Francia
Il Consiglio francese della Concorrenza ha inflitto una multa record da 80 milioni di euro a France Telecom, per le pratiche anticoncorrenziali praticate tra il 1999 e il 2002 nel mercati dell’Adsl.
L’operatore storico francese ha già fatto sapere che farà ricorso contro la decisione.
Nel dossier reso pubblico ieri, il Consiglio ha definito “estremamente grave” il comportamento dell’ex monopolista, che avrebbe altresì provocato “seri danni all’economia”, chiudendo il mercato dell’accesso a Internet ad alta velocità tra il 1999 e il 2002, quando circa 1,4 milioni di francesi si sono abbonati ai servizi Adsl.
Si tratta della multa più salata mai inflitta dal Consiglio: la cifra comminata corrisponde allo 0,4% del fatturato del colosso telefonico d’oltralpe.
Quest’ultimo, era già stato condannato nel maggio del 2004 a pagare una multa da 20 milioni di euro per non aver rispettato un’ingiunzione del 2000 che obbligava il gruppo ad abbassare le sue tariffe all’ingrosso.
La cifra è stata portata poi a 40 milioni di euro dalla Corte d’appello di Parigi a gennaio del 2005.
France Telecom dovrà dunque versare in totale 120 milioni di euro.
La questione delle tariffe anticoncorrenziali praticate dalla società, è stata sollevata da Neuf Telecom (oggi Neuf Cegetel) nel 1999, anno in cui France Telecom ha lanciato i primi servizi Adsl, aprendo due mercati: quello della fornitura dei servizi al dettaglio e quello del mercato all’ingrosso, destinato ai fornitori di accesso a Internet.
Secondo l’accusa di Neuf Telecom, pienamente accolta dal Consiglio, France Télécom, che in qualità di operatore storico deteneva il quasi monopolio della rete, avrebbe rifiutato di aprirla agli operatori concorrenti per permettere loro di fare delle offerte competitive e costringendo, di conseguenza, i fornitori di accesso a servirsi esclusivamente dei suoi servizi.
Questo atteggiamento ha permesso al gruppo di dominare sia il mercato al dettaglio, attraverso la sua filiale Wanadoo, che quello all’ingrosso.
Già a febbraio del 2000, il Consiglio aveva deliberato in favore di Neuf Telecom, imponendo all’operatore storico di proporre “entro al massimo 8 settimane”, un’offerta tecnica e commerciale di accesso alla rete che permettesse una “concorrenza effettiva”.
France Télécom aveva quindi trasmesso una nuova offerta nell’aprile del 2000, ma le sue disposizioni tariffarie erano ancora tali da non permettere ai concorrenti di fare offerte competitive agli ISP.
Il Consiglio ha constatato che France Télécom ha rivisto al ribasso le sue tariffe soltanto nel settembre del 2002, sotto impulso dell’Autorità di settore (oggi Arcep).
Questo rifiuto a garantire condizioni di accesso leali, ha stimato il Consiglio, “ha permesso a France Télécom di restare l’unico fornitore di prestazioni di trasporto del traffico Internet ad alta velocità tra gli abbonati e gli ISP fino al 2002 e ha impedito l’ingresso nel mercato di concorrenti potenzialmente più innovativi“.
L’abuso di posizione dominante dell’ex monopolista ha dunque nuociuto gravemente allo sviluppo della concorrenza sul mercato all’ingrosso dell’Adsl e, fatto ancora più grave, è arrivato “da un operatore storico verticalmente integrato”, che avrebbe potuto, data la sua posizione, “modificare unilateralmente la struttura del mercato dell’alta velocità”.
L’operatore, da canto suo, ha reagito immediatamente contestando la decisione ed esprimendo la volontà di ricorrere in appello, stimando che la decisione sia “sproporzionata” tanto più perché “sanziona dei comportamenti e delle tariffe praticate in un contesto regolato dall’autorità di settore”.