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Canone Rai: continua il dibattito. Landolfi, ‘si trovino altre strade per vincere la sfida della qualità e dell’innovazione tecnologica’

Italia


Il dibattito sul bilancio Rai continua a essere motivo di scontro tra governo e opposizione. Dopo la dichiarazione del Ministro delle Comunicazioni, Mario Landolfi, che ha ribadito la sua ferma opposizione all’aumento del canone, ecco che Rifondazione Comunista pone l’accento su un altro argomento: i diritti sportivi.

“Il ministro Landolfi vuole impedire alla Rai di correre per i diritti sportivi quando, su alcuni sport, dovrebbero essere i privati a non poter trasformare in merce avvenimenti che hanno una natura e uno spessore sociale“, sottolinea Sergio Bellucci, Responsabile nazionale dipartimento comunicazione e innovazione tecnologica di Rifondazione Comunista.

 

E aggiunge “Evidentemente il Ministro della Comunicazione è sempre meno certo di rimanere, con la attuale coalizione, a governare il Paese e tende a trasformare il terreno dietro di sé in terra bruciata e impraticabile. Se il Ministro fosse così scrupoloso nel favorire le applicazioni delle norme anti-concentrative sulla pubblicità dovrebbe rivolgere la sua attenzione al Capo del tavolo di Governo, che continua a essere il padrone di un gruppo che, di fatto, non ha più limiti e sta inghiottendo l’intero settore della comunicazione”.

 

Per Bellucci: “Il servizio pubblico radiotelevisivo viene spinto sempre più nell’angolo della deriva commerciale e gli viene impedito di ripensarsi come un servizio di nuovo tipo per quel bene comune che è oggi la comunicazione radiotelevisiva”.

 

Ma dalle pagine di Libero, il ministro sottolinea: “In Rai bisogna introdurre elementi di efficacia, di economicità”.

“Siamo in un momento di sacrifici – continua il Ministro -. Li stanno facendo tutti (…). La Rai non può chiamarsi fuori. Deve fare la sua parte di sacrifici. Del resto, mi pare che abbia materia a sufficienza per farli senza restare pelle e ossa. (…) Anche i conti relativi al 2005 sono contraddittori: l’ex Direttore generale ha lasciato una semestrale con un attivo di 95 milioni. Come è possibile che in meno di sei mesi siamo passati a meno 80 milioni? Sono domande che un ministro deve porsi”.

 

Propri ieri Landolfi, ha bocciato lo schema di contabilità separata che gli è stato trasmesso dal Direttore generale della Rai e in cui emerge “un deficit a carico del servizio pubblico“, nel 2004, di 300 milioni di euro.

“Ho risposto al Direttore generale – ha spiegato Landolfi alla Commissione di vigilanza Rai – facendo presente che il documento non è conforme allo schema proposto dalla Rai all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni“, perché per il ministro “alcune voci sono messe impropriamente insieme“, ed in più manca “l’indicazione del ricavo potenziale derivante dal vincolo pubblicitario sulla programmazione (35% del totale)” relativa all’aggregato che parla della programmazione che non è finanziata con il canone.

 

Secondo il ministro “il canone deve coprire unicamente gli oneri specifici di servizio pubblico e non sono ammessi sussidi incrociati a favore di servizi diversi”. Insomma, per dirla con una formula: “Si perverrebbe ad una conseguenza addirittura paradossale: con l’aumento del canone si andrebbero a finanziare produzioni non di servizio pubblico. L’isola dei famosi, tanto per citare un esempio di programmazione che non rientra fra gli obblighi di pubblico servizio specifico verrebbe finanziata con il canone”.

 

Per Landolfi il canone “rappresenta la gamba su cui il sistema deve trovare un equilibrio. Ma non è possibile, soprattutto tecnicamente, decidere su tutti i complessi aspetti che riguardano il futuro della Rai attraverso la sola determinazione del canone e pensando esclusivamente all’aumento del canone”. Ha ricordato, infatti, il ministro che a decidere oggi l’aumento dell’abbonamento radiotelevisivo è l’articolo 47 del Testo unico della radiotelevisione che spiega che “è effettuata con Decreto del Ministro delle Comunicazioni in misura tale da consentire alla società concessionaria di coprire i costi che prevedibilmente verranno sostenuti in tale anno per adempiere agli specifici obblighi di servizio pubblico generale radioTv affidati alla Rai, come desumibili dall’ultimo bilancio trasmesso, prendendo anche in considerazione il tasso di inflazione programmato e le esigenze di sviluppo tecnologico delle imprese”.

Ora, a fronte dello schema di contabilità separata sull’esercizio 2004 e prime proiezioni 2006 che gli è stato inviato il 17 novembre scorso dal Direttore generale della Rai, il Ministro ha spiegato che “non è possibile in questo momento esprimere un giudizio perché i dati presentati dalla Rai sono carenti nella loro prospettazione”.

 

A suo avviso, invece, “sono chiare le conseguenze cui si perverrebbe se, lo squilibrio per 300 milioni dell’aggregato A (relativo ai programmi finanziati con il canone) di pubblico servizio, derivasse dalla valorizzazione del minore introito pubblicitario riferito alla restante programmazione“. E su questo Landolfi ha ricodato la Comunicazione della Commissione Europea relativa all’applicazione delle norme sugli aiuti di stato al servizio pubblico di radio diffusione. Qui si spiega in pratica che “con il canone si possono finanziare unicamente le attività di pubblico servizio quali definite dalle legge e dai contratti di servizio. Per tanto mentre gli stati possono decidere liberamente – ha continuato il ministro – sul mix di copertura degli oneri di servizio pubblico, canone e pubblicità, viene posto un ulteriore limite all’ammontare del canone che non può finanziare le altre attività perché in questa maniera si turberebbe la concorrenza e si configurerebbe come aiuto di Stato”.

 

Ma per il ministro non si tratta solo di questo, ha sottolineato, infatti, la forte evasione del canone su cui ha fatto predisporre un emendamento al Disegno di Legge Finanziaria che darà alla Rai strumenti incisivi per contrastare il fenomeno. A suo avviso però occorre anche “incidere sulla struttura dei costi della Rai che non sembra siano in linea con le migliori pratiche adottate anche a livello internazionale, sulla gestione e sull’assenza di strategia”. Ha evidenziato inoltre che “c’è parecchia confusione circa i dati gestionali, vista la contraddizione tra le evidenze contabili del 2004 e la semestrale 2005 rispetto ai dati di pre-consuntivo. Non c’è identità – ha aggiunto Landolfi – di vedute rispetto ai numeri tra l’attuale direttore generale e quello precedente”.

 

Ha messo in luce anche che la Rai nonostante “i risultati estremamente lusinghieri in termini di audience non è in grado di trasferire in termini di raccolta pubblicitaria questo successo delle attività di programmazione”. In sostanza per il Ministro “la determinazione del canone è un elemento decisivo, ma che deve rispettare, sia sul piano formale sia su quello sostanziale, una serie di dettami che non possono essere travolti a suo di polemiche o peggio sottovalutati mediante prospettazioni lacunose, fuorvianti o, peggio, apodittiche”. Per Landolfi “ci sono strade che la Rai potrebbe seguire per trovare entrate diverse con accordi commerciali, soluzioni di politica industriale, scelte strategiche per affrontare e vincere la sfida della qualità e dell’innovazione tecnologica”.

 

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