Morte dell’Auditel? Indetto un Tavolo permanente che apra la via alla riforma di un sistema che fa acqua da tutte le parti

di Raffaella Natale |

Italia


Auditel

Auditel, sistema inaffidabile, distorsivo e fuorviante? Sicuramente un argomento di grande dibattito che sta coinvolgendo le istituzioni e i player del settore, che proprio oggi si sono ritrovati alla presentazione del libro “La favola dell’Auditel. Parte seconda: fuga dalla prigione di vetro” di Roberta Gisotti.

Un lavoro, quello della Gisotti, che ha spinto l’Auditel stessa a dedicargli uno spazio sulla propria home page per difendersi dalle accuse che l’autrice ha fatto a questo sistema.

 

Nel suo intervento di oggi, Nicola D’Angelo, Commissario dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, ha sottolineato che l’Auditel è stato implementato senza regole e ha voluto evidenziare che l’Autorità cercherà di contribuire a risolvere le problematiche legate all’attuale sistema e già nel mese di ottobre ha stipulato una convenzione con l’Istat per verificarne l’efficacia.

Per risolvere il problema dell’affidabilità e dell’uso dell’Auditel, ha affermato Giuseppe Giulietti, Deputato DS e membro della Commissione di Vigilanza, occorre “ristabilire la centralità dell’Antitrust per far fronte agli accordi di cartello” dando la possibilità di applicare le sanzioni, dare voce ai cittadini ed effettuare le rilevazioni su tutte le piattaforme televisive alternative alla televisione analogica che si stanno sempre più affermando.

Sergio Bellucci, Responsabile del Dipartimento Comunicazione e Innovazione di Rifondazione Comunista, ha sostenuto che il sistema dell’Auditel è diventato negli anni uno strumento a servizio del mercato. Occorre, quindi, ha dichiarato Bellucci, un intervento della politica perché “la comunicazione è un bene comune, non di mercato“.

  

La decisione, al termine dell’incontro, è stata quella di dare vita fin da oggi ad un Tavolo permanente sulla questione Auditel, che raccolga tutte le istanze della società civile, che già da molti anni si sono espresse criticamente nei confronti dell’Auditel, chiedendone l’abolizione a frutto di un sistema di rilevamento degli ascolti televisivi veritiero e trasparente in termini di indici di quantità, ma anche di qualità percepita e di qualità oggettiva.
Il nuovo Tavolo permanente sulla questione Auditel avrà sede presso le associazioni dei consumatori Adusbef e Federconsumatori e chiederà immediata udienza all’Autorità per le comunicazioni, in vista della prossima delibera di riforma dell’Auditel.

  

Ma cerchiamo di capire meglio cos’è l’Auditel. Dal punto di vista legale si tratta di una società suddivisa in parti uguali tra la Rai (33%), l’emittenza privata (33%) e gli Utenti della pubblicità e i Centri media (33%), oltre ad 1% della Federazione editori giornali (Fieg).

Applicando una metodologia statistica, l’Auditel ha individuato un panel, cioè un vasto gruppo di famiglie, selezionate per costituire una specie di “condensato” dell’intera popolazione (tutti gli italiani sopra i 4 anni di età, fonte ISTAT) capace di rappresentare le diverse caratteristiche geografiche, demografiche, socioculturali.

Un preciso apparecchio elettronico, il meter, rileva poi automaticamente ogni giorno, minuto per minuto, l’ascolto di tutti i canali di qualunque televisore che sia in funzione nell’abitazione campione.

  

Non è d’accordo la Gisotti che spiega che l’Auditel registra con certezza solo apparecchi accesi e spesso confonde perfino i canali sintonizzati. “Si serve di un campione di circa 5 mila famiglie, la cui lista è rimasta segreta perfino alle autorità dello Stato; né sono state rivelate le 10/12 mila famiglie che dovrebbero essere già uscite dalla ricerca, circa 30 mila persone che in 19 anni mai hanno approfittato dell’opportunità di venire alla ribalta sui media. E’ un campione di consumatori e non di cittadini-utenti, che rappresenta solo il 10% della popolazione, perché su 10 famiglie contattate solo 1 accetta di porre il meter sul proprio televisore, e nulla sappiamo del restante 90% che rifiuta di essere campionato, e di cui ignoriamo – secondo la scienza statistica – le scelte di ascolto”.

  

Per l’autrice del libro, “l’Auditel è il frutto di un ‘malaugurato’ patto stretto tra la Rai , l’allora Fininvest e l’Upa, la società che rappresenta gli utenti della pubblicità. Un patto che ha sancito il duopolio televisivo e l’ha reso inattaccabile (…) impedendo lo sviluppo dell’emittenza locale, privata dei necessari finanziamenti pubblicitari, assorbiti per circa il 97% da Rai e Mediaset, che in base ai dati Auditel raccolgono il 90% e più dell’audience totale”.

 

La situazione è apparsa talmente ambigua da spingere il presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, Corrado Calabrò, durante un’audizione in Commissione di vigilanza Rai, a sottolineare la necessità di dettare una regolamentazione adeguata.

Calabrò ha spiegato che è stata aperta una consultazione che non è finita. Aggiungendo: “Le critiche all’attuale sistema del resto non vengono solo da operatori marginali, ma ce ne sono anche di importanti che ci incalzano per problemi di raccolta pubblicitaria. Ci sono carenze indubbie e anche su valutazioni tecniche che non sono così concordi come potevamo credere“.

Calabrò, comunque, anticipa che alla fine di febbraio dovrebbe essere terminato l’esame di tutti i materiali raccolti dalle consultazioni e pronta una bozza di delibera da portare all’esame della Commissione competente dell’Autorità.

  

C’è – ha sottolineato – unanimità d’intenti sulla necessita di arrivare ad una riforma” tra tecnici e commissari dell’Autorità, “ma anche tra gli operatori ci sono pressanti richieste, perché le rilevazioni incidono sulla raccolta pubblicitaria, quindi sulla valutazione delle aziende. Durante la nostra analisi preliminare sono emerse alcune carenze dell’attuale sistema”.

Calabrò ha anche detto che è stata già attivata la convenzione con l’Istat per mettere a punto un metodo statistico di rilevazione che sia inattaccabile.

  

Da sottolineare che Sitcom Spa ha depositato una denuncia presso l’Antitrust nei confronti di Auditel, per non aver preso decisioni dopo la sentenza della Corte d’Appello di Milano dell’anno scorso. Oggetto: abuso di posizione dominante nel mercato delle rilevazioni degli ascolti televisivi.

  

“Nel mese di aprile 2005 – spiega la società – la Corte d’Appello di Milano, su ricorso di Sitcom, aveva accertato l’abuso di Auditel nel mercato della rilevazione degli ascolti televisivi e aveva vietato la pubblicazione di tutti i dati relativi alle televisioni satellitari fino all’esito del procedimento avviato dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni sui sistemi di rilevazione degli indici di ascolto in Italia. A quasi un anno dall’ordinanza della Corte d’Appello di Milano, vista l’inerzia dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e la non celata propensione della stessa a non procedere con atti formali se non di indirizzo, Sitcom ha deciso di ricorrere dinanzi l’Autorità Antitrust”.

  

La distinzione di Calabrò tra operatori marginali e operatori importanti, riportata da alcune agenzie, non è piaciuta a Sitcom, che si è detta stupita: “Sarebbe difficilmente comprensibile e giustificabile un tale giudizio da parte di un’Istituzione chiamata a svolgere un ruolo regolamentare nell’interesse dell’intero mercato, del pluralismo e della correttezza nella comunicazione. Auspichiamo che l’attuale Autorità assuma una chiara, netta, decisa e rigorosa diversa posizione nell’ambito del proprio ruolo e dei propri poteri a tutela dell’intero mercato“.

  

Nel ricorso presentato da Sitcom, emerge che Auditel non garantisce alcuna trasparenza nello svolgimento della sua attività e, come aggravante, è controllata da Rai e Mediaset, che nello stesso tempo abusano – come recentemente accertato dall’Autorità Garante delle Comunicazioni – di una posizione dominante sul mercato della pubblicità raccogliendone oltre il 90% delle risorse.

  

“Siamo pertanto in presenza di uno squilibrio strutturale in favore di soggetti dominanti, reso ancora più grave da un’indagine sugli ascolti fondata su un campione tale da dare una rappresentazione falsata dell’universo televisivo italiano e in quanto tale capace di pregiudicare la stessa sopravvivenza delle Società televisive del Gruppo Sitcom, così come dei nuovi soggetti operanti e/o entranti nel mercato televisivo italiano”.

  

In particolare per Sitcom va evidenziato che una corretta metodologia di rilevazione degli ascolti è fondamentale anche perché “costituisce un elemento importante ai fini della determinazione della struttura concorrenziale nella raccolta pubblicitaria televisiva (…) L’assenza di un dato certo, riconosciuto dagli operatori sugli ascolti dei singoli canali satellitari, incide inevitabilmente sulle strategie di investimento degli inserzionisti pubblicitari“, come affermato recentemente in modo chiaro e inequivocabile dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, nel corso dell’indagine conoscitiva sul settore televisivo.

  

Considerando le attuali condizioni di mercato, Sitcom ha deciso di intraprendere un’iniziativa giudiziaria con l’obiettivo di ottenere condizioni reali di concorrenza, equità e trasparenza limitando sin da subito i gravi danni provocati dall’attuale “sistema”, anche a tutela dei livelli occupazionali.

L’iniziativa giudiziaria è stata altresì determinata dalla reiterata reticenza della stessa Auditel nel fornire chiarimenti sulle metodologie, sul campione e sugli strumenti operativi adottati ai fini della rilevazione degli ascolti, con particolare attenzione agli ascolti delle televisioni satellitari.

  

In merito agli annunciati cambiamenti dell’Auditel, Carlo Pileri, presidente dell’associazione consumatori Adoc, ha indicato la necessità che, una regolamentazione adeguata per la rilevazione degli ascolti, “dovrebbe prevedere la presenza delle associazioni che tutelano gli utenti all’interno del sistema dell’Auditel, oggi poco veritiero, autoreferenziale e troppo importante rispetto a un palinsesto televisivo che non lascia più spazio a programmi di qualità”.

Per renderlo trasparente, ha sottolineato Pileri, ma anche per migliorare qualitativamente la nostra Tv, “è necessario prevedere una radicale revisione, prevedendo tra l’altro la presenza delle associazioni dei consumatori all’interno della commissione che gestirà il nuovo Auditel”.

  

Vai alla recensione della nuova edizione del libro di Roberta Gisotti:

La favola dell’Auditel. Parte seconda: fuga dalla prigione di vetro

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