Italia
Cominceranno il 1° luglio le sperimentazioni italiane sul WiMax, che, aperte a tutti gli operatori che ne faranno richiesta, termineranno il 31 dicembre.
Seguirà l¿assegnazione delle licenze (a pagamento) e, finalmente, il servizio dovrebbe essere operativo nel 2006.
Qualcosa, dunque, comincia a muoversi anche in Italia e, anche se in ritardo, il nostro Paese si allinea a quanto già avviene nella maggior parte dei Paesi europei. Le sperimentazioni, seguite dalla Fondazione Bordoni, riguarderanno Piemonte, Sardegna, Sicilia, Valle d”Aosta e Abruzzo e le città di Roma, Milano, Arezzo e Parma.
Il WiMax è una tecnologia di accesso a Internet wireless in grado di estendere la velocità delle trasmissioni in entrambe le direzioni fino a 70 Mbps per un raggio di 50 km dalla base station e di portare la banda larga mobile in posti difficilmente raggiungibili da altre tecnologie.
La tecnologia ha dunque le possibilità di combattere il digital divide, ma il suo sviluppo in Italia è stato ritardato dal fatto che solo di recente il Ministero della Difesa ha ¿liberato¿ le frequenze di 3.5 GHz, utilizzate dagli apparati di rete wireless in standard WiMax.
Le sperimentazioni sul WiMax, spiega il Ministro delle Comunicazioni Mario Landolfi, serviranno a stabilire quale tipo di utilizzo si potrà ottenere dalla nuova tecnologia, accompagnando il suo sviluppo in maniera ¿equilibrata, seria e serena¿.
Le novità, comunque, non si fermano al WiMax: il Ministero delle Comunicazioni ha infatti deciso di estendere l¿utilizzo del Wi-Fi (finora confinato alle aree pubbliche come aeroporti, stazioni, grandi infrastrutture alberghiere) abbattendo le limitazioni geografiche e i vincoli che impedivano di lavorare a molti operatori del settore.
Il Ministero, in uno schema di decreto, ha stabilito che ¿I titolari di diritti concessori o di esclusiva, a qualsiasi titolo, che operano in locali aperti al pubblico o in aree confinate a frequentazione pubblica, quali a titolo esemplificativo aeroporti, stazioni ferroviarie e marittime e centri commerciali, devono consentire alla più ampia pluralità di soggetti l¿installazione e l¿esercizio di infrastrutture Radio LAN a condizioni eque, trasparenti e non discriminatorie, e senza alcuna limitazione che non sia oggettivamente dovuta ad insuperabili ragioni di carattere normativo o tecnico-operativo o a ragioni di sicurezza che siano state accertate da parte del Ministero delle Comunicazioni¿.
Obiettivo: estendere la portata della tecnologia a tutto il territorio nazionale, abbattendo le difficoltà tecniche ed economiche che impediscono di rendere la banda larga veramente ¿democratica¿ ed estesa a tutto il territorio nazionale.
I soggetti autorizzati all¿offerta al pubblico, attraverso reti ed applicazioni Radio LAN nella banda 2,4 GHz o nelle bande 5 GHz, di reti e servizi di comunicazione elettronica, devono dunque rendere disponibile la tecnologia in maniera non discriminatoria e tenere in considerazione ¿ogni ragionevole richiesta di accesso, per consentire agli altri soggetti autorizzati a fornire reti o servizi di comunicazione elettronica ai sensi del decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259, di offrirlo alla propria clientela, indipendentemente dalla tecnologia utilizzata, senza assunzione di oneri tecnici o economici non necessari ai fini del servizio di accesso richiesto¿.
Gli operatori, contattati dall¿associazione Anti Digital Divide, hanno dichiarato che allo stato attuale il decreto sembra essere ottimo, le premesse sono positive, ¿forse siamo usciti da un lungo tunnel¿, ma aspettiamo che venga pubblicato il decreto ufficiale.
¿Tale decreto ¿ spiega ADD – andrebbe finalmente ad adeguarsi alle richieste della Commissione Europea (che ha recentemente aperto un procedimento di infrazione nei confronti dell”italia forse anche per questo motivo), dei provider e degli utenti digital divisi¿.
Soddisfazione è stata espressa anche da Assoprovider che ha definito ¿Un lieto fine¿ il tanto sospirato sblocco delle tecnologie Wi-Fi per l”offerta al pubblico di servizi internet a larga banda.
L”Associazione Italiana Provider Indipendenti ritiene che la bozza, così come è stata presentata, vada subito trasformata in legge, dando finalmente agli Internet Service Provider italiani la concreta possibilità di fornire connessioni veloci ad Internet via radio, in alternativa alle tecnologie via cavo (adsl e fibra).
¿Si dà per una volta una grande possibilità alle nostre aziende che, essendo ben radicate sul territorio, sono materialmente le più idonee a lavorare col Wi-Fi in tutta Italia, e i partner ideali per associazioni di comuni, Enti Locali, aziende¿, commenta Assoprovider.
Le modifiche apportate al decreto ministeriale del 28 maggio 2003, risulteranno infatti utili alla realizzazione di una maggiore ed autentica concorrenza tra i fornitori di connettività a banda larga.
Assoprovider si ritiene soddisfatta in quanto sono stati pienamente rispettati i punti più volte indicati dall¿associazione (1 – Libero uso delle frequenze delle bande non protette; 2 ¿ Nessun costo di licenza né per l”operatore né per l”utenza; 3 – Nessuna limitazione sulle aree di copertura né geografiche né territoriali; 4 – Nessuna limitazione circa la tipologia di servizi IP offerti).
Il decreto, così rivisto, sarà una buona cura per il sofferente mercato delle TLC, e in generale per l¿economia italiana.
Per ulteriori approfondimenti, leggi:
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