Italia
I profili di tali problemi, che emergono, con massima insistenza, sono sostanzialmente tre:
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le modalità di concessione delle licenze e a chi intenda servirsi del sistema digitale per la divulgazione delle opere intellettuali;
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il processo di esazione dei relativi proventi, da scegliersi e da applicarsi in modo che si garantisca agli autori il massimo profitto economico;
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il ruolo delle società di collecting, sia rispetto alla concessione delle licenze, sia riguardo alla esazione dei proventi.
Circa il terzo profilo, io sono convinto, senza alcuna esitazione, che il ruolo delle società di collecting sia, oggi più che mai, assolutamente insostituibile.
Queste società sono state create dagli autori non solo per controllare lo sfruttamento delle loro opere e raggiungere il maggior numero possibile di utilizzazioni, ma anche per negoziare da posizioni di forza, o quanto meno in modo equilibrato, le condizioni di licenza e i compensi dovuti dagli utilizzatori: ciò nella convinzione che, per una larga parte del mercato dei contenuti protetti dal diritto d’autore, il potere negoziale del singolo non è tale da ottenere un compenso commisurato al valore commerciale dell’opera.
Le società di autori consentono anche ai creatori di conservare il diritto esclusivo sulle loro opere e di resistere alla tentazione di svenderle al primo utilizzatore: è soprattutto grazie a esse che gli autori con scarso potere contrattuale o che lavorano in mercati di nicchia possono gestire in modo efficace i loro diritti e mantenerne intatto il controllo, conservando anche la possibilità di sottrarre le loro opere alla gestione collettiva.
Tali società sono dunque necessarie agli aventi diritto anche in ambiente digitale, perché creano valore: gli autori, che vogliono essere remunerati, secondo il loro talento e il loro lavoro, lo sanno perfettamente e continuano a servirsi delle loro prestazioni.
Cito i principali vantaggi della gestione collettiva, così come sono stati enunciati da un importante operatore internazionale nel corso di un recente incontro pubblico:
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semplificazione delle procedure di accesso al repertorio, senza necessità di dover contattare tutti i singoli aventi diritto;
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contenimento dei costi di transazione;
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accesso alle opere a condizioni non discriminatorie, nel rispetto del principio della parità di trattamento a parità di condizioni obiettive;
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possibilità per i nuovi entranti di superare le barriere all’ingresso, all’atto del lancio legale di servizi innovativi;
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certezza del diritto, trasparenza e uniformità delle condizioni, tranquillità nello sfruttamento del repertorio;
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possibilità di un rapido ingresso legale nei mercati esteri;
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ostacolo alle iniziative illegali, la cui concorrenza rischia di compromettere il successo dei servizi legali.
E’ significativo il fatto che
A fronte di queste realtà non sembrano ancora risolutivi i sistemi di Digital Rights Management (DRM), che promettono di sostituire le società di gestione collettiva con il controllo tecnologico e sembrano favorire un ritorno alla gestione individuale, che tuttavia non sarebbe necessariamente effettuata dall’autore, ma sarebbe più probabilmente affidata a un suo avente causa.
Si tratta di una suggestiva soluzione, tutta orientata al mercato, che al di là dei problemi di tenuta tecnologica delle misure di protezione, presenta serie criticità di ordine normativo e pratico.
Oltre tutto, come ho già ricordato, la negoziazione dei compensi costituisce il principale compito delle società di autori, e i sistemi di Digital Rights Management non potrebbero certo migliorare il debole potere contrattuale degli autori nei confronti dei grandi conglomerati mediatici.
Va anche osservato che i sistemi di DRM sono del tutto neutri per quel che riguarda il loro utilizzo e non è affatto escluso, anzi avviene già in alcune realtà, che le società di gestione collettiva si servano di queste tecnologie per migliorare la loro efficienza e fornire migliori servizi ai loro membri.
Se è eccessivo pensare che i sistemi di Digital Rights Management rendano obsolete le società degli autori, è indubbio che esse debbano riorganizzarsi per restare competitive, secondo logiche di efficienza che non creino barriere all’ingresso sul mercato degli autori marginali.
Esse devono continuare a dare valore aggiunto ai loro membri, a salvaguardarne il reddito, esplorando modalità di licenza coerenti con i modelli commerciali emergenti ed evitando i farraginosi meccanismi che creano difficoltà operative agli utilizzatori, senza alcun beneficio concreto per i titolari dei diritti.
Le società di autori hanno già cominciato a lavorare nei nuovi scenari, adattandosi all’ambiente digitale, senza timori e senza complessi: alcune di esse sono al lavoro per creare uno standard da mettere a disposizione degli utilizzatori e hanno realizzato attraverso una controllata,
È stato rilevato da più parti che il principale problema per lo sviluppo del mercato, accanto alle difficoltà di accesso alle licenze, è costituito dall’incompatibilità dei vari sistemi di DRM, che cresce con la moltiplicazione dei media digitali.
Non possiamo dimenticare che lo sviluppo di questi sistemi non può prescindere dall’accettazione del mercato e che la mancanza di interoperabilità costituisce un inconveniente molto serio per i consumatori.
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