Mondo
La pubblicazione sul quotidiano danese Jyllands-Posten, lo scorso 30 settembre, di 12 vignette satiriche ritraenti Maometto, riprodotte da diversi media europei, ha indignato le comunità musulmane nel mondo intero che considerano la rappresentazione del Profeta di per sé offensiva.
La protesta, che sta infiammando negli ultimi giorni il mondo arabo dal Medio Oriente all’Africa, non ha risparmiato neanche il web.
Sono infatti circa un migliaio i siti danesi presi di mira dagli hacker, che ne hanno modificato la home page mettendo al loro posto messaggi di protesta contro le caricature incriminate, frasi inneggianti all’Islam e immagini di bandiere danesi in fiamme.
Si tratta, spiegano gli esperti, dell’atto di pirateria politico-religiosa più intenso mai messo in atto in Danimarca sulla scia, però, di quanto già successo all’inizio della guerra in Iraq nel 2003, quando diverse centinaia di siti americani e britannici vennero attaccati allo stesso modo dagli hacker.
Ma l’escalation e l’ampiezza degli attacchi contro i siti danesi è ancora più preoccupante poichè si inserisce in un contesto così delicato come quello attuale, che vede il mondo arabo trasformato in una polveriera in cui la rabbia e la violenza contro le sedi diplomatiche occidentali non accennano a diminuire.
Gli attacchi, secondo le rilevazioni delle società di sicurezza, provengono da diversi paesi islamici – dall’Arabia Saudita alla Turchia e all’Indonesia – e gli hacker non agiscono singolarmente, ma coordinano gli attacchi per renderli più efficaci. Non si tratterebbe inoltre di hacker nel vero senso della parola ma piuttosto di ‘amatori’ e la maggior parte sarebbero già ben conosciuti.
Quello che sorprende – ha spiegato Roberto Preatoni, fondatore e amministratore di Zone-H, un gruppo che registra gli attacchi degli hacker – è la rapidità con cui le diverse comunità si sono unite e la velocità degli attacchi.
“Non si erano mai verificati così tanti attacchi a sfondo politico in così poco tempo”, ha aggiunto Preatoni. Lo scorso weekend, ad esempio, si sono registrati 273 attacchi in due giorni, mentre secondo la BBC sarebbero 1.600 i siti occidentali (esclusi quelli danesi) presi di mira.
Il problema – ha spiegato ancora Peter Krause dell’azienda danese per la sicurezza online Csis – “è stato relativamente facile da risolvere per i proprietari dei siti, sebbene molti siano stati attaccati nuovamente non appena hanno tolto le modifiche”.
Anche i siti più grandi, come quello del governo danese e del quotidiano Jyllands-Posten sono finiti sotto assedio, ma i loro sistemi di sicurezza hanno retto, evitando il blackout.
L’attacco Internet degli ultimi giorni, se vogliamo è solo un aspetto marginale di una vicenda delicata quanto pericolosa. La pubblicazione delle vignette ha avuto infatti forti ripercussioni politiche ed economiche, oltre ad aver provocato già 11 morti: gli ambasciatori musulmani sono stati richiamati per protesta, la Libia ha chiuso la propria sede diplomatica a Copenaghen,
Gli uffici di cambio in Egitto non accetteranno corone danesi o norvegesi per protesta, mentre dall’Arabia Saudita alla Mauritania è stato promosso il boicottaggio delle merci danesi e norvegesi.
Infine, ha riferito l’agenzia Afghan Islamic Press (Aip), uno dei leader dei Taleban, il mullah Dadullah, ha offerto una ricompensa pari a