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Il numero uno sul mercato mondiale dei media, Time Warner, sarebbe in trattative con il gigante dell¿informatica, Microsoft, per vendere una quota dell¿Internet service provider America Online (AOL).
La notizia è apparsa sul New York Post e sull¿edizione online del Wall Street Journal.
Secondo il New York Post, che cita fonti vicine alle società, l¿obiettivo sarebbe quello di combinare AOL con MSN, il portale di Microsoft, in una joint venture divisa in parti uguali tra i due gruppi, che aumenterebbero così le forze di vendita. L¿accordo, sempre secondo le indiscrezioni di stampa, comporterebbe da parte di Microsoft anche il pagamento a Time Warner di una somma in denaro
Il Wall Street Journal ha parlato più generalmente di collaborazione tra le due società. Più precisamente, secondo quanto avrebbero riferito queste fonti, Microsoft starebbe cercando di far adottare ad AOL il motore di ricerca di Microsoft al posto di quello di Google. In caso di accordo, la mappa del potere Internet cambierebbe profondamente con un rafforzamento della multinazionale di Bill Gates nei confronti dei due agguerriti concorrenti, Google e Yahoo.
Ricordiamo che lo scorso anno, la partnership con AOL è stata la prima fonte di guadagni per Google.
Ad avere ambizioni su AOL non è solo Microsoft, anche Google e Yahoo lo scorso hanno avviato trattative con Time Warner per rilevare una quota dell¿Isp.
In questo momento Google ha una grossa capacità di investimento, visto che proprio ieri ha raccolto 4 miliardi di dollari dalla vendita in Borsa di 14 milioni di azioni.
Un portavoce di Google ha dichiarato che ¿La società non commenta mai le indiscrezioni¿, ma ha definito ¿sana¿ la partnership tra Google e AOL, lasciando intendere che non ci sarebbero ipotesi di rottura all¿orizzonte. Sarà vero?
Richard Greenfield, analista del Fulcrum Global Partners, che ha detto di non essere a conoscenza delle trattative, ha affermato di ritenere che un”operazione di questo genere potrebbe essere prematura per Time Warner, anche se l”affare potrebbe portare a una riduzione dei costi. Ha aggiunto che gli investitori danno una valutazione di AOL non superiore ai 10 miliardi di dollari, ma che il servizio online potrebbe ottenere una valutazione tra i 15 e 20 miliardi di dollari.
Time Warner è da tempo ormai alla ricerca della migliore soluzione per arginare le perdite della divisione Internet.
Il presidente della società, Richard Parsons, potrebbe essersi però deciso a dismettere AOL sulla pressione del finanziere d”assalto Carl Icahn che si è accaparrato in pochi mesi il 2,6% di Time Warner e preme per scalare posizioni. Icahn ha proclamato negli ultimi tempi la necessità di valorizzare il gruppo, attraverso una struttura più snella e redditizia che a suo dire dovrebbe prevedere la vendita di gran parte degli asset delle Tv via cavo e lo scorporo delle attività editoriali che comprendono magazine come Time, People e Sport Illustrated.
Critico sulla gestione della società, Icahn avrebbe ad esempio voluto un buyback più corposo di quello da 5 miliardi di dollari annunciato di recente, approvato nel tentativo di risollevare i corsi del titolo depresso.
Da parte sua Parsons non si fa intimidire e ha assicurato, due giorni fa, in una eMail inviata agli impiegati, “di essere impegnato in un processo che va avanti con una serie di opzioni a disposizioni al fine di valorizzare il gruppo“.
La fusione tra AOL e Time Warner è stata conclusa nel gennaio 2001. La svalutazione del fornitore d¿accessi Internet aveva fatto sfiorare il fallimento, con una perdita netta record di quasi 100 miliardi di dollari nel 2002.
AOL, il cui numero di abbonati diminuisce trimestre dietro trimestre specie negli Stati Uniti, continua a dar rogne a Time Warner.
Nel secondo trimestre la holding ha registrato conti in rossi per via di un accantonamento pari a 3 miliardi di dollari necessario a chiudere il contenzioso con gli azionisti, che risale all¿epoca della megafusione con AOL.
Per ulteriori approfondimenti, leggi:
Trimestrale in rosso per Time Warner. Pesano i 3 mld di accantonamenti per la class action
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