Italia
Umberto Veronesi, Direttore Scientifico dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano e Mario Frullone, Presidente di Elettra 2000 e Direttore delle Ricerche della FUB (Fondazione Ugo Bordoni), sono stati intervistati questa mattina su Radio Vaticana da Luca Collodi, sugli effetti dei campi elettromagnetici e la percezione di timore della popolazione.
I campi elettromagnetici generati dalle stazioni radiobase dei telefonini suscitano un’alta percezione di rischi nella popolazione, rischi che ormai possono ritenersi infondati a seguito di risposte scientifiche che smentiscono l’esistenza di pericoli legati all’esposizione a questi campi. Tuttavia, se la scienza è in grado di dare risposte ai dubbi sull’elettrosmog, permane ancora il senso di pericolo dei cittadini, che può essere eliminato soltanto con una massiccia campagna di comunicazione scientifica.
“La gente è vittima di paure non controllate e preda di angosce collettive di fronte a cose non conosciute come possono essere i campi elettromagnetici” spiega Veronesi. ” “Tutti siamo immersi in campi magnetici, la terra stessa è un enorme campo magnetico ed è quindi necessaria un’attività di informazione intelligente della popolazione, perché spesso i mezzi di informazione non trasmettono i messaggi più corretti: il giornalismo è alla ricerca di sensazionalismo, tutto viene amplificato ed ingigantito e non si fa attenzione alla fonte anche se autorevole, sottovalutando i risultati di studi di qualificati gruppi scientifici”.
Secondo Veronesi, la popolazione deve essere informata e non può essere rassicurata semplicemente mantenendo il principio di precauzione: “Il principio di precauzione non è un principio scientifico e rientra in un atteggiamento di prudenza della popolazione, ma se applicato in una maniera stretta una persona non dovrebbe neanche uscire di casa, non dovrebbe andare in automobile o prendere l’aereo e dovrebbe vivere sotto una campana di vetro. Il principio di precauzione, quindi, rimane un principio molto vago. Anche prendere l’aereo comporta un rischio, ma al tempo stesso rappresenta un enorme beneficio per tutta l’umanità e si sceglie di affrontarlo. Comunque oggi il livello di tensione sui pericoli dei campi elettromagnetici è diminuito rispetto a qualche anno fa e la gente accetta l’idea che non c’è rischio nell’uso di apparecchi elettrodomestici, nell’uso del telefonino e delle antenne”.
Anche la politica deve seguire le risposte scientifiche ed adoperarsi per rispondere ai timori dei cittadini sui campi elettromagnetici e a tal proposito Veronesi sostiene che: “La politica non ha interesse ad andare in direzione antiscientifica, anche se a volte si fa influenzare da alcune posizioni. Anzi il paese deve abbandonare la sua posizione di scarsa fiducia nella scienza se vogliamo veramente riemergere e non andare incontro ad una fase regressiva”.
Sul ruolo importante della politica concorde la posizione di Frullone, che aggiunge: “La politica intesa a livello alto non ha interesse a fomentare queste polemiche, ma a livello locale a volte chi si trova all’opposizione e indipendentemente dal colore, per mettere in difficoltà gli amministratori locali, aumenta il senso di pericolo nella popolazione che invece andrebbe combattuto. I politici devono realizzare il consenso e in molti casi trovano imbarazzante assumere atteggiamenti che vanno contro il comune sentire in settori dove c’è una relazione tra sviluppo tecnologico e ambiente come, ad esempio, nel caso dell’alta velocità. La politica dovrebbe sensibilizzare i propri rappresentanti in ambito locale, per evitare che vengano strumentalizzati, a fini di polemica politica, dei temi attinenti al progresso della società e dell’uomo. Non è eticamente accettabile allarmare la popolazione senza riscontri oggettivi”.
Frullone ha poi portato l’esperienza diretta di Elettra 2000 e della FUB.
Le attività del consorzio Elettra 2000 sono finalizzate a favorire la ricerca scientifica e a divulgarne i risultati e nello scorso mese di settembre, è stato organizzato un workshop a Venezia cui hanno partecipato, tra gli altri, autorevoli scienziati che hanno illustrato i risultati delle loro ricerche, l’OMS (Organizzazione Mondiale per la Sanità) e il WWF (World Wildlife Fund).
La FUB è l’ente che ha realizzato la rete di monitoraggio dei campi elettromagnetici su tutto il territorio nazionale costituita da 1200 centraline installate dalle Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente. “Secondo la nostra esperienza noi non abbiamo mail rilevato una corrispondenza tra i timori dei cittadini e reali situazioni di rischio ed anzi in Italia la situazione è sotto controllo e al di sotto dei livelli europei.
La soluzione, anche secondo Frullone, è allora quella di comunicare all’opinione pubblica i risultati della ricerca scientifica. “Occorre parlare e andare incontro alla popolazione. Spesso è proprio la cronaca locale a parlare di questi fenomeni e ad allarmare la popolazione. Allora, proprio per arrivare fino al cittadino e dare risposte capillari abbiamo dato il via a una campagna di comunicazione itinerante con il BluBus, un autobus che si è già spostato in 120-130 città italiane per parlare con la popolazione, distribuire materiale informativo e portare l’evidenza della rete di monitoraggi e dei valori misurati per rispondere con fatti ai loro dubbi. I cittadini hanno il diritto di essere preoccupati, noi abbiamo il dovere di informare” .
Frullone manifesta qualche perplessità sul contributo dei media nell’attività di informazione dei cittadini riguardo all’elettrosmog: “La stampa e la televisione spesso non aiutano, perché la non esistenza del rischio non fa notizia e non richiama l’attenzione dei media. Anche l’OMS ha ormai archiviato gli studi relativi alle stazioni radiobase, cioè alle antenne, perché i campi prodotti sono così insignificanti che non vale la pena continuare in questo senso, eppure questo non fa notizia e non trova spazio adeguato”.
In conclusione, gli interventi di Veronesi e Frullone dimostrano che il problema della percezione di rischio dei campi elettromagnetici può essere superato con iniziative per la diffusione dei risultati della ricerca scientifica su larga scala e con il coinvolgimento delle istituzioni, dei media e della politica per le campagne di comunicazione rivolte ai cittadini.