Italia
Si è tenuto il 24 ottobre a Roma il convegno organizzato da Confindustria e Thinktel “Telecomunicazioni motore dello sviluppo europeo“. I lavori sono stati aperti dal Presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo che ha introdotto il tema del convegno evidenziando come i nuovi servizi delle telecomunicazioni contribuiscano alla modernizzazione delle PMI, della PA e più in generale dell’intero Paese. In particolare, Montezemolo ha affermato che ‘il mercato evolve verso servizi più innovativi e non va commesso l’errore di ostacolare questo processo con una regolamentazione che tende a replicare il modello del passato. Occorre deregolamentare i mercati che stanno raggiungendo un sufficiente grado di concorrenza. Modernizzazione del Paese significa dare competitività ed in questo momento è necessario diminuire i chilometri che ci dividono dagli altri Paesi per recuperare la capacità di competere internazionale che in questo momento è fondamentale per le nostre imprese e il nostro Paese“.
L’intervento di Montezemolo è stato seguito da quello di Viviane Reding, Commissario UE per la Società dell’Informazione e i Media, che ha aperto il suo discorso sottolineando l’impegno del presidente della Commissione, José Manuel Barroso, e dell’Unione Europea nell’intraprendere, con l’Agenda di Lisbona, una strategia comune a tutti i Paesi che tenga conto del fatto che la convergenza è una sfida reale. Per la Reding, l’obiettivo è quello di affrontare entro i prossimi cinque anni le varie sfide con una strategia concentrata su:
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una maggiore libertà di azione dell’industria, che dovrà essere lasciata dai politici libera di agire;
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una regolamentazione orientata al mercato, che intervenga solo quando l’industria non raggiunge i propri obiettivi;
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un intervento regolatorio solo in presenza di operatori dominanti;
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uno spazio di informazioni comune;
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la creazione di un mercato europeo comune in un mondo globale pieno di competitori che si basi su azioni comuni che ne facilitino la sopravvivenza;
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la modernizzazione dei contenuti audiovisivi europei.
Fondamentale per il raggiungimento di questi obiettivi è l’investimento nella Ricerca e nello Sviluppo.
Attualmente, infatti, l’investimento europeo è inferiore a quello degli Stati Uniti, con conseguenti ripercussioni sull’economia. Poiché la tecnologia è basilare per rendere la vita dei cittadini più facile, è necessario che le persone si rendano meglio conto dei benefici che le telecomunicazioni portano nella vita quotidiana e occorre rivedere il framework normativo per dare ai nuovi servizi la possibilità di crescere e per incrementare le possibilità di scelta dei consumatori. Il Commissario Reding ha, infatti, dichiarato: “Gli Stati membri devono lavorare per rendere le telecomunicazioni un elemento fattivo e visibile“.
Altro tema rilevante del convegno è stato quello sollevato da Maurizio Decina, autorevole membro di Thinktel e Presidente dell’Advisory Board di Key4biz, che ha presentato i risultati di due ricerche, una sul VoIP e l’altra sulle tecnologie Wireless Broadband.
La Ricerca “Voice over IP Peer-to-Peer: potenziale e impatto sulle alternative tecnologiche“, svolta dall’istituto ICT Consulting, ha messo in luce come nel corso degli ultimi due anni il VoIP abbia raggiunto un livello di prestazioni e affidabilità tali da permettergli una significativa affermazione commerciale, muovendosi di fatto dal settore di nicchia degli early adapters verso il mainstream del mercato.
A fine agosto 2003, Skype Technologies, una start-up europea fondata da Niklas Zennström e Janus Friis, ideatori del più diffuso sistema di file-sharing, KaZaA, ha lanciato un servizio di telefonia su IP basato sul paradigma Peer-to-Peer (P2P).
Tale servizio prevede una quasi totale decentralizzazione delle funzioni di controllo e di segnalazione direttamente all’interno dell’applicazione software fornita agli utenti, annullando di fatto investimenti in infrastrutture da parte del fornitore di servizi. Skype, infatti, utilizza la rete Internet per realizzare gratuitamente comunicazioni telefoniche dirette tra utenti appartenenti alla community Skype (chiamata on-net).
Attraverso Internet raggiunge nodi di raccolta/terminazione per realizzare, grazie ad accordi con normali operatori telefonici fissi e mobili, chiamate da (servizio Skype-In) e verso (servizio Skype-Out) reti telefoniche convenzionali a tariffe particolarmente convenienti. Però, decisamente più alte se dirette verso telefoni mobili.
Sfruttando tale approccio tecnologico e una strategia di marketing virale basata su tre fattori (utilizzo gratuito di alcuni servizi, semplicità di installazione dell’applicativo e tempo di attivazione del servizio estremamente ridotto) Skype è riuscita ad ottenere una notevole crescita della propria base clienti, passando da una ristretta utenza “amica” a circa 55 milioni di utenti registrati nell’arco di un paio d’anni. Un successo confermato dalla recente acquisizione di Skype per circa 2,6 miliardi di dollari da parte di eBay, il colosso americano delle aste on-line.
Gli esperti del settore sono concordi nell’ipotizzare in prospettiva futura l’affermazione della tecnologia VoIP e la conseguente significativa riduzione degli introiti derivanti dai servizi della cosiddetta telefonia di base, ovvero dall’erogazione del tradizionale servizio di conversazione telefonica. Resta invece ancora imprevedibile il tempo necessario affinché suddetta transizione tecnologica si completi. Un ruolo di primo piano sarà in tal senso giocato dal quadro normativo applicato ai servizi di telefonia su IP e dalle strategie che gli attori già presenti sul mercato decideranno di perseguire in merito alla mutua interconnessione in tecnologia VoIP.
In conclusione dalla Ricerca emerge che, nonostante la sfida lanciata dai new entrant, saranno comunque le strategie dei grandi operatori di telefonia a condizionare lo sviluppo del mercato e che giocheranno un ruolo fondamentale le partnership e le acquisizioni tese a valorizzare le infrastrutture di rete, di accesso e di interconnessione, nonché soprattutto la base utenti.
La ricerca sulle nuove tecnologie wireless broadband, invece, ha preso in considerazione due grandi categorie di tecnologie: le reti metropolitane e geografiche con il WiMax e il MobileFi e le reti locali e personali, con la Zigbee e UWB.
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Il WiMax rappresenta la promessa dell’alternativa all’ultimo miglio cablato. Le prestazioni conseguibili attraverso questa tecnologia rappresentano un elemento di fortissimo interesse per risolvere i problemi degli investimenti richiesti per portare l’unbundling anche nelle zone di poco interesse per gli operatori di TLC e costituiscono una soluzione competitiva nel mercato dell’accesso.
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Il MobileFi fornisce banda analoga a quella dell’Adsl a terminali in movimento ad alta velocità, con un’efficienza e un numero massimo di utilizzatori superiori a quelli delle tecnologie cellulari. La copertura dei sistemi MobileFi prevede celle metropolitane da 15 chilometri di raggio.
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Lo Zigbee rappresenta una sorta di evoluzione di Bluetooth, superandone i limiti principali: costo, numero massimo di device connessi e consumo. Il campo di applicazione è vastissimo e va dalla domotica alla logistica, dall’elettronica di consumo al machine-to-machine.
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Lo UWB si prefigge lo scopo di realizzare collegamenti broadband con banda minima di 20 Mbps con copertura variabile in funzione della banda, senza richiedere l’assegnazione di una gamma specifica di frequenze.
L’affermarsi di queste nuove tecnologie radio è favorito dallo stato di maturazione delle soluzioni commerciali attuali e da un tessuto normativo che deve regolarne l’applicazione e la diffusione.
A porre ulteriormente l’accento sul futuro delle telecomunicazioni è intervenuto Carlo Mario Guerci, Vicepresidente e coordinatore Thinktel, che ha ripreso il tema della convergenza fisso-mobile legata allo sviluppo di IP attraverso l’intreccio di varie tecnologie a banda larga (Wi-Fi, Wi-Max, Mobile Fi…). L’importante sfida appena iniziata aprirà senza dubbio nuove occasioni di sviluppo, ma al tempo stesso costituirà anche un grosso rischio sia per gli operatori maggiori che per quelli minori.
Il tema più critico è quello dei nuovi contenuti con i quali le nuove tecnologie potranno creare valore aggiunto.
Attualmente i maggiori concorrenti degli operatori fissi sono i gestori mobili, ma attraverso Unbundled Local Loop, Shared Access e la costruzione di infrastrutture alternative, le quote degli Incumbent sono scese ovunque e hanno cominciato a comparire operatori mobili virtuali e nuovi operatori su tecnologia VoIP nelle versioni Peer-to-Peer e VASP. A ciò va aggiunto che in un prossimo futuro entreranno con forza concorrenti provenienti da altri settori e segmenti, come Google, Microsoft, Yahoo e forse anche altri editori tradizionali che sfrutteranno il loro forte marchio. Nel frattempo continuerà il processo di integrazione fisso-mobile e intorno al 2010 si comprenderà che le due attività non sono più differenti: i vari operatori mobili resteranno tali, ma svilupperanno una nuova e più forte concorrenza sviluppando sia la telefonia cellulare che le evoluzioni di WiFi e WiMax.
A quel punto, il nuovo mondo delle telecomunicazioni avrà un nuovo attore protagonista più rilevante di quanto non sia già: i produttori di contenuti. Le imprese di telecomunicazioni dovranno incorporare nuove culture e gli investimenti, che richiederanno forte selettività e focalizzazione, saranno massicci. “Fondamentale sarà il ruolo dei regolatori – ha sottolineato Guerci – Finora, infatti, le regolamentazioni hanno aiutato a ottenere un certo grado di concorrenza, ma non hanno certamente stimolato l’innovazione. Bisognerà attualizzare il quadro regolamentare che dovrà essere ispirato allo stimolo dell’innovazione, al beneficio per il consumatore piuttosto che alla tutela delle imprese e alla liberalizzazione delle nuove tecnologie“.
A portare avanti il discorso è stato poi il professore di Economia e Finanza presso la Columbia Business School, Eli Noam, che ha presentato un’analisi sui fattori di cambiamento delle telecomunicazioni negli Stati Uniti. Noam ha diviso lo sviluppo delle telecomunicazioni in tre periodi:
– 1972-1982: nascita della concorrenza sulla lunga distanza;
– 1982-1995: fine del monopolio della At&T e affermazione del mobile wireless;
– 1995-2005: nuova legislazione sull’ICT.
I principali elementi di instabilità che attualmente caratterizzano il settore sono la mancanza di leggi specifiche, lo stato della concorrenza e la deflazione.
I lavori della mattinata sono stati conclusi dall’intervento del Ministro delle Comunicazioni, Mario Landolfi, che ha esordito dichiarando che “le telecomunicazioni rappresentano un elemento moltiplicatore della competitività di un Paese perché sono un fattore trainante e mobilitante e riescono a far fare squadra nell’economia. Le Istituzioni devono cercare di ridurre, se non eliminare, gli elementi di digital divide per irrobustire il sistema Paese almeno da un punto di vista infrastrutturale. Due sono gli obiettivi: stanziare incentivi per rendere popolari le nuove tecnologie e rassicurare chi investe in questo settore attraverso la razionalizzazione normativa“.
Bruno Busacca, membro di Thinktel, ha presentato i dati di una ricerca realizzata per Thinktel sulla penetrazione e l’uso della banda larga da parte delle PMI. Dalla ricerca risulta che se la banda larga vanta dei valori di penetrazione alti, manca però l’uso di applicazioni come i sistemi di data e disaster recovery, i VPN, il VoIP, il CRM, l’eLearning ecc. ed occorre quindi una politica per l’accelerazione della diffusione della banda larga e per la migrazione delle connessioni adottate dalle imprese verso soluzioni di nuova generazione.
A introdurre i temi della sessione pomeridiana del convegno è stato Pietro Guindani, amministratore delegato di Vodafone e presidente ASSTEL, che con il suo discorso ha messo l’accento sul “modello italiano di competitività, basato sulla competizione integrata delle infrastrutture e dei servizi” e sulle aspettative di crisi per il settore delle telecomunicazioni. Secondo Guindani, sebbene questo settore sia propulsore di innovazione, è ipotizzabile un rallentamento nella crescita dovuto alla diffusione di una nuova generazione di servizi in un mercato che però è già saturo, all’erosione dei prezzi al pubblico che riduce il ricavo annuale della telefonia fissa di circa un miliardo di euro, con la conseguente riduzione dei fondi per gli investimenti, e alla caduta dei consolidati confini settoriali ad opera della banda larga digitale.
È opinione di Guindani che la collaborazione tra il settore delle telecomunicazioni e quello dei media possa evitare il rischio di una stagnazione e portare un nuovo ciclo di sviluppo, ma a patto che le nuove tecnologie rispecchino i reali bisogni del cliente su mercati davvero competitivi.
Il Presidente di Thinktel, Martin Cave, ha introdotto la tavola rotonda che si è svolta nel pomeriggio riassumendo lo stato del nuovo framework regolatorio. Secondo Cave, quello che occorre è un approccio unificato verso le nuove tecnologie, uno sviluppo delle leggi equivalente a quello della competitività, stessi principi regolatori in tutti gli Stati membri e in tutte le aree degli stessi, nonché un’analisi dettagliata dei 18 mercati per raggiungere una regolamentazione appropriata. I rimedi adeguati potrebbero consistere nell’incoraggiare i competitori a investire nelle infrastrutture attraverso operazioni di fine-tuning sui prezzi di accesso e nel semplificare il regime imponendo target alle autorità regolatorie degli Stati, riducendo i mercati e accelerando i processi di appello.
E’ seguito il dibattito della tavola rotonda moderata dal giornalista e membro di Thinktel Dennis Redmond, a cui hanno partecipato Marco Tronchetti Provera, presidente di Telecom Italia, Didier Lombard, Chairman e Ceo di France Telecom, Ben Verwaayen, Ceo di British Telecom, Patrizia Toia e Lorenzo Cesa, Parlamentari Europei.
Il dibattito è stato aperto da Patrizia Toia, che ha sollevato la questione della valutazione dell’attuale piano regolatorio, precisando che il Parlamento sta lavorando su un nuovo quadro che terrà conto dei motivi per i quali il precedente non è stato pienamente attuato e delle esigenze dei soggetti realmente interessati ed in particolare delle aziende, grandi e piccole.
Ben Verwaayen ha affermato che convergenza non vuol dire soltanto unire le tecnologie, ma anche permettere alla gente di avere più scelte. Pertanto, bisogna essere virtualmente ovunque nel globo senza specializzarsi in un solo mercato, perché l’ICT è diventato un ingrediente per la competitività di tutti i settori. L’Unione Europea può dare un contributo al futuro dell’ICT, ma occorrerebbe un percorso comune, perché con la presenza di 25 Autorità in 25 Paesi è difficile perseguire una politica di deregulation comune, così come è difficile parlare di un mondo della convergenza dopo aver diviso il settore delle comunicazioni in 18 mercati.
Marco Tronchetti Provera ha ribadito che le telecomunicazioni sono una delle aree in cui l’Europa può competere e l’Italia è più avanzata nella liberalizzazione. Le telecomunicazioni non sono più soltanto la voce e parlare oggi di tlc significa parlare di una rete sofisticata che trasporta elementi convergenti per aumentare la produttività del sistema e fornire più servizi al cittadino. L’Italia sta proseguendo speditamente nell’innovazione e la copertura della banda larga passerà dall’attuale 88% al 95% della popolazione nel 2007, quando conterà 7 milioni di utenti. La regolamentazione non deve ritardare le aziende promotrici di questo processo di innovazione perché si rischierebbe di “fermare il futuro“, e questo è un approccio da perdenti: le regole devono venire dopo.
Didier Lombard ha affermato che in questa fase più che di evoluzione delle telecomunicazioni si può parlare di “rivoluzione” ed allora se si vuole organizzare il mercato è necessario cambiare il sistema. Il mercato si sta aprendo a nuovi attori e l’industria europea deve poter contare su regole chiare per avere le garanzie di poter continuare ad investire. La concorrenza per gli operatori europei non arriverà dagli operatori di telecomunicazioni, ma da parte di soggetti come Skype, Google ecc. che stanno diversificando la loro offerta e saranno molto aggressivi in tutti i mercati.
In linea con l’intervento della Toia, Lorenzo Cesa ha sottolineato come nel Parlamento Europeo l’attenzione verso il settore dell’ICT stia cambiando in seguito ad un atteggiamento più positivo anche nei confronti dei grandi gruppi. E’ necessaria una maggiore volontà di investimento e una regolamentazione più snella, ma che dia più certezze.
Ha concluso i lavori del convegno il Commissario dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni Giancarlo Innocenzi Botti. Per il Commissario, in tutti i maggiori Paesi sta proseguendo un intenso processo di rinnovamento tecnologico, i cui risultati sono avvalorati dalla crescita infrastrutturale delle reti, dalla diffusione della larga banda, dalla crescita del mobile, dai processi di digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni e delle imprese, dalla impennata delle utenze business e consumer. Un processo che oggi coinvolge nuove aree del globo ed in particolare alcuni grandi Paesi con tassi di crescita sorprendenti. Le applicazioni e gli impatti dell’ICT sono noti per il loro straordinario dinamismo, sia in ambito tecnologico che sotto il profilo dello sviluppo dei mercati. Essi rappresentano una grande potenzialità capace di dare grande impulso alle politiche dell’occupazione ed alla generale crescita economica. Crescita economica e competitività sono le due spinte portanti promosse dall’ICT; due spinte che esprimono grande potenzialità nel trasformare il modello di sviluppo di ciascun Paese e con esso, in prospettiva, la sua struttura socioeconomica.
L’evoluzione tecnologica consente l’affermarsi di servizi innovativi con modalità di sviluppo del mercato che favoriscono nuovi modelli competitivi, modelli più avanzati rispetto al mercato dei servizi tradizionali e il messaggio principale emerso dal convegno, è che gli investimenti nel settore delle telecomunicazioni e dell’ICT sono lo stimolo più efficace all’aumento della produttività e, quindi, della capacità competitiva di un sistema economico.