Diritti Tv calcio: Landolfi, ‘accordarsi secondo le norme vigenti’. Camiglieri (Sky), ‘prezzi troppo alti e poche garanzie’

di Raffaella Natale |

Italia


Diritti TV

Continua a dividere il mondo del calcio la questione dei diritti Tv. Il Ministro delle Comunicazioni, Mario Landolfi, intende trovare un accordo secondo le norme vigenti e vuole farlo proprio in occasione dell’incontro convocato per domani, 18 gennaio 2006, a cui prenderanno parte FIGC, CONI e l’emittenza televisiva, con i rappresentanti di Rai, Mediaset, La7 Televisioni , Sky Italia e Fastweb. “L’incontro nasce dalla volontà di scongiurare il blocco del campionato – ha dichiarato Landolfi – C’è la necessità delle istituzioni di suggerire la via, spingendo le parti a trovare un accordo“. Il Ministro si aspetta che “si prenda atto che il calcio è soprattutto uno sport che è diventato anche un business e non il contrario. Mi auguro che quello italiano torni a essere il campionato più bello del mondo”.

 

Secondo il ministro, però, “ci deve essere la volontà per trovare un accordo. Da un lato ci sono i piccoli club che chiedono subito una riforma che però non si è potuta calendarizzare e dall’altro ci sono i grandi club che chiedono le cose rimangano così come sono”.

Auspico, ha detto ancora Landolfi, “che si prenda atto che c’è una legge che è stata modificata e che le esigenze dei piccoli club siano presi in considerazione e non mortificate. La soluzione è trovare un accordo che porti a una maggiore mutualità nella legislazione vigente”. Il Ministro è stanco del dibattito. “Se la buona volontà emerge – ha spiegato Landolfi – si possono indicare delle soluzioni, altrimenti le polemiche avveleneranno il campionato. Ce ne sono troppe in questo settore, dove si registrano interessi corposi. Si è scatenata anche un’asta al rialzo che non giova al sistema televisivo”.

 

Come spiega lo stesso Landolfi, la convocazione si è resa necessaria, perché i piccoli club chiedono di tornare alla vecchia legge sui diritti venduti globalmente e dall’altra parte ci sono i grandi club.

“Da ministro mi devo occupare dell’impatto che questa situazione ha sulle Tv e di conseguenza sugli utenti, bisogna poter immaginare accordi che vadano nella direzione di ridurre le distanze tra i club”.

“Non bisogna ridurre tutto a mercato – ha aggiunto – bisogna evitare che la dimensione affaristica vada a ridurre, a mortificare la passione. Bisogna delimitare questo ambito, altrimenti non avremo più lo sport“.

 

La vendita dei diritti soggettivi, secondo il ministro, ha scatenato una corsa al rialzo che non giova neppure al sistema televisivo, perché costringe le emittenti a investire molto sul calcio e distogliere le risorse da altri settori che meriterebbero. E’ un discorso che riguarda soprattutto il servizio pubblico, la Rai è penalizzata: non può partecipare ad aste che i cittadini non comprendono. Il rischio è di drogare il sistema, senza trarne alcun giovamento.

 

Dalla sua, Andrea Ronchi (An), firmatario della proposta di legge che ha incontrato il parere negativo di Forza Italia, ha commentato: “Le regole non sono uguali per tutti. Durante il governo D’Alema è stata approvata la legge che introduceva la soggettività dei diritti collettivi. Un clamoroso errore – ha spiegato – che ha creato un divario fra le società. La stragrande maggioranza delle forze politiche ha espresso il proprio consenso sulla nostra proposta di legge perché era una cosa banalmente condivisa. La nostra proposta non va a determinare i criteri, noi stabiliamo un principio: tornare ai diritti collettivi. Poi saranno le istituzioni sportive a stabilire i criteri. E’ chiaro comunque che la Juve non potrà prendere gli stessi soldi del Treviso”.

 

“Una legge sulla vendita dei diritti collettivi per le società di calcio”, è quanto chiede il parlamentare Giuseppe Giulietti (Ds), per il quale “occorre trovare subito un’intesa unitaria in Parlamento, che permetta in pochi giorni di approvare una legge sulla vendita dei diritti Tv collettivi per le società di calcio, nell’interesse del mercato e nel rispetto della concorrenza”.

Giulietti ha ricordato “l’affossamento della legge operato da Forza Italia, che sta creando forti contrasti soprattutto all’interno delle società di calcio di serie A. Da questo punto di vista – ha sottolineato il parlamentare – è lodevole che il ministro per le Comunicazioni Landolfi riunisca gli attori di questa vicenda, ma è necessario che nelle competenti sedi parlamentari, compresa la Commissione di Vigilanza sulla Rai, si ascoltino anche i pareri e le proposte, attraverso audizioni formali, delle Autorità Antitrust e delle Tlc”.

Per Giulietti si tratta, infatti, di tutelare non solo i legittimi diritti delle piccole e medie società, ma anche di salvaguardare i diritti del mercato e dei cittadini-utenti, che devono essere garantiti da qualsiasi posizione dominante e da accordi di cartello, che li potrebbero altrimenti danneggiare.

 

Da Sky Italia, anche Tullio Camiglieri, responsabile comunicazione, dice la sua: “Il nostro problema è la tutela degli investimenti. Il nostro primo pensiero non è tanto legato alla diatriba in atto relativa ai diritti individuali o soggettivi nel calcio. Noi ci preoccupiamo della tutela degli investimenti compiuti dalle aziende”.

Per Camiglieri, oggi il calcio non è più un’esclusiva di nessuno, e quindi bisogna impegnarsi tutti assieme per tutelare il prodotto. E precisa che “Non si vuole penalizzare le società, ma non è mistero che la maggior parte dei ricavi siano utilizzati per pagare gli ingaggi dei giocatori”.

 

Sky torna, quindi, a ribadire che per la payTv di Murdoch non c’è differenza che la vendita sia soggettiva o collettiva, a patto però che chi il prodotto lo acquista, cioè le Tv, deve poi avere delle garanzie. “Il problema nostro non è tanto quello dei diritti individuali o collettivi: il problema è la tutela di questi diritti che costano tantissimo e purtroppo sono tutelati malissimo”, ha precisato Tullio Camiglieri.

Camiglieri ha confermato che la Sky ha riacquistato i diritti sul satellite della Juve da Mediaset. “Noi non possiamo acquistare i diritti se non per il satellite – ha spiegato -, altri invece possono acquistarli anche per altre piattaforme. Per questo noi, con un accordo, li abbiamo riacquistati da Mediaset”.

“Il mercato è molto cambiato: prima la competizione era all’interno della stessa piattaforma. Oggi il prodotto calcio si può vedere su varie piattaforme e la competizione è tra le varie piattaforme”. Per questo però serve “rispetto per gli investimenti fatti, perché le aziende televisive investono tanti soldi nel calcio”.

Ma la competizione resta l’elemento che vivifica anche la qualità del prodotto. “Il fatto che abbiamo superato i 3 milioni e seicento mila abbonati è dimostrazione del fatto che si sta andando avanti: si tratta di stabilire delle regole – ha insistito Camiglieri -. Noi abbiamo mal digerito il fatto che il governo abbia finanziato con soldi pubblici i decoder del digitale terrestre. Cose che non ci sono piaciute, ma la competizione non ci fa paura. Siamo in questo forti e bravi ma le regole ci devono essere e devono essere uguali per tutti. In un paese se esistono due piattaforme non e’ possibile finanziarne una sola. Maggior competizione significa maggiore qualità e migliore offerta. Il calcio è un prodotto che nessuno ha più in esclusiva, ma prodotto va tutelato da tutti”.

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