Italia
Per la seconda volta in pochi giorni, torna alla ribalta il presunto coinvolgimento di Telecom Italia in vicende legate a intercettazioni telefoniche illecite.
A montare la polemica, ancora una volta, il quotidiano La Repubblica che, secondo Telecom, continua a riportare notizie “denigratorie senza neppure dare conto di quanto più volte dichiarato ufficialmente dalla società”.
Appena pochi giorni fa, infatti, il gruppo aveva ribadito la sua estraneità al progetto Super Amanda, spiegando che le sue attività di intercettazione telefonica o di ascolto si limitano a quanto stabilito dalle norme vigenti, quindi avvengono su diretto input dell’Autorità Giudiziaria.
Dopo l’articolo “Unipol, due piste per le talpe”, La Repubblica torna sull’argomento, presupponendo, in Telecom, l’esistenza di un luogo “dove si effettuano tutte le intercettazioni telefoniche del Paese, utilizzandole secondo necessità assolutamente estranee a ragioni istituzionali”.
L’esistenza di una tale struttura, risponde Telecom, è un fatto “completamente destituito di fondamento”, poiché il Gruppo “non ha mai effettuato attività connesse alle intercettazioni telefoniche operando al di fuori delle regole”.
Come già ribadito diverse volte in passato, Telecom Italia, “ha sempre fornito la massima collaborazione all’Autorità Giudiziaria, consegnando tutto quanto dalla medesima richiesto e operando, attraverso apposite strutture tecniche, nel rispetto della legge e degli ordini dell’Autorità, e dunque conformando sempre il proprio comportamento alla massima trasparenza e rispetto istituzionale”.
La collaborazione di Telecom si limita infatti all’instradamento delle chiamate verso i dispositivi di ascolto di proprietà dell’Autorità stessa o di Società che operano per conto di quest’ultima sotto la diretta responsabilità delle Procure.
“Di tali apparati tecnici Telecom Italia non dispone e pertanto non può in alcun modo effettuare le attività descritte nell’articolo”.
Quanto alla presunta inchiesta in corso nei confronti di Super Amanda e di Telecom Italia, il gruppo precisa di non esserne mai stata informata, ribadendo l’inesistenza di tali attività e strutture.
“Le voci non trovano nella realtà alcun fondamento e sono dunque gravemente lesive della reputazione dell’azienda”.
La società, alla luce della continuata diffusione di “notizie false e gravemente lesive della propria immagine”, fa dunque sapere di essere pronta a tutelarsi “in ogni sede opportuna”.