Italia
Sky Italia sta valutando di chiedere all’Antitrust Ue di rivedere gli obblighi imposti alla stessa piattaforma satellitare al momento della fusione tra Stream e TelePiù. Stringenti concessioni alle quali la società di Rupert Murdoch, si è dovuta attenere per evitare il rischio di posizione dominante sul mercato italiano dei contenuti Tv a pagamento e permettere a futuri nuovi operatori di entrare nel settore, garantendo così la libera concorrenza.
Lo ha annunciato il Direttore della Comunicazione, Tullio Camiglieri, che ha aggiunto “Crediamo che i tempi siano maturi per prendere atto del fatto che oggi la competizione avviene tra le piattaforme – ha detto Camiglieri – e non più all’interno della stessa piattaforma. E’ un elemento oggettivo, frutto dell’evoluzione del mercato”.
Tra gli obblighi imposti a Sky dall’Ue, rivendere i contenuti premium alle piattaforme che lo chiedono, non stipulare contratti di durata superiore a 2 anni, acquisire i diritti solo per il satellite.
Camiglieri si è detto anche “soddisfatto” perché il presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, Corrado Calabrò, ha ribadito il concetto che il ruolo del regolatore è tutelare l’uguaglianza di condizioni per tutte le piattaforme: sta poi al mercato decidere quale piattaforma avrà più successo presso il pubblico. “Guardiamo con stupore – ha ribadito il responsabile comunicazione di Sky Italia – al fatto che il governo abbia reiterato i finanziamenti esclusivamente per il digitale terrestre“.
Ricordiamo che nel marzo 2003, la Ue ha accordato la fusione tra le due payTv, passando all’Authority la competenza di vigilare sul rispetto degli impegni assunti, la cui validità – nella maggior parte dei casi – è fissata al 31 Dicembre 2011, fatta salva però la possibilità di richiederne una revisione nel caso in cui le mutate condizioni di mercato non ne giustifichino ulteriormente la sussistenza.
Dai tempi della fusione, però, il mercato televisivo italiano ha subito un profondo mutamento: il lancio della Tv digitale terrestre (TDT), ma anche l’arrivo di nuove tecnologie di trasmissione dei contenuti radiotelevisivi, come l’IPTV (Internet Protocol Tv) e il DVB-H (Digital Video Broadcasting – Handheld) evidenziano una profonda apertura del settore dei contenuti Tv a pagamento a una pluralità di operatori.
In altre parole, Sky sarebbe adesso in diretta concorrenza con i grossi player del mercato italiano, primi fra tutti Mediaset e Telecom Italia.
Alla luce di questi elementi, la società sta valutando la possibilità di richiedere all’Ue la revisione degli impegni, o di parte di essi, per potersi garantire la possibilità di competere sul settore della payTv, satellitare o digitale terrestre, alle stesse condizioni.
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