Italia
Si sta consumando di ora in ora un botta e risposta che vede protagonisti il Governo italiano e la Commissione europea, in merito al dossier sugli incentivi pubblici stanziati in Italia per la sviluppo del digitale terrestre, ancora al vaglio della Ue.
Jonathan Todd, portavoce del Commissario europeo alla Concorrenza Neelie Kroes, è intervenuto per smentire quanto dichiarato dal Ministro delle Comunicazioni, Mario Landolfi, che aveva affermato che la Commissione è in procinto di archiviare il caso sugli incentivi al digitale terrestre. “La Commissione europea non sta chiudendo il caso sui finanziamenti al digitale terrestre in quanto il dossier è ancora oggetto di analisi” dei servizi di Bruxelles, ha invece detto Todd.
Il ministro ha motivato le sue dichiarazioni spiegando di avere incontrato in giornata il Commissario Ue ai Media Viviane Reding, ma la competenza del dossier è della Kroes. Pronta una nota del ministero, che spiega: “Il Ministro delle Comunicazioni, on. Mario Landolfi, non ha anticipato il giudizio della Commissione europea, ma ha constatato la piena convergenza tra l’orientamento espresso dalla Commissione nel caso della vicenda relativa ai finanziamenti nella regione di Berlino e la decisione assunta dal Governo italiano nel riproporre l’agevolazione ai decoder nella Legge Finanziaria in corso di approvazione al Parlamento“.
“La normativa italiana è pienamente rispettosa dei principi di neutralità tecnologica, trasparenza e proporzionalità” ha ribadito il portavoce di Landolfi nella nota.
“Non abbiamo nulla da temere“, ha detto il ministro, spiegando di aver presentato a Reding il testo della Finanziaria “in cui si fa riferimento alla tecnologia digitale senza specificare se terrestre o satellitare“. Un requisito che dovrebbe “fugare qualunque dubbio sulla volontà del Governo italiano di rispettare la neutralità tecnologica“, ha detto il ministro.
Ricordiamo che Sky Italia ed Europa 7 hanno presentato ricorsi contro gli incentivi pubblici ai decoder per il digitale terrestre.
Il Governo italiano “finanzia, direttamente ai consumatori, l’acquisto di decoder che consentono l’applicazione interattiva, quindi una piattaforma aperta, non proprietaria”, ha spiegato il ministro, aggiungendo che “chiunque adotti questa piattaforma può beneficiare indirettamente di questi sussidi”.
“Il nostro sistema – ha precisato Landolfi – prevede la piattaforma MHP, consigliata dalla Commissione europea perché consente l’interattività“.
Nel nostro Paese lo spegnimento definitivo del segnale analogico avverrà anticipatamente in due regioni, la Sardegna e la Valle d’Aosta: “al 31 gennaio 2006 ci dovrebbe essere lo switch-off nei capoluoghi di provincia, mentre al 31 luglio lo switch-off dovrebbe riguardare l’intero territorio delle due regioni e per quella data la Sardegna e la Valle d’Aosta diventeranno all digital”, ha detto il ministro. Poi partiranno la sperimentazioni in altre 4 regioni (da definire) “e quindi ci avviciniamo al 2006 con una copertura sia di popolazione, sia di territorio abbastanza, cospicua – ha aggiunto Landolfi – Ora che l’Europa avvicina al 2008 il termine iniziale dello switch-over, noi potremmo anche agganciarci a questa scadenza, cioè immaginare una soluzione un po’ più spostata nel tempo, che ci allinei anche agli altri Paesi europei. Questo a noi fa piacere“. Quella del passaggio dall’analogico al digitale “non è affatto una questione facile perché significa investimenti notevoli – ha infatti osservato il ministro -. Sappiamo che la Rai, per esempio, attraversa qualche difficoltà rispetto a questo obiettivo”. Bisogna poi tenere conto del fatto che l’Italia ha un “panorama particolarmente variegato perché abbiamo 650 emittenti locali, numero che non ha eguali negli altri paesi europei, che sono interessate e faranno sacrifici per raggiungere questo obiettivo“, ha concluso, non escludendo che – anche per questi motivi – “i tempi dell’Italia si possano allungare”.
Intanto arriva la notizia che l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, nella riunione del 3 novembre 2005, ha applicato per la prima volta i poteri sanzionatori della Legge Giulietti sulla pubblicità ingannevole, infliggendo una multa di 10mila euro all’Associazione Italiana per lo Sviluppo del Digitale Televisivo Terrestre (DGTV). DGTV è stata condannata per inottemperanza ad una delibera dell’Autorità del 14 ottobre 2004 che vietava ulteriori diffusioni di un messaggio, presente sul suo sito, che pubblicizzava i pregi e le potenzialità della Tv digitale. Il messaggio era stato ritenuto ingannevole perché il suo contenuto informativo era “carente per chiarezza e completezza, in considerazione soprattutto dell’omessa indicazione della natura, al momento solo sperimentale, del servizio televisivo offerto”.
L’Autorità, che prima, in caso di inottemperanza, poteva solo inviare la denuncia alle Procure della Repubblica, ha applicato la legge Giulietti (oggi confluita nel Codice del Consumo), entrata in vigore nell’aprile 2005, che le permette di intervenire direttamente nei confronti dell’operatore pubblicitario con multe da un minimo di 1.000 ad un massimo di 100mila euro. Nel caso di ripetute violazioni al divieto di diffusione del messaggio ingannevole si può arrivare alla sospensione dell’attività per un periodo massimo di 30 giorni.
Come spiega la nota dell’Antitrust, nel caso della DGTV la sanzione di 10mila euro è stata calcolata tenendo presente l’assenza di dolo, la breve durata dell’infrazione, la portata limitata dei messaggi nuovamente diffusi e le condizioni economiche dell’impresa: sebbene DGTV sia un’associazione non a fine di lucro, che non opera direttamente sul mercato, rappresenta comunque i principali operatori di rete.
Attualmente sono in corso altri sei procedimenti per inottemperanza ai quali si potrà applicare la nuova normativa. Da quando la legge Giulietti è entrata in vigore sono arrivate all’Autorità circa 450 denunce per pubblicità ingannevole e sono attualmente in corso 240 procedimenti.