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Le famigerate reti peer-to-peer sono state parzialmente riabilitate da uno studio dell¿OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) secondo cui questi network non sono gli unici responsabili della crisi dell¿industria musicale e la pirateria su Internet potrà essere ridotta se verranno sviluppate nuove forme di distribuzione legale.
La condivisione di musica attraverso la Rete, dice l¿OCSE, conoscerà nei prossimi anni uno slancio significativo, che costringerà l¿industria a ripensare ai propri modelli economici e incoraggerà i poteri pubblici a rivedere le legislazioni in materia.
Il successo riscosso dalla vendita di musica online ha avuto ripercussioni su diversi segmenti, dagli artisti ai consumatori, all¿industria musicale e ai nuovi intermediari digitali.
L¿OCSE sottolinea il potenziale positivo della distribuzione digitale, sia come nuovo modello economico che come nuovo fenomeno sociale e culturale. Il rapporto conclude ugualmente che l¿unico modo per abbattere la pirateria dei contenuti protetti da copyright sarà la creazione di nuove forme di condivisione legale.
Il rapporto si propone dunque come una sorta di road map per avviare una rivalutazione delle politiche pubbliche in materia di download di contenuti dal web.
L¿OCSE preconizza in primo luogo delle politiche che riescano a conciliare gli interessi dei fornitori e degli utenti, in settori come la protezione dei diritti di proprietà intellettuale e la gestione dei diritti digitali, senza nuocere ai modelli di commercio elettronico e alle nuove tecnologie di carattere innovativo.
Dal momento che la distribuzione di contenuti online è un fenomeno relativamente recente, i quadri giuridici che regolano aspetti quali le tecnologie di protezione dei diritti d¿autore e i sistemi di micro-pagamento, devono essere necessariamente rivisti.
In base ai dati del rapporto, circa un terzo degli internauti dei Paesi dell¿OCSE hanno scaricato dei file dalle reti P2P e, a ottobre 2004, il numero di utenti simultanei sull¿insieme di questi network ha raggiunto quota 10 milioni.
In linea di principio, i software di condivisione sono una tecnologia innovativa e promettente. Tuttavia sono molti gli internauti che la utilizzano per effettuare copie non autorizzate non solo di file musicali, ma anche di video e di software.
E¿ difficile, dice l¿OCSE, stabilire una base per dimostrare un legame di causa-effetto tra la diffusione del file-sharing e il crollo del 20% del fatturato globale registrato dall¿industria musicale tra il 1999 e il 2003, ma la pirateria digitale potrebbe diventare un ostacolo per l¿affermazione degli strumenti di condivisione legale.
Il 2004, infatti, può essere considerato l¿anno della svolta, con la comparsa in rete di diversi servizi legali: alla fine dello scorso anno questi siti erano 230 per un totale di oltre un milione di brani messi a disposizione del pubblico.
Nel modello economico della vendita online, le case discografiche trattengono il grosso dei profitti, mentre i margini dei fornitori sono deboli o nulli, cosa che rimette in questione il sistema dei prezzi all¿ingrosso e al dettaglio.
Le vendite di musica online non rappresentano che una debole porzione del fatturato totale dell¿industria musicale (1-2%), ma esse divranno essere moltiplicate per 3-5 da qui al 2008, quando rappresenteranno il 5-10% del giro d¿affari.
Per non parlare delle importanti e positive conseguenze economiche per i produttori di apparecchi di elettronica di consumo, l¿industria informatica e delle telecomunicazioni e per i nuovi intermediari digitali (come i software di gestione dei diritti d¿autore).
Per quanto riguarda il prezzo, stima l¿OCSE che la vendita individuale di brani musicali in rete può essere un vantaggio per i consumatori di musica, ma questo ¿degruppamento¿ potrebbe avere anche un costo culturale, privando pla collettività di un effettivo accesso a prodotti di artisti ¿non commerciali¿.
L¿OCSE prende dunque in esame le sfide e le considerazioni politiche.
Norme e interoperabilità tecnica: troppi formati audio e DRM diversi e dispositivi incompatibili potrebbero ostacolare la crescita della musica online. Con l¿integrazione verticale della catena di valore, e il rischio per alcuni consumatori, di trovarsi intrappolati in alcuni standard piuttosto che altri, bisognerebbe creare un ecosistema in cui i piccoli attori innovativi possano sostenere la concorrenza. Una maggiore diversificazione dei contenuti, delle specifiche e dei materiali interoperabili contribuirebbero senza dubbio a rendere competitivi i mercati della musica online.
Protezione dei diritti di proprietà intellettuale: l¿OCSE sottolinea l¿importanza delle iniziative delle autorità pubbliche per ridurre la portata della pirateria su Internet. L¿azione pubblica, però deve essere attenta ai diversi approcci per quanto riguarda la responsabilità del copyright nelle diverse giurisdizioni.
Gestione dei diritti digitali (DRM): i DRM sono essenziali per i nuovi modelli economici sui contenuti, ma spesso non hanno impedito l¿utilizzo illecito della tecnologia. Il rapporto segnala ugualmente i problemi della trasparenza e della protezione della privacy, nonché le condizioni d¿uso relativamente restrittive (per esempio il rifiuto del diritto di copia privata).
Insomma, conclude uno degli autori del rapporto, Sacha Wunsch-Vincent, ¿¿le tecnologie online potrebbero evolversi in modo che l¿uso non autorizzato di materiale protetto da copyright potrebbe essere trasformato in un business del tutto legale¿.
Possibilità resa quanto mai verosimile dal fatto che la questione fa convergere gli interessi non solo dell¿industria musicale, ma anche degli ISP, degli operatori telecom, dell¿industria informatica e di molti altri player.
Secondo il portavoce dell¿IFPI (International Federation of the Phonographic Industry) ¿ Adrian Strain ¿ i risultati del rapporto sono ¿confusi¿.
L¿OCSE riconosce infatti il problema della pirateria e i vantaggi derivanti da servizi legali che rispettino il diritto d¿autore, ¿il rapporto non riconosce l¿ampiezza del fenomeno della condivisione che viola il copyright¿ né ¿la reale estensione del danno che questi servizi provocano all¿industria musicale¿.
Infine, secondo strani, l¿OCSE semplifica troppo la questione del DRM nello sviluppo del settore musicale.
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