New media: perquisiti gli uffici della Livedoor. Horie al centro di presunte violazioni delle leggi di Borsa

di Alessandra Talarico |

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Takafumi Horie

Il giovane tycoon della new economy giapponese, Takafumi Horie, e il suo popolare gruppo Livedoor, sono al centro di un caso giudiziario, per presunte manipolazioni al corso di Borsa.

 

Gli uffici della Livedoor, emblema della forza – e della sfacciataggine – della nuova generazione di manager, e l’abitazione di Horie sono stati perquisiti sotto gli occhi di centinaia di giornalisti da oltre una dozzina di procuratori, che hanno sequestrato documenti e computer per appurare la correttezza delle operazioni condotte da Horie per estendere il suo impero finanziario.

 

Nell’ottobre 2004, Livedoor aveva annunciato che la sua filiale Value Click (ribattezzata Livedoor Marketing), si sarebbe fusa attraverso uno scambio di azioni con la Money Life. Un aumento di capitale era stato realizzato, ufficialmente, per procedere allo scambio di titoli.

Ma nei fatti, riferisce la stampa nipponica, la totalità delle azioni Money Life era già stata acquistata, segretamente e a buon prezzo, da un fondo d’investimenti controllato da Livedoor, mentre le nuove azioni Value Click, emesse dopo l’aumento di capitale sarebbero state piazzate sul mercato a prezzo d’oro.

 

L’annuncio della fusione non avrebbe avuto, dunque, altro scopo che far lievitare il corso dell’azione di value click.

 

Livedoor è inoltre sospettato di aver diffuso false indiscrezioni sui risultati finanziari del 2004, sempre per gonfiare il corso del titolo.

 

Nel corso di una conferenza stampa, Horie si è proclamato innocente ma ha confermato di essere sospettato di violazione delle leggi di Borsa, aggiungendo che Livedoor ha comunque già avviato un’inchiesta interna.

 

Secondo la legge giapponese, la manipolazione del corso di Borsa è un reato passibile di 5 anni di prigione e di 50 milioni di yen (360 mila euro) di multa.

 

Takafumi Horie un reato l’ha sicuro commesso : sfidare l’establishment nipponico con i suoi modi definiti ‘all’americana’.

A febbraio 2005, Horie aveva iniziato a rastrellare azioni di Nippon Broadcasting System, parte del conglomerato media ultra conservatore Fujisankei: la compagnia di Horie aveva acquisito fuori mercato il 35% del capitale della società, principale azionista del suo reale obiettivo, Fuji Tv, il primo canale televisivo giapponese in termini di ascolti.

 

La manovra, non certo illegale, non è andata giù prima di tutto per le modalità utilizzate e si è conclusa con una accordo in base al quale Livedoor ha ceduto a Fuji Tv la sua filiale Livedoor Partners, che controlla il 32,4% di NBS per un montante di 67 miliardi di yen (circa 492 milioni di euro).

Fuji Tv controlla dunque il 68,8% di Nbs, mentre Livedoor ha conservato una partecipazione del 17,6%.

 

Definito “arrogante, avido e non-giapponese” dalla stampa conservatrice per le sue aggressive pratiche di business e i suoi attacchi “ai vecchi padroni”, Horie ha condotto la sua battaglia in nome di un progetto molto ambizioso: accelerare l’avvicinamento tra la televisione e Internet e creare un “nuovo modello economico che unisca media, web e finanza” mettendo il potere della Tv al servizio dell’espansione della Rete.

 

Nel suo editoriale, il Nikkei – bibbia del giornalismo finanziario nipponico – ha predetto che “la procedura giudiziaria porrà ora l’impero di Horie sotto la lente rigorosa della legge e potrebbe rivelare alcuni aspetti segreti e, forse, spiacevoli , del fenomeno che negli ultimi due anni ha messo a soqquadro il mondo finanziario giapponese”.

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