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Nessun futuro per la carta stampata senza Internet. Ne sono convinti gli insider

Mondo


La carta stampata dovrà rivedere il proprio futuro alla luce di Internet e delle tecnologie digitali. Questo è quanto sottolinea la World Association of Newspapers (WSN) in occasione della conferenza “Al di là del mondo scritto“.

“Ci stiamo preparando all’avvento del digitale“, ha sottolineato Simon Waldman, responsabile delle attività elettroniche del Guardian, il cui sito risulta il più popolare della stampa quotidiana britannica, davanti al Sun, il Times e il Telegraph.

Aggiungendo che al momento nella società il 20% è dedicato al digitale, tra 6-7 anni sarà l’80%. The Guardian controlla 15 siti, divenuti redditizi quest’anno, finanziati quasi esclusivamente dalla pubblicità e ampiamente consultati sia negli Stati Uniti che in Gran Bretagna.

 

Altro caso significativo: il sito di El Mundo, il secondo quotidiano spagnolo per tiratura dopo El Pais, risulta il più consultato (750.000 visitatori al giorno) dei giornali europei telematici, davanti al Bild e al Guardian.

Grazie a una strategia dinamica, dal 2003 il sito di El Mundo è diventato molto profittevole per la società (1,3 milioni di euro di profitti nel 2004). L’impiego di ben 49 giornalisti ha consentito di diventare molto forti nei contenuti, ha indicato il Direttore allo Sviluppo di elmundo.es, Emilio Plana Hidalgo.

Il modello economico è tuttavia differente. Oltre alla pubblicità online (65%), il sito registra il 35% delle entrate (in forte rialzo) da introiti supplementari (Sponsoring, vendita di CD/DVD, SMS), una politica già seguita con successo dalla stampa quotidiana spagnola.

 

“Le entrate digitali sono diventate una cosa seria, visto che il mercato del cartaceo e stagnante“, ha dichiarato Helmar Hipp, responsabile del gruppo regionale austriaco Voralberger Nakhitchevan, il cui 15% delle entrate proviene dal Web che prevede un rapido aumento di questa percentuale.

 

Questa tendenza sancisce la “priorità di Internet” com’era già avvenuto in occasione del World Newspapers Congress (Seul, 29 maggio-2 giugno), dove gli esperti prevedevano per gli anni a venire dei giornali in formato tabloid e forti investimenti nelle attività digitali.

“Noi dobbiamo far parte del Web e non limitarci solo a essere sul Web“, ha aggiunto a riguardo Waldman, sottolineando tra l’altro il fenomeno dell’interattività, che diventa un elemento determinante nella strategia Internet dei giornali. 

Precisando che questo concetto, detto di “giornalismo partecipativo”, spinge i giornali ad adattarsi e a moltiplicare gli scambi – spesso attraverso i blog – con i lettori che vogliono “comunicare, dare il loro punto di vista o ancora sfidare l’ordine costituito (dei media, naturalmente)”.

 

Questa evoluzione non è senza rischi, come ha avuto modo di constatare a proprie spese il Los Angeles Times nel giugno scorso, quando è stato costretto ad annullare il sistema Wikitorial. Si trattava di un tool che permetteva di modificare gli editoriali messi online dal giornale, sul modello dell’enciclopedia comunitaria Wikipédia.org.

“Non siete d’accordo con il nostro editoriale? Riscrivetelo“, questa la frase che si poteva leggere, come invito, sulla homepage del LaTimes.com.

Ma questa sperimentazione, davvero originale, ha avuto vita breve. Il quotidiano online ha dovuto togliere l’accesso a questo servizio, dopo avere registrato numerosissime pubblicazioni di contenuto osceno, accompagnate da fotografie pornografiche.

 

Mettere online in tempo quasi reale delle foto e i video amatoriali – come ha fatto The Guardian dopo i recenti attentati terroristici di Londra – dà maggiori vantaggi ai siti dei giornali. Ma bisogna sempre farlo con grande cautela.

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