Italia
L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha deliberato una diffida nei confronti della Rai al fine di ottenere un maggior impegno dell’azienda verso la produzione di un nuovo canale generalista in digitale terrestre, privo di pubblicità e attrattivo di audience, come imposto dalla legge e come già prescritto dall’Autorità proprio per impedire il duopolio su questo nascente mercato.
“C’è stato un richiamo formale un mese fa – ha affermato il presidente dell’Authority Corrado Calabrò – poi una mia lettera personale al presidente. Nello scorso Consiglio si è inoltre valutata una diffida nei confronti della Rai”.
Riguardo al passaggio verso la Tv digitale terrestre (TDT), Calabrò ha voluto sottolineare la necessità di “uscire dal guado della trasmissione dei programmi televisivi simultaneamente nell’attuale tecnica analogica e nella nuova modalità digitale”.
Il presidente dell’Agcom è preoccupato per i rischi della compresenza delle due tecniche di trasmissione radiotelevisiva.
“E’ controproducente – ha affermato – il prolungamento a tempo indeterminato dell’attuale fase di compresenza delle due tecniche trasmissiva, dal momento che tale coesistenza fra tecnica analogica e modalità digitale crea inefficienze e inutili duplicazioni”.
“Bisogna, quindi, accorciare i tempi del passaggio per proiettarci in tempi brevi nella nuova era digitale – ha sottolineato il presidente – ribadendo però l’importanza di tener presente tutti i termini della situazione, e quindi anche i costi che gravano su imprese e cittadini”.
Calabrò ha poi sottolineato l’importanza di una ‘neutralità tecnologica‘ in base alla quale “L’Autorità deve scegliere una politica che incentivi la via verso la rivoluzione digitale, senza che questo indirizzo pregiudichi le possibilità anche soltanto di una piattaforma trasmissiva”.
“L’Autorità – ha proseguito – accompagnerà lo sviluppo digitale, mentre il libero mercato deciderà la piattaforma, o le piattaforme, che si dovranno affermare“.
Nel merito è prontamente intervenuto il direttore Affari Istituzionali e legali di Mediaset, Gina Nieri, che ritiene corretto indicare il principio di ‘neutralità tecnologica’ tra le diverse piattaforme di trasmissione, ma è certo che, h aggiunto, la televisione digitale, che succederà a quella analogica, sarà considerata “una sorta di servizio universale” ereditando il ruolo di quella attuale. Per la Nieri, “un governo, di qualsiasi colore sia, si deve porre il problema del passaggio da uno standard tecnologico all’altro“.
In altre parole, “è giusto trattare la ‘Tv di tutti’, come sarà tra qualche anno quella digitale, in modo diverso dalle altre piattaforme, che guarda caso sono a pagamento“.
Nel sottolineare che il termine del 2008, indicato di recente dal governo come data di inizio dello switch-off per il digitale è “rispettabilissimo in termini di fattibilità“, Nieri ha ricordato che è stata l’Unione europea “e non Silvio Berlusconi” a dire che i governi devono dare luogo a politiche di sostegno ai nuovi standard tecnologici.
Del resto “la larga banda negli ultimi anni è stata costantemente finanziata e non mi pare – osserva Nieri – che ci sia stato scandalo: se ne sono avvantaggiati i cittadini e indirettamente anche aziende come Telecom Italia e Wind che hanno investito in questo settore, come Mediaset ha investito sul digitale”.
Riguardo alla diffida dell’Agcom, il consigliere di amministrazione Rai Carlo Rognoni ha replicato: “Varare un canale in digitale terrestre generalista, senza pubblicità e attrattivo in termine di audience, come ha prescritto l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, è per la Rai un’operazione costosissima e non più attuale“.
Rognoni ha aggiunto “Varare un canale di questo tipo aveva senso quando si pensava che il digitale terrestre sarebbe diventato operativo nel giro di due anni. Ora il governo ha allungato il termine per il passaggio alla nuova tecnologia a fine 2008, realisticamente si può immaginare che tale passaggio si realizzerà tra il 2012 e il 2015: ci si dia il tempo. Non si capisce perché dobbiamo realizzare questa rete oggi, per di più gratis, senza pubblicità, mentre Mediaset utilizza il digitale terrestre per fare soldi con la pay-per-view, perché dovremmo investire in una operazione costosissima, per di più senza che il governo ci abbia dato una lira in più per il canone”.
In ogni caso, la Rai sta lavorando a ridefinire l’offerta per il digitale terrestre “sia sotto l’aspetto tecnologico, cioè dal punto di vista degli investimenti e dei tempi, sia sotto il profilo dei contenuti: la commissione sul digitale e i nuovi media che presiedo – ha annunciato Rognoni – concluderà entro fine gennaio il suo rapporto, che sarà consegnato al direttore generale. Toccherà poi al Dg e all’intero consiglio esaminarne analisi e suggerimenti”.
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