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Wi-Fi: Skype e Google investono nel primo network P2P

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Google, Skype e alcune società di venture capital hanno deciso di investire in un network di hot spot Wi-Fi user-run – Fon – che sperano di trasformare nella maggiore rete Wi-Fi del mondo.

 

In un primo round di finanziamenti, i due big di Internet, Index Ventures e Sequoia Capital, hanno messo sul piatto 18 milioni di euro per incrementare la schiera di gli utenti del servizio, noti anche ‘foneros‘.

 

I foneros, in pratica, scaricano il software Fon che trasforma la loro rete Wi-Fi di casa in un hotspot a cui chiunque nelle vicinanze si può connettere gratuitamente.

 

Fon è un’invenzione di Martin Varsavsky, già fondatore di Ya.com e Jazztel, rispettivamente la seconda maggiore web company spagnola e la seconda società per grandezza tra quelle quotate in Spagna.

 

Il servizio è partito a novembre e, in due mesi, ha registrato 3 mila utenti in 53 paesi. La società che gestisce il sistema afferma che il servizio cresce più velocemente di quello di T-Mobile, che ha posto 24 mila hotspot in 4 anni.

 

“E’ una tecnologia dirompente e si diffonderà presto a livello globale, come Skype”, ha spiegato Danny Rimer di Index Ventures.

“E’ un altro esempio di una compagnia incredibilmente innovativa sfornata in Europa”.

 

Diventare un fonero è abbastanza semplice: tutto quello che bisogna fare è registrarsi sul sito e scaricare il software Fon nel proprio router Wi-Fi.

 

Gli utenti si suddividono in tre categorie: Linus (chi condivide la sua rete in cambio dell’accesso gratuito a tutti gli hotspot disponibili), Bill (gli utenti che preferiscono applicare una tariffa minima) e infine gli Alien (gli utenti che pagano per connettersi).

Appena installato il software, il router identifica il segnale Fon e si connette a tutti gli access point sulla mappa di copertura.

 

Fon vuole dunque essere l’incarnazione wireless della tecnologia peer-to-peer resa popolare da Napster.

 

Come risulta evidente già dal nome, il servizio permette la condivisione della connessione non solo ai laptop, ma anche ai telefonini e a ogni dispositivo dotato di connettività wireless, sempre che il sistema non dovrà scontrarsi con eventuali azioni legali delle major o delle società televisive che vorrebbero proibire definitivamente la condivisione dell’accesso.

 

“E’ un’invenzione strabiliante, proprio come lo era Napster, con tutto ciò che questo comporta”, ha spiegato l’analista Ovum Roger Entner.

 

Varsavsky ha spiegato che la sua strategia mira a raggiungere accordi con gli ISP che vogliono allargare il loro pubblico e a questo scopo ha siglato già un accordo con GlocoNet, secondo ISP svedese e con Speakeasy, fornitore di accesso di Seattle.

 

Prima di diventare un fonero e di poter ‘donare’ la propria capacità, bisogna infatti essere clienti di un ISP e “chi non dona non è un fonero”, ha spiegato Varsavsky.

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