Un americano contro Apple: l’iPod farebbe diventare sordi in soli 28 secondi

di Raffaella Natale |

Stati Uniti


iPod

Il tanto agognato iPod, ormai un oggetto cult tra giovani e meno giovani, potrebbe far diventare sordi. O perlomeno è quanto asserisce un uomo della Lousiana, John Kiel Patterson, che ha fatto causa alla società di Steve Jobs, la Apple, chiedendo un risarcimento per potenziali danni all’udito provocati dal piccolo lettore digitale, e per ottenere miglioramenti tecnologici.

 

Nel ricorso, presentato dinnanzi alla Corte distrettuale di San Jose, la capitale della Silicon Valley in California, Steve Barman, l’avvocato di Patterson, sostiene che l’iPod è in grado di emettere suoni di una intensità fino a 115 decibel, che possono danneggiare l’udito di una persona che ascolta musica ad alto volume in solo 28 secondi. A titolo esemplificativo il tipico rumore di una sega elettrica raggiunge i 110 decibel e quello di un martello pneumatico i 120 decibel.

Secondo Patterson, che mira a una class action per coinvolgere tutti i consumatori che si ritengono lesi, i lettori digitali “presentano difetti nella loro concezione e non sono muniti di avvertimenti abbastanza espliciti sui rischi di perdere l’udito”.

 

Questo rischio in realtà era stato segnalato già da alcuni esperti americani alcune settimane fa, quando era stato pubblicato l’avvertimento che l’iPod, se ascoltato ad alto volume, avrebbe potuto creare danni all’udito.

In ogni caso, degli esperti hanno dichiarato al Seattle Post-Intelligencer che anche se il lettore è il più popolare sul mercato, dal suo lancio nel 2001, ne sono stati venduti 42 milioni in tutto il mondo, ma il pericolo per l’udito degli ascoltatori non è il più elevato. 

Secondo Deanna Meinke, specialista in audiologia e foniatria presso l’University of Northern Colorado, “il rischio esiste, ma sta nelle mani degli utenti, perché solo loro a regolare il volume del proprio lettore“.

 

La Apple del resto segnala nella confezione degli iPod che il lettore “può provocare perdite permanenti della qualità dell’udito se auricolari o cuffie vengono usati a volume elevato”. Ma secondo il querelante, gli avvertimento non sono sufficientemente chiari e non fanno intendere la gravità dei rischi.

Anzi Apple, dice Patterson, inciterebbe a portare il volume al massimo con annunci pubblicitari come “crank up the tunes” e “bring in the noise”.

 

In ogni caso, i lettori venduti in alcuni Paesi europei, tra cui la Francia, hanno un volume massimo equivalente a 100 decibel, mentre, come accusa John Patterson, la Apple non ha apportato le stesse modifiche di garanzia anche a quelli venduti sul mercato statunitense.

 

Fatto curioso, l’uomo non ha all’udito alcun problema visibile nonostante abbia un iPod dal 2005, ma si dice preoccupato dei rischi che il lettore potrebbe cagionare alla collettività. Per questo chiede alla Apple di migliorare il player multimediale con soluzioni hardware e software più sicure e risarcire i danni prodotti per un ammontare imprecisato. 

Come spiega Barman, Patterson “Ha comprato un prodotto che non è sicuro, così come viene venduto sul mercato. Ha pagato per un dispositivo che è difettoso, e la legge in questo senso è piuttosto chiara. Se qualcuno ti vende un oggetto difettoso ha l’obbligo di ripararlo”.

 

L’azienda di Cupertino non ha voluto rilasciare commenti sulla vicenda, ricordando che non fa dichiarazioni in merito a faccende su cui è stato aperto un procedimento giudiziario.

Leggi le altre notizie sull’home page di Key4biz

Key4Biz

Quotidiano online sulla digital economy e la cultura del futuro

Direttore: Luigi Garofalo

© 2002-2024 - Registrazione n. 121/2002. Tribunale di Lamezia Terme - ROC n. 26714 del 5 ottobre 2016

Editore Supercom - P. Iva 02681090425

Alcune delle foto presenti su Key4biz.it potrebbero essere state prese da Internet e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, lo possono segnalare alla redazione inviando una email a redazione@key4biz.it che provvederà prontamente alla rimozione delle immagini utilizzate.

Netalia