era poca televisione, ma ne ho sentito tanti dire che da loro non arriva Internet, cioè, l’apertura al mondo. Nell’isola ci sono 150 Comuni che non sono collegati alla Rete che pure si dice copra il 60% della popolazione, ma è quella concentrata sui centri maggiori, come Cagliari e Sassari”.

Aggiungendo, “Quando ci è stato proposto di fare da sperimentatori per il digitale terrestre, ci era stato assicurato che non si trattava solo di televisione, ma di una vera rivoluzione che avrebbe consentito di superare questo gap, avvicinando i cittadini alla Pubblica amministrazione e a tutte le possibilità offerte dai servizi interattivi. Invece, per ora, abbiamo visto che l’unica sperimentazione che funziona è quella delle carte prepagate di due piattaforme televisive”.

 

Quanto alle frequenze, sottolinea Soru, “sarebbe giusto che se uno rinuncia alla frequenza che ha avuto gratis o quasi, la stessa dovrebbe ritornare allo Stato. Ed, eventualmente, si potrebbe fare come per la gara dell’Umts, quella che ha consentito allo Stato di incamerare le risorse che sono poi servite per gli investimenti in Innovazione che si sono fatti. E, invece, assistiamo a pochi, i soliti, che si stanno accaparrando tante frequenze”.

 

Stesse perplessità di Soru anche da parte del presidente della Commissione di Vigilanza Paolo Gentiloni, che al convengo ha auspicato una transizione più lunga per l’avvio del nuovo sistema, guardando anche a quello che sta avvenendo negli altri Paesi europei.

“La data del 2008 per lo switch-off nazionale – ha detto Gentiloni – mi sembra un discorso che va superato. E’ vero che la nuova televisione sta arrivando, ma la vecchia, quella che vedono, secondo gli ultimi dati, 23 milioni di persone, c’è ancora ed è quella che vede il 90% di questi utenti concentrati sulle reti Rai-Mediaset”.

Gentiloni ha indicato la direzione in cui dovrà muoversi il governo di centrosinistra nel caso in cui l’Ulivo dovesse vincere le prossime elezioni politiche: “Mettere uno stop al commercio delle frequenze, introdurre misure antitrust e predisporre una riorganizzazione complessiva delle frequenze, mettere e punto le regole per rafforzare i diritti dei produttori di contenuti, che in Italia sono ancora troppo deboli”.

 

“Da qui l’esigenza di un approfondimento – sollecitato anche dal coordinatore regionale della Margherita Antonello Soro – evitando che da opportunità la TDT diventi una trappola per chi come la Sardegna finirebbe per fare solo da cavia”.

Dalla FNSI, il presidente Franco Siddi, ha invitato a riflettere sulle reali esigenze e opportunità del nuovo sistema. “E sarebbe il caso – ha sottolineato – di finirla col concetto di consumatori per tornare a parlare di cittadini”.

Siddi, in particolare, ha sottolineato come sia impraticabile nella Tv pubblica anche il sistema del mantenimento del doppio segnale, analogico e digitale. “Forse questo potrà essere assicurato da Rai1 e Rai2 – ha spiegato – ma non da Rai3 e da Tgr, e questo sarebbe intollerabile”.

 

Sulla vicenda è intervenuta anche Maria Grazia Caligaris, consigliere regionale dello Sdi-Rns, che già da un po’ di tempo si sta impegnando per ottenere un rinvio del passaggio al digitale terrestre.

L’esponente socialista ribadisce che l’Isola non è pronta e lancia una doppia accusa: al governo per “l’atteggiamento autoritario” e alla Giunta regionale per il ripetuto “silenzio su un argomento” così delicato e utilizzato dall’esecutivo centrale “a scopi elettorali“. Su questa questione, ammonisce Caligaris, “la Regione deve assumere una posizione non equivoca e assumersi la responsabilità, se necessario, di dire no a una finta Innovazione che si può rivelare, invece, un danno per il sistema delle telecomunicazioni”.

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