Italia
L’Italia sta procedendo al recepimento della Direttiva Europea 2004/40/CE sulla protezione dei lavoratori dall’esposizione ai campi elettromagnetici e questa circostanza, cioè la necessità di trasporre nel diritto italiano le disposizioni europee, è l’occasione per affrontare il tema della tutela dall’esposizione a campi elettromagnetici in ambiente di lavoro sotto più aspetti, da quello normativo a quelli operativi della sicurezza occupazionale e della sorveglianza sanitaria del lavoratore.
Un approfondimento di questi aspetti è stato affrontato da esperti del settore nella giornata studio “Esposizione dei lavoratori ai campi elettromagnetici”, organizzata da Elettra2000 e dalla Fondazione Guglielmo Marconi a Pontecchio Marconi il 16 dicembre 2005.
La giornata studio ha proposto una dettagliata presentazione dei contenuti della Direttiva 2004/40/CE. Paolo Rossi, dell’Istituto per la Prevenzione e per la Sicurezza del Lavoro, ha spiegato che “la Direttiva riguarda i rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori dovuti agli effetti derivanti dalla circolazione di correnti indotte, dall’assorbimento di energia e da correnti di contatto. Non riguarda, invece, gli effetti a lungo termine, inclusi eventuali effetti cancerogeni, per i quali mancano dati scientifici conclusivi che comprovino un nesso di causalità. La Direttiva stabilisce requisiti minimi e lascia agli Stati membri la facoltà di mantenere o di adottare disposizioni più favorevoli per la protezione dei lavoratori”. Secondo le disposizioni della Direttiva, il datore di lavoro è il soggetto principale per la tutela del lavoratore e “deve valutare i livelli di campo elettromagnetico a cui i lavoratori sono esposti e deve prendere delle disposizioni miranti ad eliminare o a ridurre i rischi “.
L’Italia si sta muovendo verso il recepimento di questa Direttiva, ma “la normativa italiana diverge profondamente dalle norme internazionali”, ha precisato Paolo Vecchia, dell’Istituto Superiore di Sanità e Presidente ICNIRP (Commissione internazionale per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti), “e queste differenze sono evidenti nel raffronto tra la Legge quadro italiana 36/2001 e la Direttiva Europea“. Le due norme su presupposti scientifici e criteri protezionistici totalmente diversi, con diverse grandezze e diversi concetti per limitare le esposizioni che fanno apparire le due normative difficili da conciliare. Per citare alcuni esempi di divergenze si possono prendere in considerazione le diverse valutazioni degli effetti da cui proteggere i lavoratori e, infatti, se per la Direttiva si tratta di effetti non a lungo termine, per la Legge quadro si tratta di possibili effetti a lungo termine. Le due normative divergono anche sugli strumenti di protezione: per la Direttiva i limiti di base sono fissati con grandezze dosimetriche e i valori di azione con grandezze radiometriche, mentre nella normativa italiana le grandezze dosimetriche sono sconosciute. Il problema che si pone quindi quello di conciliare e rendere uniformi le norme italiane e Ue.
La Commissione Europea è attenta alla tematica della protezione dei lavoratori dai campi elettromagnetici e ha organizzato un’attività di coordinamento con l’iniziativa EMF-NET (Effects of the exposure to electromagnetic fields: from science to public health ans safer workplace) per fornire un quadro di analisi e di interpretazione dei risultati delle ricerche attive nel settore e per la disseminazione di tali risultati. Il progetto, come ha illustrato Paolo Ravazzani dell’Istituto di Biomedica de CNR, coinvolge la Commissione Ue, gli istituti europei e le Autorità per la salute, le associazioni industriali, i sindacati, le associazioni dei consumatori e la comunità scientifica. Il piano d’azione prevede di sviluppare dei report con i risultati dell’iniziativa EMF-NET indirizzati alle Autorità di settore dei Paesi Europei.
Uno degli aspetti salienti della valutazione dell’esposizione dei lavoratori ai campi elettromagnetici è quello dei controlli sanitari. In Italia, come ha sottolineato Fabrizio Gobba, dell’Università di Modena e Reggio Emilia, ci sono pochissimi medici del lavoro specializzati nelle problematiche dei campi elettromagnetici, nonostante si tratti di una figura essenziale nella predisposizione delle misure per la protezione dei lavoratori anche alla luce delle disposizioni della Direttiva 2004/40/CE, che dispone che sia il datore di lavoro ad adottare le misure appropriate per garantire che il medico e/o l’Autorità medica responsabile della sorveglianza sanitaria abbia accesso ai risultati di tutte le valutazioni dei rischi.
Ma come si calcolano le intensità dei campi elettromagnetici? “Il Conelec (Comitato europeo di normalizzazione elettrotecnica) non ha ancora contemplato tutte le situazioni di valutazione, misurazione e calcolo dell’esposizione dei lavoratori ai campi elettromagnetici e gli Stati Europei possono utilizzare tutte le norme o linee guida scientificamente fondate. In Italia, in particolare, vi è disponibilità di norme e guide tecniche di impostazione ambientale”, ha precisato Daniele Andreuccetti, dell’IFAC (Istituto per la fisica applicata), che ha poi fatto il punto sulle tecniche per la valutazione, la misurazione e il calcolo della sorveglianza, concludendo che “vi è una buona disponibilità di strumenti per le misurazioni ed esistono metodi numerici accurati, ma la loro applicabilità è spesso limitata dalla complessità e dalla specificità delle situazioni espositive”.
La giornata di studio ha dedicato una sessione agli aspetti operativi, presentata da Marina Barbiroli di Elettra2000 che ha dichiarato: “Il Consorzio Elettra2000 ha deciso di affrontare le tematiche dell’esposizione ai lavoratori, perché la percezione del rischio va affrontata in una prospettiva ampia nella quale non ci siano aree di ombra. Pertanto Elettra2000 vuole promuovere una maggiore conoscenza sull’argomento stimolando, oggi prima che il problema diventi scottante a ridosso del recepimento della Direttiva Europea 2004/40/CE, la concertazione con le aziende e i rappresentanti dei lavoratori, così da evitare le forti contrapposizioni che si sono originate presso la popolazione per le antenne della telefonia mobile.”
Nel corso di questa sessione Rosaria Falsaperla dell’ISPESL è intervenuta sulle sorgenti di campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici nelle attività lavorative: “Sono presenti campi elettrici e magnetici statici ovunque vi siano apparecchiature alimentate da tensione continua o linee percorse da elevate correnti continue. I livelli di esposizione al capo magnetico statico in applicazioni industriali o di ricerca non sono correlati a effetti diretti nei confronti dell’organismo, ma possono comportare interferenze con stimolatori cardiaci o con protesi metalliche”.
La necessità di dover tenere conto, nella valutazione dei rischi, anche di situazioni particolari di soggetti a rischi rendono importante la definizione dei requisiti che dovrà avere la figura del tecnico qualificato addetto alla valutazione dell’esposizione ai campi elettromagnetici dei lavoratori, che deve avere caratteristiche “chiare ed univoche“, come precisato da Giovanni D’Amore, dell’ARPA Piemonte. Sara Adda ha esposto l’esperienza dell’ARPA Piemonte che ha effettuato alcune valutazione in supporto ASL-SPreSAL in varie tipologie di ambienti: industriali, sanitari ed altro, da cui emerge che i problemi di esposizione elevata ai campi elettromagnetici, sono spesso dovuti “alla mancanza di informazione del personale, che spesso conduce ad uno scarso livello di attenzione di corretto posizionamento e utilizzo delle macchine e alle procedure per evitare esposizioni indebite“.
Il recepimento della Direttiva 2004/40/CE presupporrà l’adozione di misure correttive per prepararsi dal punto di vista tecnico-scientifico, ha affermato Salvatore Curcuruto di Elettra2000. In un prossimo futuro nascerà un nuovo mercato professionale per gli operatori addetti ai controlli dei valori dei campi elettromagnetici in ambiente di lavoro e cresceranno le attività commerciali inerenti, saranno necessari nuovi impegni nelle attività di controllo negli ambienti professionali e occorrerà dare un nuovo impulso all’attività formativa perché bisognerà formare in tempi rapidi gli operatori dei centri di controllo e i tecnici che offriranno servizi consulenza in materia. Elettra2000 è impegnata in questa evoluzione, con lo svolgimento di attività formative, informative e di servizio finalizzate alla protezione dei lavoratori dalle esposizioni ai campi elettromagnetici.
Prospettive per il recepimento della direttiva 40/2004/ce in Italia
di Paolo Vecchia
Istituto Superiore di Sanità
La nuova direttiva europea 2004/40/CE sulla protezione dei lavoratori dalle esposizioni ai campi elettromagnetici: presentazione e contenuti
di Paolo Rossi
Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro (ISPESL)
Esposizione occupazionale: le attività in corso nell’ambito emf-net
di Paolo Ravazzani
Istituto di Ingegneria Biomedica, Consiglio Nazionale delle Ricerche
Il ruolo del medico del lavoro nella predisposizione delle misure per la protezione dei lavoratori esposti ai campi elettromagnetici
di Fabrizio Gobba
Università degli studi di Modena e Reggio Emilia
Sorgenti di campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici nelle attività lavorative
di Rosaria Falsaperla
Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro (ISPESL)
Protezione dei lavoratori dai campi elettromagnetici: presentazione di casi studio in ambiente industriale e in ambienti sanitari
di Giovanni d’Amore, Sara Adda
ARPA Piemonte – Centro Regionale per le Radiazioni Ionizzanti e Non Ionizzanti
Metodologie di analisi e caratterizzazione dell’esposizione in ambiente di lavoro
di Salvatore Curcuruto
Consorzio Elettra 2000
Tecniche per la valutazione, la misurazione e il calcolo nella sorveglianza fisica
di Daniele Andreuccetti
IFAC-CNR, Firenze