Italia
Presentato oggi il 4° Rapporto Censis/Ucsi sulla comunicazione in Italia che, oltre all¿approfondimento interpretativo dei dati in parte anticipati a ottobre sull¿uso da parte degli italiani di televisione, radio, Tv satellitare, quotidiani, libri, settimanali e mensili, Internet e cellulari (I media che vorrei), si è arricchito di tre capitoli fondamentali per la comprensione dello stato dell¿informazione e della comunicazione nel nostro Paese.
La Tv rimane il mezzo dominante. Dallo Studio emerge che il 42,3% degli telespettatori italiani spegne la Tv se non vi trova programmi di proprio interesse e ben il 21%, la lascia accesa ma si mette a fare altro. E ancora, il 25% degli italiani non vede o non sopporta i reality show, che sembrano destinati a un profilo giovanile-femminile. L”altra metà li vede ma non considera affatto autentico ciò che vede, piuttosto è attirato dalla simpatia dei protagonisti e dalle loro vicende. Tra i più giovani (14 -17 anni) il consumo di televisione, anche solo occasionale, si attesta al 96,7%.
Sempre giovane, soprattutto maschile, istruito e stufo della Tv generalista il pubblico della Tv satellitare (25,5%).
Il rapporto fa un¿analisi dei profili degli utenti e dei non utenti di Internet e cellulari, ossia delle tecnologie attualmente più evolute per informarsi e comunicare. Come spiega Censis/Ucsi, il 20% della popolazione italiana può essere considerata ¿aliena¿ rispetto alle nuove tecnologie dell¿informazione e della comunicazione, non hanno infatti alcun rapporto né con Internet né con i cellulari (sono in maggioranza donne, anziane, con basso titolo di studio).
Il 24% si può considerare ¿attardata¿ sulla strada dell¿uso delle nuove tecnologie, non hanno alcun rapporto con Internet (perché non sanno usare il computer), ma usano i cellulari con una qualche frequenza (anche questo gruppo è costituito per lo più da donne, anche se di età meno avanzata e con un titolo di studio elementare o di licenza media).
Il 25% è costituito da persone ¿tiepide¿ rispetto alle nuove tecnologie, perché nonostante non usino mai Internet (perché non sanno usare il computer) fanno un uso del cellulare abbastanza intenso (quasi per metà uomini e metà donne, sono per lo più madri e padri con figli) e probabilmente lo usano proprio per tenere contatti, di controllo, con i figli.
Il 17% della popolazione italiana, invece, appartiene al gruppo definibile degli ¿sperimentatori¿, nel senso che fanno un uso molto intenso sia di Internet sia dei cellulari e con una spiccata tendenza a personalizzare le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie (sono ovviamente soprattutto giovani, e maschi e con un buon titolo di studio). Infine vi è un 14% degli italiani ormai definibili semplicemente ¿consumatori¿ di nuove tecnologie, usano, infatti, normalmente e quotidianamente internet e cellulari, per attività di lavoro e professionali, e anche sul piano privato, pur non avendo modo di ¿sperimentare¿, usano le nuove tecnologie come abituali consumatori.
Più specificatamente, la maggior parte degli utenti Internet, ben il 73,7% , si collega da casa e lo fa da tre, quattro volte alla settimana a tutti i giorni. L”attività principale risulta essere la consultazione della posta elettronica (61,4%), segue l”aggiornamento sulle ultime notizie (34,5%) e la navigazione sulla Rete attraverso i motori di ricerca (30,4%). Inaspettatamente un bel 20,5% degli internauti si collega alla Rete per chattare.
Tanti anche quelli che vanno sul Web per praticare il downloading di musica (13%) o leggere quotidiani (10,5%).
Ma esiste una grossa percentuale (46,2%) che ritiene Internet un media ancora troppo costoso e lento (27,5%), anche se va considerato che la percentuale di chi possiede la banda larga è del 20,5%.
Il 22,2% ha addotto il rischio virus, tra i motivi di malcontento. Il 16,4% ha dichiarato, infatti, che si connetterebbero maggiormente a Internet, se ci fosse un maggior controllo dei contenuti.
La vera rivoluzione digitale degli italiani è rappresentata dal telefonino. Dal Rapporto emerge, infatti, che l”uso quasi quotidiano del cellulare è praticato dal 70,9% della popolazione. L”aumento è consistente se si pensa che ancora due anni fa aveva un cellulare e lo usava almeno una volta alla settimana il 75,3% degli italiani, ma solo il 47,6% di essi lo adoperava con maggiore frequenza. Nei giovani poi l”uso del cellulare è diventato un”esperienza pervasiva quanto quella della televisione. Il 94% dei ragazzi tra i 14 e i 17 anni lo usa mentre tra i 18 e i 29 anni si arriva al 96,2%. Nelle persone anziane l”uso del telefonino è fermo invece al 38,8% non molto lontano dal 37% registrato nel 2002. Ma qual è l”uso che gli italiani fanno del cellulare? il 69,1% lo usa oltre che per le telefonate anche per scambiarsi SMS mentre gli altri impieghi sono ancora ¿estremamente marginali¿. Il 6,4% ci gioca (anche se tra i giovanissimi il dato arriva al 27,5%) mentre il collegamento a Internet è estremamente raro: solo tra gli uomini si arriva al 3,3% e nella fascia 30/44enni al 3,6%.
Lo studio approfondisce anche il Rapporto fra gli anziani (sopra i 65 anni) l¿informazione e la comunicazione. Una visione omogenea, appiattita e monotona della vecchiaia è uno degli aspetti messi in discussione dalla ricerca: allo stesso modo dei giovani, anche gli anziani, rispetto ai media, non sono tutti uguali. Si capisce dai dati che per ciascun media ci sono percentuali di vecchi in situazioni diverse da quelle prevalenti. Per esempio, fra le persone dai 65 anni in su in Italia il 48% ascolta la radio, il 48% legge settimanali, il 45% usa un telefono cellulare, il 44% legge i quotidiani, il 32% legge libri, il 22% ha la televisione satellitare¿ Solo nel caso dell¿Internet si scende a un desolante 2%.
Il Rapporto contiene anche i risultati di una ricerca svolta per conto del Consiglio Nazionale dell¿Ordine dei giornalisti sulla delicata questione dell¿autonomia/libertà effettivamente goduta dai giornalisti italiani. Sono stati intervistati 300 redattori, (quindi giovani giornalisti alla base della piramide gerarchica nelle redazioni) delle testate giornalistiche di agenzie, quotidiani, settimanali, radio e Tv di livello nazionale e pluri-regionale.
Alla domanda ¿Le capita di non riuscire a raccontare i fatti osservati/accaduti, perché condizionato da qualcuno?¿ Il 50% degli intervistati ha risposto ¿mai¿, ovvero per il restante 50% i condizionamenti professionali sono una realtà, che per il 39% accade ¿di rado¿, per l¿8% ¿spesso¿ e per il 2% ¿sempre¿.
Alla domanda ¿Le è mai capitato di percepire che rispetto a un determinato evento la sua testata avesse un¿idea precostituita sulle cose accadute?¿ Il 19% ha risposto ¿mai¿, ossia per l¿81% si tratta di una realtà, che per il 45% accade ¿di rado¿, per il 30% ¿spesso¿ e per il 6% ¿sempre¿.
E alla domanda ¿Ritiene che in generale la sua testata sia costretta o indotta a fare scelte determinate da considerazioni e spinte non di tipo professionale?¿ Il 28% dei redattori intervistati ha risposto ¿mai¿, mentre per il 70% questa è un¿evenienza che si verifica: ¿di rado¿ nel 46% dei casi, ¿spesso¿ nel 20% e ¿sempre¿ nel 4%.
© 2005 Key4biz.it