Italia
Banda larga, infrastrutture ed ecosistema di prodotti e servizi che gravitano intorno all¿accesso veloce a Internet, sono oramai considerati i fattori primari dell¿attrattività di un territorio, capaci come sono di generare occupazione, benessere, reddito.
Esiste però il rischio che le aree che non sono coperte dalle adeguate infrastrutture ICT, restino tagliate fuori da opportunità che, nell¿era digitale, sono sinonimo di sviluppo e competitività.
Questo uno degli aspetti cruciali di cui si è discusso al convegno organizzato dalla Margherita sul tema ¿Innovazione tecnologica, sviluppo e competitività: quale modello per il mezzogiorno?¿, svoltosi oggi 22 giugno a Rende (Cosenza).
Presenti i rappresentanti di alcuni tra i maggiori operatori del mercato italiano ICT e le massime cariche politiche della Regione Calabria.
Un incontro interessante, ricco di spunti da cui partire per una seria riflessione su come il meridione possa non solo rinascere a livello economico, ma fare da traino al sistema Paese impegnato nella rivoluzione digitale.
Ad aprire dibattito è stato Paolo Zocchi, coordinatore dell¿Osservatorio Nazionale ICT della Margherita, che ha puntato il suo intervento sulla focalizzazione delle risorse del Mezzogiorno, e soprattutto della Calabria, una regione in cui troppo spesso il patrimonio economico e umano viene sprecato o dispersodalla ”mala” gestione.
Una regione che, come ha ricordato anche la Responsabile Innovazione e sviluppo della Margherita Linda Lanzillotta, ¿può e deve creare le condizioni per ottimizzare gli investimenti passati e quelli che arriveranno, sulla base di un ecosistema esistente, fatto di imprese, università e istituzioni¿.
Bisogna dunque, ha spiegato la Lanzillotta, ¿¿investire nelle tecnologie come fattore di cambiamento del territorio¿, ma soprattutto ¿cambiare i processi di gestione della Pubblica amministrazione, per fare della tecnologia una leva di sviluppo che parta dalle tipicità territoriali¿.
Troppo spesso, infatti, le regioni del Mezzogiorno si sono rese protagoniste di insuccessi, avviluppate in un¿ottica di assistenzialismo piuttosto che di protezione e sviluppo degli investimenti effettuati.
In questo contesto, l¿intervento di Enza Bruno Bossio, vicedirettore generale di CM Sistemi, si focalizza proprio sulla gestione delle risorse destinate al piano telematico regionale, caratterizzata da un approccio poco lungimirante da parte delle aziende interessate e delle Istituzioni.
Soltanto puntando su piani di gestione a lungo termine, dunque, ¿si può rispondere all¿esigenza di aumentare la spesa informatica nella Regione, che spende meno di 10 miliardi all¿anno, mentre in Friuli, una regione più piccola se ne spendono 50¿.
Proprio le Istituzioni sono state al centro del dibattito, poiché, come ha sottolineato anche Fabio Ginnetti, Direttore Relazioni Istituzionali di Fastweb, gli investimenti sono decisi sulla base della raggiungibilità del territorio e della presenza di infrastrutture, la cui realizzazione non può essere a carico solo degli operatori che, al massimo, contribuiscono al loro sviluppo e le completano con l¿offerta dei servizi, che sono poi quello che fa la differenza.
Succede quindi, ha spiegato Ginnetti che ¿territori che hanno un¿attratività intrinseca inferiore rispetto ad altri vengano serviti prima in un piano di sviluppo, poiché c¿è stata un¿infrastrutturazione¿ precedente che ha reso possibile la realizzazione di opere importanti e soprattutto la velocizzazione dell¿intero processo di sviluppo.
Attrattività e raggiungibilità sono dunque gli elementi primari dello sviluppo di un territorio, sui cui, però, vanno a inserirsi altri fattori che possono impattare in maniera importante sulle priorità di investimento degli operatori del settore.
Fattori come la ¿presenza di grandi progetti nazionali¿, che accorciano i tempi di sviluppo di un progetto anche di anni, la ¿Domanda pubblica¿, che fa da volano a ulteriori investimenti e abbassa i tempi di rientro degli operatori e, cosa più importante, la ¿presenza di infrastrutture di dorsale¿.
Quando si parla di digital divide, ha precisato Ginnetti, ¿si tende a trattare un tema che vede una sorta di discriminazione di una zona rispetto a un¿altra, causata dalla irraggiungibilità del territorio e dalla mancanza di tecnologie¿.
Alla base del digital divide c¿è però la questione dell¿accesso: se c¿è dunque un problema di fondo, è quello della fatica degli operatori ad ¿arrivare in prossimità delle città¿, superato il quale, questioni come la realizzazione delle reti metropolitane e l¿accesso in unbundling fisico diventano quasi secondarie.
L¿arretratezza tecnologica del Mezzogiorno, dunque, può ascriversi non tanto a una scarsa attrattività commerciale del territorio, quanto alla mancanza di infrastrutture di dorsale, ¿che rendono faticoso nel breve termine l¿arrivo di operatori alternativi che possano generare concorrenza, occupazione e migliorare la vita del cittadino e delle imprese¿.
Fare innovazione vuol dire soprattutto uscire da una dimensione ¿locale¿, per pensare in termini ¿internazionali¿. È il caso di Siemens, che è cresciuta puntando sull¿innovazione, espressa, però, sulla base dello sviluppo del Paese.
Siemens, così come tutti i grandi gruppi, ha spiegato Giorgio Cecchetto, Responsabile Carrier Development di Siemens Com, ¿si aspetta che il sistema Paese metta a frutto le tecnologie di base che sono a disposizione di tutti¿.
¿Il vantaggio di un Paese che investe in questo senso risiede proprio nel fatto che i ¿grandi gruppi¿ internazionalizzeranno l¿innovazione¿.
Si crea così un circolo virtuoso che coinvolge in concerto impresa, ricerca e istituzioni, dal momento che ¿i frutti dell¿innovazione restano in buona parte e a lungo nel Paese che ha contribuito a crearla¿.
Siemens, ha ricordato Cecchetto, ha partecipato alla cosiddetta ¿rivoluzione radiomobile¿ del Gsm attraverso una gara nazionale promossa dalla Sip, i cui risultati sono stati internazionalizzati dall¿azienda ed esportati in 90 Paesi.
Quando il progetto è partito, al settore Ricerca e Sviluppo collaboravano, oltre a Cecchetto altri tre ricercatori.
¿Oggi siamo in 1.300 ricercatori che sviluppano prodotti radio per tutto il gruppo Siemens. Non solo ¿ ha aggiunto Cecchetto ¿ ma circa il 60% delle stazioni radiomobili Gsm che vanno nel mondo viene prodotto in Campania¿.
Bisogna, dunque, innovare partendo da ciò che si sa fare: Siemens parla di WiMax, una tecnologia a banda larga su cui l¿industria delle tlc punta per portare l¿accesso Internet nei luoghi ritenuti più ¿inaccessibili¿ a costi molto ridotti.
La tecnologia viene sviluppata da Siemens nelle sedi italiane ed entrerà nella fase sperimentale quest¿estate.
Bisogna però ¿finalizzare¿, ha sottolineato Cecchetto, poiché dopo aver portato la banda larga ovunque, ci sarà bisogno delle applicazioni, e qui entra in campo l¿Amministrazione Pubblica ¿che deve dare vita non a un progetto locale ma a un progetto Paese che dia lo spunto per partire, per investire¿.
La speranza, dunque, è ¿che si esca dal localismo anche in questo contesto, perché non ci può essere un progetto Calabria, ma si può fare in Calabria un progetto-Paese¿.
Leconclusioni dell”incontro sono state tratte da Francesco Rutelli, Presidente della Margherita.
“La Calabria può e deve camminare con le sue gambe”, ha detto Rutelli, aggiungendo “il motivo per cui oggi siamo qui è perchè bisogna spendere bene i soldi dell”Europa e bisogna orientarli allo sviluppo, alla crescita economica. Ecco le ragioni per cui abbiamo scelto di parlare sul tema delle innovazioni tecnologiche, parlando ai giovani, a chi cerca un lavoro, a chi vuole migliorare il funzionamento della macchina pubblica, rendere l”innovazione tecnologica uno dei punti di forza e non di debolezza della Calabria”.
Per il presidente della Margherita, la politica deve servire gli strumenti del cambiamento, “…non deve servirsene, e penso che in Calabria in particolare si tratta di utilizzare gli investimenti pubblici per far decollare un settore che sia in grado di dare lavoro e uno sviluppo durevole nel tempo”.
“Troppe volte – ha concluso Rutelli – abbiamo visto iniziative anche meritorie che però si sono fermate, lasciando investimenti inutilizzati e troppe persone in mezzo alla strada”.
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