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RFID: i dubbi e le preoccupazioni dei consumatori europei. Indagine Capgemini

Europa



I sistemi di identificazione a radiofrequenza, meglio noti anche come etichette intelligenti o RFID, hanno fatto la loro comparsa nello scenario delle tecnologie wireless da un paio d’anni, ma ultimamente stanno sollevando diverse preoccupazioni nei consumatori, che ritengono insufficienti le informazioni che li riguardano e temono per la loro privacy.

Sempre più persone sono infatti preoccupate a causa della natura ‘invasiva’ di queste etichette di nuova generazione, nate dall’idea di dare a ogni singolo oggetto che ne porti attaccata una, un’identità unica che può essere comunicata a un lettore attraverso le radiofrequenze.

Le etichette ‘ o tag – contengono un miniscolo microchip in cui è memorizzato un codice identificativo e possono essere applicate su qualsiasi oggetto per garantirne rintracciabilità e identificazione.

l’RFID può essere ad esempio impiegato per “tracciare” singole unità di prodotto nella catena di distribuzione dell’industria, per garantire una maggiore rapidità nelle operazioni commerciali, per prevenire furti e contraffazioni dei prodotti, per controllare accessi ad aree riservate, ma anche per avere un quadro completo della situazione clinica di un paziente o, come già succede nel bar “Soba” di Glasgow, per permettere ai clienti (cui viene impiantato un minuscolo chip sotto pelle) di pagare una volta consumato e uscire dal club senza carte di credito o banconote.

A proposito di RFID visto dai consumatori, Capgemini ha appena pubblicato i risultati dell’indagine What European Consumers Think About RFID and the Implications for Business’ condotta intervistando più di 2000 persone in Inghilterra, Francia, Germania e Olanda.

Secondo la ricerca, da cui emergono anche diversi aspetti della tecnologia RFID percepiti come ‘positivi’, sussistono ancora molte preoccupazioni riguardo la privacy e alla carenza di informazioni che, di fatto, minacciano di eclissare i benefici delle etichette intelligenti in ambiti applicativi e settori dalla logistica alla sanità fino all’intrattenimento.

Innanzitutto, lo studio ha rilevato che soltanto il 18% degli europei ha sentito parlare di RFID, mentre appena il 12% sa che la tecnologia RFID ha già qualche ambito applicativo come modalità di pagamento.

Più della metà degli intervistati (55%) teme che le tag RFID possano permettere alle aziende di rintracciare i consumatori e di risalire ai loro dati personali attraverso il semplice acquisto di un prodotto, mentre il 59% si dimostra preoccupato che tali etichette agevolino l’accesso ai dati personali da parte di estranei.

Molte delle preoccupazioni emerse ‘ ad esempio il 39% degli intervistati teme che l’utilizzo di questa tecnologia possa spingere a un consistente rialzo dei prezzi ‘ derivano appunto dalla mancanza di una corretta campagna di informazione rivolta ai consumatori.

Per quanto riguarda i lati positivi della tecnologia, la maggior parte degli intervistati ha dichiarato che comprerebbe prodotti dotati di etichette intelligenti laddove ciò significasse una riduzione dei furti d’auto (70%), un recupero più tempestivo di oggetti rubati (68%) e una maggiore garanzia sui farmaci (63%).

Altri benefici considerati importanti dai consumatori comprendono la sicurezza e la qualità del cibo, ma anche la possibilità di sveltire le code alle casse dei centri commerciali.

Il consenso sulle nuove tecnologie nasce sempre da una corretta informazione. La tecnologia RFID potrà apportare molti benefici in termini di sicurezza, qualità e rintracciabilità delle merci. E’ importante che le aziende utilizzatrici della tecnologia avviino un processo educativo che metta in luce le finalità e che rassicuri sui timori evidenziati dai consumatori’, commenta Maurizio Mondani, Amministratore Delegato, Capgemini Italia.

A dire il vero, però, le preoccupazioni sollevate dai consumatori sono le stesse rilevate anche dal Congresso degli Stati Uniti e dalla Commissione europea.

Il primo ammette che dai sistemi di identificazione in radiofrequenza è possibile tracciare i movimenti dei consumatori, stilare un profilo delle abitudini, dei gusti e delle predilezioni individuali e che il Dipartimento della difesa e quello dell’Interno stanno già sperimentando la tecnologia in modo passivo.

Il gruppo Article 29 Working Party, che riunisce le autorità di protezione dati dei 25 paesi dell’Unione europea, da canto suo spiega che la capacità di collezionare segretamente una gran quantità di dati relativi a una persona, di tracciare i movimenti di un individuo nelle aree pubbliche ‘ aeroporti, stazioni, negozi ‘ di monitorare il comportamento dei consumatori, di poter leggere i dettagli degli abiti e degli accessori indossati e delle medicine acquistate, sono tutti esempi di applicazioni che sollevano forti preoccupazioni’.

Il 19 gennaio scorso, il Working Party ha pubblicato un documento (Working document 105) che come obiettivo primario quello di stabilire delle linee guida sulla base dei principi di applicazione stabiliti a livello europeo (Direttiva 95/46/EC e Direttiva 2002/58EC).

Tra le principali indicazioni indicate dal gruppo di lavoro, il diritto degli interessati ad essere informati: nel documento si ricorda la possibilità di utilizzare pittogrammi per segnalare in modo semplice e inequivocabile la presenza di dispositivi RFID su qualunque oggetto. l’interessato ha inoltre il diritto di essere informato dell’attivazione di tali dispositivi, il che può avvenire, ad esempio, attraverso segnalazioni luminose o di altra natura (mutamento del colore del tag, ecc.).


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