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La Corte suprema degli Stati Uniti ha pronunciato ieri, 27 giugno, la sentenza più attesa in materia di diritto d¿autore, venti anni dopo quella ¿Sony Betamax¿. Secondo i giudici, gli utenti delle reti di file-sharing potranno essere perseguiti. Si segna così una gran vittoria a Hollywood e all¿industria discografica nella battaglia contro la pirateria digitale.
“Chi distribuisce un dispositivo con l”obiettivo di promuovere il suo uso per infrangere il copyright è punibile per gli atti risultanti dalla violazione causata da terze parti utilizzando lo strumento, a prescindere dagli usi legali possibili dello strumento stesso“, ha scritto il giudice David Souter.
La Corte non condanna il peer-to-peer, ma la promozione dell¿uso illegale che ne hanno fatto i siti coinvolti.
Si tratta di ¿una vittoria storica per la proprietà intellettuale nell¿era del digitale¿, ha commentato l¿Associazione del cinema americano (MPAA), il grande sindacato di Hollywood, esprimendo il pensiero della maggior parte degli artisti.
L¿organizzazione che difende le posizioni dei produttori musicali (RIAA) lo ha definito un gesto che ¿protegge il sostentamento di più di 11 milioni di americani impiegati nell¿industria del diritto d¿autore¿. Aggiungendo che questa sentenza rafforzerà l¿attrattiva delle offerte legali dell¿entertainment online.
Il caso, noto come ¿MGM vs Grokster“, opponeva 28 case discografiche e cinematografiche agli utenti delle piattaforme peer-to-peer Grokster e Morpheus, accusate di complicità con i pirati, facilitando con la loro tecnologia la violazione dei diritti d¿autore. L¿affaire non coinvolgeva il sito KaZaA, molto noto tra i cosiddetti ¿scambisti¿ della Rete. Nel mirino della giustizia, il sistema di file-sharing, lanciato alla fine egli anni ¿90 da Napster, oscurato nel 2001 su ordine della giustizia americana, dopo una lotta all¿ultimo sangue da parte dei editori discografici.
Ben cinquanta le argomentazioni depositate da Intel, Yahoo, Apple, dalle lobby dei professionisti, associazioni consumatori, musicisti (Elvis Costello, Avril Lavigne), e dal governo americano stesso, che ha sostenuto le posizioni dell¿accusa.
Per l¿industria dell¿entertainment, le tecnologie sviluppate da Grokster e Morpheus sono dannose nella misura in cui permettono la circolazione delle opere senza alcun controllo: i loro utenti sono quindi responsabili se lasciano circolare canzoni o film piratati.
Ieri, i 9 giudici della più alta giurisdizione americana hanno deciso all¿unanimità che i fornitori dei software P2p violano la legge federale sul copyright, fornendo agli utenti il mezzo per scambiare con altri utenti file scaricati illegalmente da Internet.
Considerate le precedenti sentenze, la Corte ha giudicato che c¿erano ¿delle prove sostanziali a sostegno delle argomentazioni di MGM¿, specificatamente la tecnologia P2p mira a incitare gli internauti alla pirateria. La Corte non ha, comunque, deciso di oscurare i due siti, ma ha rimandato il caso alle due Corti federali che si erano pronunciate, in primo grado e in appello, a favore delle società di software
La decisione è stata accolta con soddisfazione da parte dei parlamentari americani (che ritengono che il software di Grokster è usato da più del 90% per fini illegali) e dal governo americano.
Alberto Gonzales, Ministro della Giustizia, ha dichiarato ¿Sono soddisfatto che la Corte Suprema abbia stabilito che quelli che incoraggiano al furto di musica, film, software o altre opere protette dal diritto d¿autore possano essere ritenuti responsabili dei loro atti¿.
Aggiungendo che il ministero ¿continuerà a sostenere il diritto delle vittime delle violazioni della proprietà intellettuale¿ e a reclamare il sede di giustizia il risarcimento dei danni cagionati.
Per Richard Taranto, difensore di Grokster e Morpheus, la sentenza ha stabilito uno standard poco chiaro per determinare quali sono le reali intenzioni degli sviluppatori di un software o di un dispositivo: ¿Tutto sarà giudicato secondo il metro di ciò che desiderano o autorizzano i proprietari di diritto d¿autore¿. L¿avvocato ha già fatto sapere che continuerà la battaglia, in un nuovo processo sosterrà che le società non hanno incoraggiato gli utenti a scaricare illegalmente musica e film.
Matthew Neco, Affari legali Streamcast (Morpheus), ha parlato di decisione ¿orwelliana¿, con Hollywood nel ruolo del “Big Brother”.
Sulla stessa linea le aziende che operano nell¿hi-tech, che ritengono che la sentenza non sia stata sufficientemente chiara da levare le incertezze che riguardano gli sviluppatori dei sistemi P2p e le tecnologie annesse.
¿C¿è grande preoccupazione per l¿intera industria. Dobbiamo far fronte ai concorrenti di Cina e India che non sono gravati dalla stessa mole di contenzioso delle nostre aziende¿, ha detto Michael Petricone, vicepresidente della CEA (Consumer Electronics Association), che rappresenta più di 2.000 produttori che operano nell¿elettronica di consumo.
E sempre dalla CEA, Gary Shapiro ha lamentato che ¿La Corte non ha detto grandi cose per chiarire ai programmatori e alle industrie il modo di evitare d¿essere denunciati per violazione del diritto d¿autore per i loro prodotti e servizi legittimi¿. E ha spiegato che gli sviluppatori dovranno adesso fare i conti con ¿regole oscure¿ e costi giuridici potenzialmente esorbitanti, prima di commercializzare i loro prodotti, e prima di lavorare a progetti innovativi.
Ed Black, capo dell¿associazione CIIA (Computer and Communication Industry Association), nota per la sua battaglia contro il dominio di Microsoft sul mercato dei software, ha parlato di giudizio ¿inquietante¿.
¿E¿ tempo che le aziende dei contenuti si aprano alle nuove tecnologie e non che le combattano¿, ha dichiarato Black, che ha spiegato che il rischio potrebbe essere che Hollywood ostacoli l¿innovazione e si ritrovi ¿presto a imporre i termini della distribuzione digitale¿.
L”ITAA (Information Technology Association of America), che rappresenta 400 aziende che operano sul mercato hi-tech, e sottolineato che la Corte non ha rimesso in discussione il principio della sentenza “Sony Betamax” del 1984, precisamente il produttore non può essere perseguito unicamente per via del fatto che il proprio prodotto può essere utilizzato illegalmente.
Allora erano gli studios Universal a puntare il dito contro la tecnologia di videoregistrazione di Sony, che ritenevano aprisse la porta alla pirateria dei video. La sentenza Betamax stabilì che non c¿è responsabilità del produttore di una tecnologia se questa viene utilizzata per fini illeciti.
La Corte Suprema aveva allora spiegato che il videoregistratore Betamax consentiva degli usi totalmente legali, come la registrazione per fini privati o la copia delle opere di pubblico dominio. Ironia della sorte, Sony che ha rilevato MGM lo scorso anno, questa volta si trova dall¿altra parte della barricata.
Harris Miller, presidente dell¿ITAA, ha riconosciuto che la Corte suprema ha ragione quando dice che ¿nessun venditore dovrebbe incoraggiare attivamente gli utenti della propria tecnologia a violare i diritti d¿autore¿.
Secondo Sacha Wunsch-Vincent, esperto delle nuove tecnologie e del digitale per l¿OECD (Organisation for Economic Co-operation and Development), ¿bisogna leggere la sentenza dettagliatamente ed evitare di trarre conclusioni tropo rapide¿.
Precisando che alcuni hanno immediatamente parlato delle difficoltà per lo sviluppo tecnologico, quando in realtà la sentenza ¿Sony Betamax¿ non è stata del tutto rimessa in discussione.
Sulla stessa linea Intel, una portavoce ha detto che l¿azienda sta studiando la sentenza, ma che la Corte sembra avere salvaguardato gli aspetti più importanti della sentenza Betamax.
Nei prossimi giorni potremo vedere l¿incidenza che la sentenza avrà avuto sulla web community. Ne usciranno avvantaggiate le piattaforme legali come l¿iTunes Music Store di Apple, e altri siti di downloading legale di musica. Anche se gli esperti ritengono che non basterà per sconfiggere la pirateria, visto che i maggiori utilizzatori del file-sharing illegale sono soprattutto i giovani, con pochi soldi, che resteranno sempre tentati da tutto ciò che viene offerto gratuitamente, sebbene si tratti di una pratica illegale.
Sicuramente si è creato un importante precedente di cui si avvarranno le major e che peserà sulle future decisioni contro le piattaforme di P2p.
Per ulteriori approfondimenti, leggi:
Le major e la proprietà intellettuale: la Corte Suprema Usa apre il dibattimento che deciderà il futuro del P2p
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