Italia
Telecom Italia torna a smentire l’esistenza di ‘Super Amanda‘, un apparato di intercettazione tornato agli onori delle cronache in seguito alla pubblicazione su La Repubblica dell’articolo “Unipol, due piste per le talpe”.
Secondo molte fonti, Telecom Italia avrebbe messo a punto il sistema di intercettazione telefonica ed elettronica, ponendolo commercialmente a disposizione di tutte le Procure della Repubblica Italiana, ma già ad agosto era stato spiegato che il cosiddetto progetto Amanda, “non è mai stato sviluppato dal Gruppo Telecom Italia. Non può dunque, neanche indirettamente, essere adombrato che il Gruppo Telecom Italia abbia effettuato, al di là di quanto stabilito dalle norme vigenti (e quindi agendo esclusivamente su diretto input dell’Autorità Giudiziaria), attività di intercettazione telefonica o di ascolto”.
Stamani, una nuova smentita. In una nota, Telecom spiega nuovamente che il suo ruolo di collaborazione con l’Autorità si limita “all’instradamento delle chiamate verso dispositivi di ascolto di proprietà dell’Autorità stessa o di società che operano per conto di quest’ultima sotto la diretta responsabilità delle Procure”.
Questi dispositivi non sono gestiti da Telecom che, di conseguenza, non può in alcun modo “effettuare le attività ipotizzate nell’articolo pubblicato sul quotidiano La Repubblica”.
Inoltre il Gruppo Telecom Italia, continua la nota, “ha sempre fornito la massima collaborazione all’Autorita’ Giudiziaria, consegnando tutto quanto dalla medesima richiesto e operando, attraverso apposite strutture tecniche, nel rispetto della legge e degli ordini dell’Autorita’, e dunque conformando sempre il proprio comportamento alla massima trasparenza e rispetto istituzionale”.
Telecom Italia, come già fatto lo scorso 2 agosto
Quanto all’affermazione contenuta nell’articolo di Repubblica, secondo cui “Super Amanda è oggetto da tempo di un’inchiesta”, Telecom Italia, nel precisare di non essere mai stata a tutt’oggi informata di indagini in materia, ribadisce che attività e strutture quali quelle riferite a “Super Amanda” non sono mai esistite. Le voci, a suo tempo in proposito diffuse e oggi riprese, non trovano nella realtà alcun fondamento e sono dunque gravemente lesive della reputazione dell’azienda.
Il gruppo auspica che anche su questo aspetto l’Autorità Giudiziaria faccia quanto prima la dovuta chiarezza, certa dell’operato della Magistratura.
Secondo i dati forniti dal Garante Privacy, il record nella raccolta dei dati sugli italiani è detenuto dalle compagnie telefoniche che custodiscono 600 miliardi di informazioni sugli utenti.
Ricorda però l’Autorità che i gestori non vengono a conoscenza dei contenuti delle intercettazioni, limitandosi a duplicare la linea di comunicazione dell’indagato e instradando la linea duplicata verso il Centro intercettazioni telefoniche indicato dall’autorità giudiziaria.
Pur tuttavia, i gestori raccolgono, selezionano, elaborano e utilizzano una notevole quantità di dati personali riferibili agli indagati e ai terzi con i quali questi comunicano. Si tratta di dati personali riservati e particolarmente delicati che riguardano l’identità dei soggetti sottoposti ad intercettazione, l’arco temporale di svolgimento dell’intercettazione ai dati di traffico telefonico o telematico (data, ora, numero chiamato e durata della comunicazione).
In alcuni casi, tali dati sono integrati da informazioni aggiuntive relative alle chiamate entranti, ai tentativi di chiamata e ai dati di localizzazione geografica dell’utenza intercettata.
Gli ulteriori servizi svolti dai gestori a supporto dell’attività investigativa possono riguardare anche aspetti diversi dalle intercettazioni e comprendono anche interrogazioni anagrafiche, localizzazione dell’utenza, tracciamento e sospensione dei servizi agli utenti, documentazione del traffico storico.
A differenza di quanto avviene con le conservazioni telefoniche intercettate, i gestori hanno anche la possibilità di conoscere le informazioni derivanti dall’attivazione di questi servizi, in quanto sono essi stessi ad estrarre i dati, a selezionarli secondo i criteri richieste dall’autorità giudiziaria e ad organizzarli in tabulati.
I servizi sms e mms sono compresi nell’attività di intercettazione.
Dagli accertamenti effettuati dall’Autorità non emergono profili di illegalità nel trattamento dei dati personali. Tuttavia, è risultato necessario incrementare sotto vari profili il livello di sicurezza riguardo ad alcune criticità. Inoltre, l’interscambio di informazioni con l’autorità giudiziaria deve avvenire evitando canali non affidabili e con modalità che garantiscano maggiormente la riservatezza delle informazioni.
Alla fine di dicembre, l’Autorità Garante ha, dunque, prescritto ai gestori di adottare alcuni accorgimenti e misure ulteriori rispetto a quelle già adottate. Le misure riguardano gli aspetti organizzativi, la sicurezza dei flussi informativi con l’autorità giudiziaria, la protezione dei dati trattati a scopo di giustizia.
I gestori telefonici avranno 180 giorni per adeguarsi alle prescrizioni del Garante. Questo termine tiene in debito conto anche la necessità che l’evoluzione e l’aggiornamento tecnologico in corso negli uffici giudiziaria avvengano secondo modalità coerenti con le prescrizioni indicate.