Italia
Presentato stamani a Roma il documento “10 punti per l’Italia digitale“. I 10 punti essenziali e fondamentali che i Democratici di Sinistra propongono per il programma di governo dell’Unione e che riguarda gli aspetti della rivoluzione determinata dalla diffusione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione.
Il documento è stato introdotto da Beatrice Magnolfi, che ha spiegato alla vasta platea che l’obiettivo dei Ds è di proporre “un piano per usare l’ICT come strumento di sviluppo”, vista la ricaduta dell’innovazione digitale su alcuni settori della Pubblica Amministrazione, della scuola, e la competitività delle imprese.
” Le tecnologie ICT – ha spiegato la Magnolfi – sono, infatti, il fattore abilitante per introdurre innovazione in molti settori e per un Paese che deve ripartire, l’ICT è un volano indispensabile e ogni ulteriore ritardo è una drammatica retrocessione. Le tecnologie ICT producono un’ onda di cambiamento che investe un nuovo modello di società. La rivoluzione digitale non riguarda solo gli aspetti di tecnologie, ma chiama in causa direttamente la politica”.
Una nota critica è stata espressa sulla posizione dell’Italia e sull’operato del governo Berlusconi: “Siamo i primi al mondo per l’uso di telefonini, tra l’altro prodotti da altri, e per lo scaricamento di suonerie, ma siamo anche l’unico Paese industrializzato dove l’IT è in calo, per di più con una mappa geografica interna molto differenziata, con una spesa pro capite italiana che va dai 550 euro di Torino ai 154 di Reggio Calabria, con il risultato di molte Italie. (…) I fallimenti della destra dimostrano che la spinta del mercato non basta, perchè non si può promuovere l’Economia della Rete senza promuovere
“La costruzione di un’Italia digitale è un progetto complesso e i 10 punti indicati nel documento dei DS rappresentano solo una parte del Cantiere in programma“, ha precisato la Magnolfi:
1. Cultura e capitale umano: il sapere digitale
La rivoluzione digitale può produrre un vero rinnovamento solo se è accompagnata dallo sviluppo del capitale umano e il ruolo del sistema formativo risulta fondamentale. E’ pertanto necessario coinvolgere gli insegnati, incentivare la ricerca e la produzione di contenuti digitali per l’insegnamento e l’apprendimento.
L’Italia deve poi colmare il proprio deficit di competenze professionale e soprattutto di fronte ai Paesi emergenti come l’India e
2. Le infrastrutture
L’Italia presenta ancora una scarsa copertura territoriale della banda larga, che nel nostro Paese è ancora una rete con troppe carenze che rende indispensabile un nuovo Piano nazionale delle infrastrutture digitali
3. L’eGovernment per la semplificazione
4. L’eGovernment per la trasparenza e il controllo della spesa pubblica
5. L’eGovernment per l’accesso ai servizi
L’eGovernment è trattato in ben 3 punti del documento perché deve essere ulteriormente sostenuto, sia come fattore di semplificazione amministrativa, sia come garanzia di trasparenza e di controllo della spesa che sono requisiti essenziali alla competitività del Paese, sia per affermare un nuovo rapporto fra Pubblica Amministrazione e cittadini.
6. Politiche industriali: le PMI e l’industria del software
Occorre risolvere il problema dell’analfabetismo digitale che è ancora un fattore di declino del sistema delle PMI manifatturiere italiane e favorire la crescita di un’industria italiana del software e uscire così dal rischio di una “colonizzazione tecnologica”, visto che l’Italia è un Paese che consuma tecnologie prodotte da altri.
7. Politiche territoriali: l’ICT per lo sviluppo del Mezzogiorno
Il Mezzogiorno deve essere una priorità anche per le politiche dell’innovazione ICT, che possono diventare uno dei punti di forza per lo sviluppo.
8. La convergenza digitale: uscire dal conflitto di interessi
La convergenza dei nuovi media deve tener conto di tutte le piattaforme digitali e non limitarsi alla sola TDT.
9. L’Open Source: una scelta a favore dello sviluppo e del capitale umano
L’Italia deve dare un contributo più significativo al dibattito internazionale a sostegno della brevettabilità del software.
10. Chi governa l’innovazione: un nuovo assetto istituzionale
L’innovazione deve essere governata da una regia complessiva e ben coordinata anche grazie ad un Federalismo digitale che valorizzi il sistema delle autonomie. E’ necessaria la cooperazione paritetica tra Stato, Regioni ed Enti Locali, ma occorre tener conto di tutti gli attori coinvolti: non si può governare la rete senza assumere il modello di lavoro della rete.
Illustrati i 10 punti, la Magnolfi ha aggiunto che in Italia “Non bastano interventi per stimolare il consumo, perché essere cittadini digitali non vuol dire essere consumatori digitali ed è importante affermare che l’innovazione ICT rappresenta un grande asset orizzontale per il governo del Paese, un nuovo modello di sviluppo e un salto nel futuro che l’Italia non può attendere”.
Sono poi intervenuti altri esponenti dei DS, come Cesare De Piccoli che ha dichiarato che il lavoro da fare è “interrogarsi sui punti di crisi e sulle potenzialità dell’Italia e la svolta deve avvenire dalla politica e dalle stesse imprese, che hanno a volte problemi di struttura generazionale”.
“Una rivoluzione mentale del ceto politico per coniugare i temi culturali della democrazia con i temi dell’innovazione, che non sono in aggiunta alla politica, ma che sono la politica stessa” è la tesi di Vincenzo Vita, secondo cui l’Italia deve “rilanciare il digitale che è stato impropriamente coniugato con
“Quale può essere il compito della politica e quindi del pubblico che non può di certo diventare una società di servizi?” Questa la domanda che ha posto Pierluigi Bersani, secondo il quale “occorrerebbe cominciare a rispondere partendo dal cuore del problema, che è la poca produzione e il livello basso di produttività dell’Italia rispetto all’Europa. Occorrerebbe quindi associare le realtà produttive, che spesso sono realtà troppo piccole per poter sfruttare al meglio le potenzialità dei servizi innovativi, e poi avvicinarle alla tecnologia: l’innovazione non è altro che il mixer tra tecnologia e impresa”. E’ opportuno coinvolgere tutti i soggetti interessati per individuare i bisogni e gli obiettivi. In conclusione “è necessario essere selettivi per selezionare ciò che serve e concentrarsi solo su quello”.
E’ importante che i DS illustrino il loro programma per l’innovazione tecnologica, ha sottolineato Alberto Tripi, Presidente di Federcomin, ma “la cosa importante è che le promesse fatte devono essere mantenute e la maggioranza del nuovo Governo dovrà impegnarsi a mantenere le promesse. Le associazioni imprenditoriali come Federcomin avranno il compito di essere vicino al Governo per verificare la rispondenza ai programmi“.