Italia
Importante giornata di studio su Stato e Futuro del settore ICT in Italia, organizzata a Roma presso l’Aula Magna del ministero delle Comunicazioni ed a cui hanno partecipato capi azienda ed addetti ai lavori del settore ICT. L’iniziativa, organizzata dall’AICT (Associazione per le Tecnologie dell’Informazione e delle Comunicazione) ha inteso chiudere in questo modo un anno intenso e ricco di appuntamenti che ha visto l’associazione seguire in presa diretta le tematiche e le problematiche che hanno caratterizzato il dibattito nazionale.
Nelle sue Giornate di Studio l’AICT ha già molte volte affrontato tutti questi temi concentrandosi però soprattutto, nel suo ruolo di associazione professionale, sugli aspetti tecnologici e di servizio e sulle sfide che ogni innovazione inevitabilmente comporta in termini di opportunità e di minacce.
“Nella Giornata di Studio odierna – ha dichiarato Guido Vannucchi, presidente dell’AICT – e a conclusione di un anno di molti cambiamenti si sono voluti mettere a confronto su tematiche così cruciali alcuni dei maggiori rappresentanti del mondo industriale, degli operatori e delle istituzioni, per chieder loro come si apprestino a reagire a queste sfide, quali siano di conseguenza le prospettive che essi vedono per il settore ICT in Italia e per discutere insieme di cosa di più e di meglio potrebbe e dovrebbe essere fatto nell’interesse“.
I lavori prevedevano un primo panel dal tema “Ricerca industriale, innovazione e mercato ICT in Italia“.
Il confronto è stato apertola Cesare Avenia, Amministratore Delegato di Ericsson.
“In un mercato sempre alla ricerca di soluzioni intelligenti – ha sottolineato Avenia – la grossa novità che si è definitivamente affermata in seno alla industry di settore è l’attenzione nei confronti dei consumatori. Parallelamente, la chiave per il successo futuro è la semplicità“.
Nel presentare l’impegno di Ericsson nelle attività di Ricerca e Sviluppo in Italia, Cesare Avenia ha brevemente illustrato le attività allocate in Italia dove si e’ deciso ormai da molti anni di avere uno degli 8 Centri di Ricerca principali del gruppo, peraltro dislocato su 3 sedi e capace di impegnare quasi 700 risorse.
“Ericsson – ha proseguito Avenia – ha inoltre posizionato in Italia uno dei Global Service delivery center che ha la responsabilità di offrire Servizi di integrazione di reti di telecomunicazione per diversi paesi dell’area del Mediterraneo”.
Infine, in relazione alla visione di Ericsson sulla evoluzione delle reti di telecomunicazione, Avenia ha presentato i principali temi sia tecnologici che di servizio che Ericsson vede come prossime sfide a partire dalle nuove reti per il Broadband mobile, passando per la Mobile TV e i nuovi servizi multimediali in un ottica in cui il cellulare con cui dividiamo le nostre giornate diventa sempre più ricco di funzionalità e strumenti a supporto dei nostri bisogni di comunicazione, informazione ed interazione con il mondo che ci circonda.
“In Italia – ha concluso Avenia – ci sono le competenze, le applicazioni di operatori focalizzati sull’innovazione“.
Ha poi preso la parola Luigi De Vecchis, Consigliere Delegato Siemens.
“La ricerca è importantissima – ha dichiarato De Vecchis – tanto più in anni di grandi avanzamenti come quelli che stiamo vivendo. In Siemens abbiamo particolare attenzione per questi temi e l’Italia riveste un ruolo particolare, come attestato dai circa 1200 ricercatori sono impegnati nelle nostre attività nazionali di ricerca, ma vorrei anche ricordare i due impianti attivi nel nostro Paese, tra qui quello di Marcianise in Campania, che rioccupa di Accesso radio e e GSM e che contribuisce per il 70% alla produzione mondiale di Siemens verso oltre 190 Paesi“.
“…Tuttavia permangono le difficoltà del settore. I costi della tecnologia che arriva dai laboratori di R&S sono alti e non garantiscono la competitività perché i margini sono bassi. Basti pensare che se i prezzi di vendita sono scesi di circa il 20%, i costi sono diminuiti solo dell’8-10%…”.
“…Siemens è fortemente impegnata nel fornire soluzioni che combattano il digital divide. Il Wi-Max offre una straordinaria opportunità di portare la banda larga ovunque, al servizio della P.A., delle imprese, del cittadino. Proprio qualche giorno fa abbiamo consegnatola documentazione relativa alla sperimentazione nazionale sul Wi-Max. Ma vorrei qui sottolineare – ha evidenziato De Vecchis – che la scelta di Siemens è stata rtale da dare priorità all’Italia anche rispetto alla stessa Germania. Il nostro Paese mantiene un primato indiscutibile. Non capiamo perché vi siano rallentamenti in una tecnologia oggi del tutto disponibile“.
L’iter che segue il WiMax per arrivare sul mercato è la sperimentazione sul campo (VoIP e trasferimento di filmati). Siemens ha dovuto chiudere a L’Aquila un laboratorio di ricerca sul fisso per problemi finanziari. Occorre l’aiuto del Governo per finanziare la ricerca, che deve sviluppare la rete e non la fibra ottica. È dell’interattività digitale che il Paese ha bisogno anche e soprattutto per far funzionare l’impresa stessa.
E’ poi intervenuta Francesco Masetti, direttore Marketing di Alcatel.
“…Come è noto Alcatel è una grossa realtà presente in 130 Paesi – ha ricordato Masetti – , ma vorrei sottolineare il ruolo centrale che Alcatel riconosce all’Italia sull’area dell’Europa centrale e del Medio Oriente, con un ruolo di quartier generale quanto riguarda gli sviluppi della larga banda ed il wireless sia come accesso che come trasporto. Crediamo fortemente in questo settore, come è attestato dal fatto di avere in Italia oltre 1000 ricercatori.
Ma crediamo anche in una larga banda fortemente centrata sull’utente e, quindi, aperta a soluzioni di piena personalizzazione. Cosa fare? E’ necessario passare dalle reti separate a reti convergenti, per offrire più servizi alle utenze, sia residenziali che business”.
“…Alcatel si propone oggi come partner generalista end-to-end. In Italia siamo forti nel trasporto e nell’accesso di reti ottiche….Ma è necessario incrementare le infrastrutture con una tecnologia unica sia per l’utenza residenziale che business….Alcatel crede molto nella convergenza tra Media e TLC. Abbiamo appositamente creato una Business Division che ha sviluppato delle partnership specifiche (es.Microsoft e Finmeccanica) per non avere buchi operativi ed essere pronti alle sfide del futuro….Guardiamo alla Mobile TV ed alla TV su internet, perché esaltano iprincipi di interattività, dicommunity e perché sollecitanola creazione di contenuti ad hoc“.
E’ poi intervenuto in video conferenza Gianni Fabbri, Amministratore Delegato della Fondazione Torino Wireless.
Fabbri ha tracciatoli profilo di Torino Wireless come ente nato nel maggio 2003 che si occupa di sostenere le aziende piemontesi nel settore ICT. È un modello di distretto, appoggiato peraltro dal MIUR (Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca), che sta replicando lo stesso modello in altre regioni. Lo scopo è quello di far crescere il peso dell’ICT nell’economia regionale. Torino Wireless dispone di un budget 200 milioni di euro tra il 2003-2006, con la missione di sviluppare il distretto tecnologico piemontese e rafforzare l’intesa tra mondo della ricerca e mondo dell’impresa.
Ha preso poi la parola Giancarlo Prati, presidente del CNIT.
“…In Italia si è verificato un declino dell’interesse per la ricerca in ambito industriale, ovvero per la ricerca condotta congiuntamente dall’università e dall’industria….In ambito pubblico – ha sottolineato Prati – c’è il perpetuarsi della ricerca di pura curiosità (l’università è naturalmente portata alla ricerca di pura curiosità). Ma in Italia si deve fare di più…..In Svezia e Finlandia le condizioni erano meno favorevoli e si è fatto di più….e in Italia non ci sono condizioni oggettive che impediscono la ricerca congiunta con l’università. Forse esistono degli ostacoli, ma non dei reali impedimenti….È necessario un meccanismo che io chiamo di frizione tra l’industria e l’università per creare contiguità di diversi strati di ricerca (di base, applicata, industriale) fatti da altrettanti diversi strati di ricercatori che devono essere messi a contatto tra loro. In Italia i precedenti non mancano se pensiamo a quanto è stato fatto a Pisa tra la Marconi, l’università, la Scuola Superiore S. Anna e il CNIT….Il principio è diverso per la piccola e media industria, per la quale questo modello non è applicabile a causa di difficoltà relazionali difficilmente sormontabili. Per la piccola e media industria, infatti, l’università è qualcosa di distante verso cui provare una sorta di timore reverenziale. Il discorso potrebbe forse differenziarsi nel caso di piccole e medie industrie dell’alta tecnologia, nate da spin off universitari. Personalmente sono peraltro convinto che il futuro dell’ICT non sono solo le TLC, ma anche le reti di sensori diffusi e ancora una volta pesa molto l’esigenza di sviluppare la ricerca in tal senso…”.
E’ stata quindi la volta di Mauro Righetti, Amministratore Delegato Italtel.
“…Nel mondo dell’informatica – ha esordito Righetti – le innovazioni sono state rese disponibili da aziende piccole, nate dal nulla, che poi risono trasformate in colossi. Basti pensare a Microsoft, Google, Yahoo, e-Bay, Skype, Amazon, per citare le più appariscenti, che avevano l’aspirazione di cambiare il mondo con la tecnologia. Così era Italtel all’inizio, legata all’epoca al mondo manifatturiero, poi sono arrivate le partnership con Telecom e Cisco. Italtel si è così focalizzata solo su aree importanti, facendo spin off e trasferendo all’esterno la parte manifatturiera che non era più molto coerente con il processo di evoluzione in atto. Italtel è oggi un’azienda che si è adattata molto alle nuove dinamiche del mercato e che investe in R&S circa il 14-15% del fatturato. Italtel è piccola, ma è tra quelli che investono di più. Ora stiamo lavorando sulle PMI per lo sviluppo del sistema Paese. La concentrazione tra le PMI, perché si associno tra loro, è poco incentivata dalla legge…..Le aziende italiane hanno capitali limitati, investono poco e soffrono di nanismo cronico: credono, infatti, di avere tecnologia, prodotti e mercato mentre invece si limitano ad arroccarsi come sistema Paese in aree che credono protette e che protette non sono più perché viviamo in un mondo globale che non riconosce più queste condizioni di protezione….”.
E’ poi seguito l’intervento di Stefano Venturi, Amministratore Delegato di Cisco.
“…Cisco ha fatto la sua scommessa sull’innovazione – ha sottolineato Stefano Venturi – e in un certo senso siamo stati gli anticipatori di una nuova domanda, ancora inespressa, di networking. Sono convinto che abbiamo davanti a noi una nuova accelerazione di sviluppo, che ha un suo preciso quadro programmatico: quello didare intelligenza alla rete, ecco perché dobbiamo abituarci a parlare sempre più di Intelligent Information Network. In questo caso la rete sarà dotata di una sua intelligenza che le consentirà di dialogare con le applicazioni ed i contenuti destinati ad erogare nuovi servizi in maniera sempre più semplice…”.
“…Vogliamo che le reti possano dialogare meglio con i data centre, poi vorremmo che le reti dialogassero tra loro. Il centro del sistema si sposta dai data center alla rete medesima: le reti dialogano con le reti, le macchine dialogano con le macchine. In pochi anni avremo miliardi di oggetti connessi alla rete, che dovrà pertanto gestire sempre più applicazioni e sicurezza….Ecco perché ci piace immaginare un nuovo ecosistema di aziende che producono innovazione e che devono essere sostenute da una spinta di ottimismo e fiducia. I fatti non sembrano smentirci. Vediamo in Italia una nuova primavera di investimenti nei settori più avanzati e intelligenti…”.
“…Per quanto ci riguarda – ha concluso Venturi – siamo pienamente mobilitati. Vorrei ricordare in questo caso la crescita dei nostri ricercatori in Italia impegnati nel segmento della fotonica, che sono quasi triplicati. Il tutto in appena 5 anni…“.
Atteso come sempre l’intervento di Maurizio Dècina del Politecnico di Milano, guru riconosciuto del settore e membro dell’Advisory Board di Key4biz, che ha esordito con una precisazione:
“…Il mondo è dominato dai calcolatori e non dalle TLC….Il problema dei servizi è l’interoperabilità, che è nata nel 1996 con Xml…..Perché è un’affermazione importante? Perché Oggi abbiamo 1 miliardo di navigatori Internet…tra qualche anno il loro numero passerà a 2 e poi 3 miliardi…..ma i veri numeri lo faranno le macchine che dialogheranno tra loro. Miliardi e miliardi di macchine che si scambieranno informazioni tra loro….Il web di oggi è statico e sintattico, manca il contenuto semantico: Google lavora solo sulla sintassi per cui una richiesta semantica intelligente non può essere soddisfatta. Lo scenario attuale della creazione di nuovi servizi prevede appunto un passaggio al semantico….Stanno nascendo le reti nuove (P2P, Grid Network, Application Agents ecc.) che si evolvono costantemente…La telefonia negli ultimi anni ci ha dato una lezione coi sistemi peer-to-peer….Skype ha il miglior protocollo P2P, che è segreto….il sistema è geniale….Un supernodo fa da router in tempo reale….non dimenticate che il peer-to-peer è basato sulla volontarietà….Oggi il traffico su Skype è pari a 22 milioni di utenti attivi, 4 milioni di utenti simultaneamente in rete e 2 milioni di telefonate simultanee. Grazie a 20.000 supernodi e allo sfruttamento di residui di banda, tutto questo è gratuito….La convergenza, quindi, non è soltanto tra Media e TLC….c’è anche Internet…eccome, che è una specie di terzo incomodo…..un altro grande ambito sarà quello dato dalla capacità di localizzazione dei sensori….pensate ad individuare un computer fra trenta milioni di computer….qui Media, Informatica e Rete si saldano per personalizzazioni senza limiti…..Murdoch ha capito bene la lezione….Immaginate uno scenario diTv Live su IP in modalità Unicast (in questo caso so chi è il singolo ricevente e posso fornirgli i contenuti standard con un valore aggiunto di personalizzazione, aprendo nuove frontiere al marketing ed alla pubblicità…”.
Da Milano è quindi intervenuto in videoconferenza Stefano Pileri di Telecom Italia.
“…Telecom Italia conferma tutti i livelli di investimento che ha annunciato con il Piano industriale dell’aprile 2005….Il livello di investimento del 16% rispetto alle vendite è tra i più alti in Europa, in rapporto a France Télécom, Deutsche Telekom e Telefonica, con British Telecom da sola che ha un rapporto più vantaggioso del nostro…La direzione da noi intrapresa è nota….molta attenzione per gli investimenti su piattaforme che guardano all’ADSL Plus ed alla larga banda che va verso il mobile.…”.
E’ stata poi la volta di Fabio Macaluso di Fastweb, che è ha richiamato alcuni tratti della storia di Fastweb.
“….Nel marzo del 2000 Fastweb ha raccolto 1,6 miliardi di euro in borsa…..Abbiamo cominciato con la fibra ottica, ma oggi lavoriamo anche sul doppino. Come è noto Fastweb si distingue da Telecom perché è più orientata al digitale e all’interattività…..Nel tempo ha venduto a Telecom Italia un operatore locale tedesco e ha rinunciato ai media eccetto la TV, snellendo così le proprie attività. Fastweb è poi cresciuta raggiungendo sempre più città….Purtroppo lo sviluppo del settore ha delle pieghe regolatorie non coerenti….Sky ha assunto impegni con la Commissione Europea ottenendo contenuti premium ai quali Telecom fa la corte. L’autorità di controllo del settore dovrà intervenire per permettere a società come Fastweb di offrire servizi assortiti diretti alla clientela business. Telecom spinge per una light regulation di cui la Reding ha anche parlato in occasione del convegno tenutosi a Roma in Confindustria appena qualche settimana fa. Il problema è che finché esistono gli incumbent deve esserci la regulation, tale da consentire ai competitor condizioni di concorrenza praticabili.
Ma Fastweb crede molto anche nel WiMax…..Abbiamo avviato una sperimentazione in Valle d’Aosta con Siemens in aree scarsamente popolate e con l’obiettivo di fornire delle soluzioni al digital divide. Va peraltro detto che la stessa tecnologia se usata in aree densamente popolose scardina i tradizionali modelli di business…”
E’ poi intervenuto, come preannunciato qualche ora prima, Leonardo Chiariglione di CEDEO.net, in voce dalla Corea e tramite collegamento via Skype, nonostante il fuso poco favorevole.
“…Ciò che mi preme sottolineare – ha esordito Chiariglione – è la nuova liquidità dei media. Uso questo termine perché si tratta di vera liquidità…..Abbiamo davantiun mondo in cui potrò consumare contenuti dove voglio, quando voglio, con chi voglio e con gli strumenti che più mi piaccioni….I media prendonola forma delle circostanze di consumo che l’utente sceglierà…..questa è la liquidità dei media, che è la morte dei contenuti analogici ed è la realizzazione di un sgno, il sogno dell’accesso facile ai contenuti e della produzione facile dei contenuti….tutti consumeremo tutto e chiunque potrà produrre contenuti da offrire….Sono quiin Corea perché con altri collegi stiamo lavorando al documento finale del nostro think thank che verrà presentato ad Ivrea il 9 febbraio 2006….”
A Chiariglione è seguito l’intervenuto di Paolo Di Domenico, Responsabile della Regolamentazione di Vodafone.
“…Vodafone marcia in via del tutto naturale verso le nuove tecnologie….Stiamo sperimentando anche noi il WiMax….Siamo convinti che le tecnologie hanno successo solo se possono essere usate facilmente dai clienti….Siamo anche molto impegnati sul versante della Mobile TV su standard DVB-H e speriamo che le modalità di assegnazione delle frequenze siano eque. Il DVB-H è la TV Mobile in cui convergono operatori mobili e broadcaster televisivi. È necessario cooperare, ancor prima di immaginare uno scenario competitivo….Vodafone non produce contenuti, ma può fare molto nella realizzazione della rete e nell’impacchettamento dei contenuti per offrire il servizio finale al cliente. Sappiamo di possedere un indiscutibile valore aggiunto rappresentato dalla buona conoscenza del cliente e da una capillare rete di distribuzione. Nel DVB-H ci sono grosse barriere all’entrata a causa di un’asimmetria regolatoria a favore dei broadcaster…..manca la frequenza e c’è un forte duopolio di Mediaset e della Rai…..L’ingresso per i quattro operatori mobili non è paritario……È auspicabile l’intervento del governo per dare delle regole e procedure trasparenti e non discriminatorie….”.
Alla giornata di studio di AICT sono inoltre intervenuti, tra gli altri, Sergio Antocicco (presidente di ANUIT), Paola Manacorda (Consigliere CNEL), Paolo Cellini (Amministratore delegato di Tiscali), Alberto Sigismondi (direttore del Marketing strategico di Mediaset), Stefano Ciccotti (Amministratore delegato di Raiway), Francesco Chirichigno (Presidente Infratel), Nicola D’Angelo (Commissario Agcom), Mario Frullone (Direttore Ricerche FUB).
Un bilancio della giornata di studio?
“L’abbiamo organizzata con l’ambizione di avere tutti gli attori della filiera dell’ICT in Italia – ci ha dichiarato Guido Vannucchi – per un confronto amichevole, ma sincero ed al limite provocatorio, sulle problematiche che ancora affliggono parzialmente il settore e ne frenano il ritorno ad una situazione di maggiore tranquillità e serenità. Se la formula di questa giornata risulterà gradita, si potrà rinnovare l’anno prossimo, sempre andando alla ricerca di ciò che può servire a far meglio funzionare questo settore in Italia e con soddisfazione“.
di Guido Vannucchi, AICT
e Domenico Ferraro, ICT-CE (ANIE)
di Maurizio Dècina, Politecnico di Milano
Innovazione al servizio dei consumatori
di Sergio Antocicco, Anuit
L’innovazione nelle tecnologie di comunicazione elettronica I Parte – II Parte
di Claudio Carrelli, Eurescom
Ricerca Industriale, innovazione e Mercato
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Nuovi servizi e fattori di convergenza: quali le conseguenze?
Sintesi Tavola Rotonda
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