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L’inchiesta Mediaset, su presunte irregolarità nell’acquisto di diritti cinematografici e televisivi, presenta nuovi risvolti. Ci sarebbero, infatti, nuovi indagati per riciclaggio. Si tratta di due ex dirigenti del gruppo televisivo, accusati, anche se per ora non formalmente, di aver incassato all’insaputa di tutti delle tangenti per favorire nella partita dei diritti televisivi Farouk Agrama, l’uomo d’affari egiziano indicato dalla la procura di Milano come socio occulto di Silvio Berlusconi. I coinvolti sono Roberto Pace e Gabriella Ballabio entrambi, a quanto pare, “confessi” davanti al legale del presidente del Consiglio, Niccolò Ghedini, di aver preso denaro da Agrama. A Pace sarebbero andati 4,5 milioni di dollari, mentre alla Ballabio, licenziata due settimane fa, 2,2 milioni. La donna nega e parla solo di vecchie consulenze percepite da Agrama e di cui il suo superiore in Mediaset era a conoscenza.
Per Ghedini, ciò dimostra l’estraneità di Berlusconi ai fatti. “Nel caso in cui Silvio Berlusconi fosse stato il socio occulto di Agrama i soldi sarebbero finiti a lui e non come pagamento di tangenti ai suoi manager – spiega il legale – Questo è un fatto oggettivo, pacifico. Insomma “i quattrini andavano verso soggetti interni all’azienda e l’azionista non c’entra un bel nulla come noi abbiamo sempre sostenuto“.
Nei giorni scorsi era stato lo stesso Berlusconi nel corso di una riunione politica ad affermare: “I Pm dovrebbero chiedermi scusa, come si fa a sostenere che io sarei stato socio occulto di qualcuno che è accusato di aver pagato tangenti ai miei dipendenti?”.
Ghedini, precisando di non voler accusare nessuno in particolare, aggiunge che la circostanza di pagamenti illeciti ai manager di Mediaset, “inficia non solo l’accusa di appropriazione indebita rivolta a Berlusconi ma anche quelle di falso in bilancio e frode fiscale”.
Pace e Ballabio sono indagati per appropriazione indebita insieme ad Agrama dai Pm di Milano Fabio De Pasquale e Alfredo Robledo nell’ambito dell’inchiesta bis. In Svizzera, invece, rispondono di riciclaggio. Il conto sul quale Ballabio aveva ricevuto i soldi da Agrama era denominato “Trattino”, il numero 648221 presso Unione delle Banche Svizzera a Lugano. Ballabio, che ha avviato una vertenza di lavoro con l’azienda, sostiene che il denaro era frutto di consulenze fatte per Agrama.
I soldi sui conti di Ballabio, Pace e di altre persone erano state bloccate dalle autorità elvetiche su richiesta della procura di Milano. Successivamente sono stati sequestrati 100 milioni di euro su depositi riconducibili a Farouk Agrama e a 4 società di cui lui era l’agente. Il ricorso contro il provvedimento è stato rigettato dal Tribunale Federale di Berna che ha definito “fondate” le richieste dei colleghi milanesi.
Agrama dovrebbe essere interrogato con la formula dell’incidente probatorio il prossimo 19 dicembre davanti al Gup Gabio Paparella che aveva accolto la richiesta della difesa Berlusconi. Il condizionale è d’obbligo a causa dello stato di salute non buono e dell’età, 75 anni, di Agrama. Il medico gli ha infatti sconsigliato di affrontare il viaggio da Los Angeles a Milano.
Intanto, nell’ambito del piano di riacquisto di azioni proprie iniziato lo scorso 14 settembre, Mediaset ha provveduto oggi all’acquisto di 500mila azioni ordinarie al prezzo medio di 8,9483 euro per azione. Lo si apprende da una nota della stessa Mediaset, da cui si rileva inoltre che includendo l’acquisto di ieri, Mediaset ha complessivamente acquistato 36 milioni di titoli (pari al 3,048% del capitale sociale) per un controvalore complessivo di oltre 337 milioni di euro.
Inoltre, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha dato il via libera all’acquisizione da parte di Rti, concessionaria delle reti Mediaset, di tre rami d’azienda, costituiti complessivamente da sei impianti radiotelevisivi e delle relative frequenze, di proprietà di TeleOrvieto, Teleradio Center e VideoFirenze. Secondo quanto si legge sul Bollettino Antitrust, l’Authority guidata da Antonio Catricalà, ha deciso di non avviare l’istruttoria sulle operazioni in quanto esse non determinano la costituzione di una posizione dominante sui mercati interessati, tale da eliminare o ridurre in modo sostanziale e durevole la concorrenza.
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