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Tlc e solidarietà: le immagini scattate dal telefonino al centro di un nuovo progetto umanitario

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Il cantante Peter Gabriel è noto per il suo impegno politico, trasmesso, ad esempio, con brani come Biko, tributo a un uomo – attivista contro l’apartheid in Sudafrica morto in carcere nel 1977 – a una razza e al tempo stesso atto di accusa verso l’intera umanità.

  

Gabriel continua a fare musica – suonerà anche alle Olimpiadi invernali di Torino – ma si sta anche dedicando a diverse iniziative in difesa dei diritti umani.

  

Una di queste è Witness, un’organizzazione di Brooklyn che il cantante ha contribuito a fondare nel 1992 e che si occupa della formazione degli attivisti all’uso delle videocamere per documentare eventuali abusi.

  

Nel corso del Forum economico di Davos, Gabriel e il regista di documentari Gillian Caldwell hanno cercato di raccogliere il supporto delle grandi aziende per un nuovo progetto: un sito Web che raccolga immagini relative alle violazioni dei diritti umani scattate per mezzo delle sempre più numerose fotocamere dei telefonini.

  

Gabriel ha spiegato che la voglia di battersi per i diritti umani è cresciuta dopo aver incontrato diverse persone che avevano subito torture e abusi, e tutte si lamentavano che le loro storie erano state subito dimenticate, quando non ignorate o addirittura negate.

  

 

“Se ci fossero foto o video, invece, sarebbe molto più difficile se non impossibile dimenticare”, ha spiegato Gabriel.

  

In un certo senso, Witness è cresciuta grazie alle innovazioni tecnologiche, che hanno permesso la diffusione di massa delle videocamere digitali.

  

Ora, aggiunge Gabriel, “sono arrivate ulteriori innovazioni. I telefonini in grado di scattare foto e girare video sono economici e diffusissimi ed è un’opportunità meravigliosa”.

  

Lo scopo del progetto, o meglio il sogno, è quello di creare un portale come Google Earth dal quale sorvolare la terra e “rintracciare le storie di abusi e violenze dovunque accadono”. In questo modo chiunque potrà avere accesso alle informazioni senza filtri e censure.

  

Secondo Gabriel, è in atto una trasformazione culturale, trainata dalla sempre maggiore comprensione del potere sociale apportato dalla rivoluzione digitale.

“Penso che sia il momento giusto”, ha quindi aggiunto, anche alla luce delle diverse iniziative con cui i media tradizionali stanno cercando di capitalizzare le risorse generate dal cosiddetto ‘citizen journalism’, il giornalismo fatto dai cittadini.

  

Manifestazioni di interesse verso il progetto di Gabriel e Caldwell sono arrivate proprio dai media tradizionali, come  la BBC, CNN e Reuters, ma anche da web company come Yahoo!.

Un interesse generato soprattutto dalla ristrettezza dei budget di molte emittenti, che non hanno più la possibilità di avere inviati in tutto il mondo.

“Siamo in una buona posizione – ha dunque spiegato Caldwell – per fornire contenuti estremamente potenti e autentici e abbiamo già iniziato a costruire un grande archivio fotografico, con la speranza di riempirlo anche di video”.

  

Tra gli altri documenti, un film che denuncia la condizione di centinaia di migliaia di Senegalesi dilaniati dalle mine antiuomo e lasciati senza il supporto medico e psicologico di cui avrebbero diritto.

“E’ quello che definiamo ‘media tattico’: siamo ovviamente interessati alla diffusione sui grandi media, ma l’uso più influente per i video che stiamo producendo è quello di farli arrivare sugli schermi anche prima che i grandi decision maker decidano se sia il caso o no”.

  

Come conseguenza di queste politiche, ha concluso Caldwell, “i senegalesi possono ora contare su due importanti garanzie relative allo sviluppo di micro imprese e alla creazione di un nuovo reparto specializzato nella costruzione di protesi”.

 

  

Tra le altre aziende che hanno offerto il loro sostegno alla creazione del sito – che dovrebbe essere implementato entro quest’anno – Salesforce.com e l’ISP Akamai.

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