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Concorrenza: la liberalizzazione procede spedita, ma per la Ue la strada è ancora lunga. L’Italia tra i Paesi più competitivi

Europa


La liberalizzazione del mercato europeo delle telecomunicazioni avanza a grandi passi, ma molto è ancora da fare.

È questo il risultato di un rapporto sul consolidamento del mercato interno delle comunicazioni elettroniche appena reso pubblico dalla Commissione europea, secondo cui l’analisi economica regolare da parte degli Stati membri e della Commissione Ue sullo stato della concorrenza, unita ai progetti nazionali di regolamentazione hanno contribuito alla liberalizzazione dei mercati.

 

La legislazione in questo settore è applicata esclusivamente a quegli operatori il cui significativo potere di mercato impedisca ai consumatori di beneficiare pienamente dei vantaggi della liberalizzazione.

Nel caso in cui, ha spiegato la Ue, l’analisi del mercato ha rilevato segni tangibili di competizione effettiva, la regolamentazione è stata alleggerita o soppressa, ma molto è ancora da fare per raggiungere una piena e concreta apertura.

 

Al 30 settembre  2005, in 16 Stati Membri non è stata riscontrata una competizione reale in uno o più dei 18 mercati definiti dalla Ue e sono stati necessari provvedimenti per rilanciare la concorrenza.

Cinque Stati membri hanno constatato una concorrenza parziale su uno o più di questi mercati e hanno imposto rimedi dove questa fosse carente.

Nove Stati membri devono ancora notificare la loro analisi dei 18 mercati, tra questi c’è anche l’Italia, che ha comunicato le informazioni riguardanti solo 9 settori.

 

Nel nostro Paese, in base ai dati finora disponibili, Bruxelles registra ‘un’efficace concorrenza’ solo per l’accesso e le chiamate che partono da reti pubbliche di telefonia mobile. Fra i settori risultati non concorrenziali ci sono la fornitura all’ingrosso di accesso a servizi a banda larga, la fornitura all’ingrosso di segmenti di linee affittate sul circuito interurbano e l’accesso alla rete telefonica pubblica in posizione determinata, per la clientela residenziale e non residenziale.

 

La situazione generale degli altri Stati membri non è comunque molto migliore: fra i grandi Paesi, quello in posizione migliore è la Germania, con due mercati concorrenziali, mentre  la Gran Bretagna ne ha uno solo, e la Francia nessuno. In testa Svezia e Finlandia, con cinque mercati concorrenziali ciascuno. Complessivamente, dei 152 mercati analizzati (su 450), 123 non erano competitivi, 19 lo erano pienamente, 10 parzialmente.

 

Resta il fatto che con più di 6 milioni di connessioni a banda larga, 1,16 milioni di linee in unbundling (+53,7% rispetto al 2004) e un numero di clienti Umts triplicati rispetto al 2004, il mercato italiano delle telecomunicazioni è uno dei più competitivi dell’Unione europea, secondo solo alla Germania.

Bruxelles sottolinea anche che il Local Loop Unbundling registri in Italia i costi più bassi dell’Unione europea, con 9,3 euro contro gli 11,2 euro della Gran Bretagna.

 

“La consultazione, la coerenza e la trasparenza in materia di regolamentazione a livello europeo aprono la strada a condizioni competitive eque nel campo delle comunicazioni elettroniche”, ha dichiarato il Commissario Ue  per i media e la società dell’informazione, Viviane Reding.

“Le aziende, in questo modo, sono certe che un insieme unico di regole è applicato in maniera simile, fattore che incoraggia gli investimenti su scala europea. I consumatori, dunque, potranno beneficiare dei vantaggi della scelta in fatto di servizi e prodotti e di tariffe concorrenziali”.

 

La Commissione indica che nel corso dei primi due anni di applicazione, i meccanismi di consultazione comunitaria in fatto di concorrenza sul mercato delle comunicazioni elettroniche hanno permesso la crescita della ‘coerenza’, soprattutto relativamente al dove e al quando sia necessario intervenire per via regolamentare.

 

Il meccanismo di consultazione comunitaria, previsto dall’art. 7 della direttiva 2002/21/CE, è al cuore del quadro regolamentare per le comunicazioni elettroniche, entrato in vigore il 23 luglio 2003.

 

Il framework europeo adotta un approccio dinamico nella misura in cui impone ai regolatori nazionali di realizzare analisi periodiche sui mercati domestici e di rimediare ai fallimenti del mercato, intesi come tariffe eccessive o rifiuto di accordare a un concorrente un equo accesso alla rete.

Le soluzioni proposte, sulla base degli strumenti messi a disposizione dal quadro normativo comunitario, sono oggetto di una consultazione su scala europea e di osservazione da parte della Commissione che può, in alcuni casi, rifiutarle.

 

Nel complesso, la valutazione sistematica e coordinata consente di orientare il processo di liberalizzazione fino a quando non siano le sole leggi della concorrenza a governare il mercato.

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