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Pirateria: i giovani europei irrecuperabili sostenitori del filesharing

Europa


Pirateria: i giovani europei irrecuperabili sostenitori del filesharing

 

Gli europei tra i 15 e i 24 anni sono talmente abituati a scaricare gratuitamente musica dalla Rete o a masterizzare i CD prestati dagli amici, che potrebbero “non sviluppare mai un comportamento d’acquisto di questi prodotti, provocando serie ripercussioni a lungo termine per l’industria discografica”.

 

Questi le conclusioni di uno studio condotto da Jupiter Research, basato sui comportamenti degli internauti in Francia, Germania, Italia, Gran Bretagna, Spagna e Svezia.

 

In questi paesi, nella fascia d’età compresa tra 15 e 24 anni, il fatto di acquistare un Cd è totalmente passato di moda e la pratica dello scambio gratuito di materiali musicali coinvolge fino al 34% degli utenti compresi in questa fascia.

 

Lo studio paragona quest’attitudine è una “bomba a scoppio ritardato” per l’industria musicale, dal momento che quest’ultima punta sul raggiungimento dell’età adulta dei consumatori, spesso associata al concetto di maggiore potere d’acquisto.

 

“La pirateria è una minaccia grave”, ha dichiarato l’autore dello studio Mark Mulligan. “I giovani connessi in Rete sono abituati ad avere musica gratuita senza limiti e fruibile sempre e comunque, grazie alle reti peer-to-peer”.

 

I più giovani, infatti sono molto più distanti, rispetto alle generazioni precedenti, dalla musica legata a un supporto fisico quale il Cd, essendo cresciuti di pari passo con le reti P2P.

 

Di fatto, in Europa, le reti di scambio illegale sono utilizzate tre volte di più di quelle a pagamento, nonostante il contrattacco delle associazioni dei discografici come l’IFPI, che ha cominciato dal 2003 a fare causa contro gli utenti di questi network e le società che li gestiscono.

Più recentemente, la British Phonographic Industry (BPI) ha annunciato 65 nuove cause legali contro gli uploader musicali più incalliti, ossia coloro che per primi mettono certi programmi in rete illegalmente.

 

La nuova azione contro il filesharing della BPI coincide con l’annuncio di altri 2.100 nuove cause in tutto il mondo, che portano il totale degli utenti coinvolti in simili cause a 20 mila.

 

L’istruzione di procedimenti legali non ha però mai fermato lo scambio di musica tramite le famigerate reti P2P, diminuito, dal 2002 al 2005, di appena lo 0,4% sui principali mercati europei.

 

Lo studio di Jupiter Research sottolinea anche come la “cultura della pirateria” sia molto forte in Spagna dove la percentuale di internauti che ammettono di praticare il download illegale è passata dal 22% del 2002 al 32% del 2005.

Inversione di tendenza invece in Germania, dove lo scambio P2P è passato dal 18% di tre anni fa all’attuale 13% e in Francia, seppur con una variazione minima, dal 21% al 20%.

 

Non tutto, però, è perduto, conclude Jupiter: se la pirateria non accenna a diminuire, la società definisce ‘solida’ la richiesta di download a pagamento, con un europeo su 10 pronto a pagare per scaricare dalla Rete il suo brano preferito. La percentuale cresce al 31% in Svezia.

 

Cifre smentite da una recente ricerca di Nielsen SoundScan, secondo cui i brani venduti in Rete tramite piattaforme legali ha toccato a maggio 2005 quota 6,6 milioni a settimana.

A ottobre però, la vendita legale ha quasi arrestato la sua crescita, toccando a fine ottobre i 6,7 milioni di brani.

 

Secondo quanto stimato dagli analisti, neanche l’enorme successo dell’iPod ha avuto l’impatto previsto sul download, dal momento che chi acquista il lettore lo usa per scaricare la musica dai propri CD, preferibilmente masterizzati.

 

 

 

 

 

 

 

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