Italia
di Lucio Stanca
Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie
Il Forum PA 2005, appena aperto alla Fiera di Roma, è una realtà che si è consolidata e che sostiene la trasformazione della Pubblica Amministrazione per creare sempre maggiore valore per il nostro Paese. Il tema di quest¿anno è ¿La qualità della PA per la qualità della vita¿, ponendo l’accento sulla centralità del cittadino e dell’offerta di servizi da parte dell’amministrazione, annullando una distanza storica e anacronistica.
Da quattro anni è stata avviata una politica di modernizzazione della PA che ha nelle tecnologie digitali il fattore abilitante per realizzare un nuovo modo di operare dello Stato. Molta strada è stata fatta, ma ancora ne resta da fare per completare questa trasformazione.
Quattro anni fa ci si chiedeva cosa fosse l’eGovernment; ad ogni incontro era necessario spiegarne il significato. Oggi in diversi Ministeri sono stati istituiti Dipartimenti per l’innovazione tecnologica. Quasi tutte le amministrazioni locali, regionali, provinciali, comunali hanno un assessore con delega su questo settore. Abbiamo leggi nazionali e regionali che indirizzano il tema dell’innovazione. Si è messa in moto una grande onda innovatrice della Pubblica Amministrazione. c’è un forte impegno del Governo a proseguire su tale strada anche per questo scorcio di legislatura.
Si è partiti con la definizione di una politica articolata nelle sue linee strategiche, condivise da tutte le amministrazioni centrali e da 4 mila amministrazioni regionali e locali che hanno partecipato alla sua attuazione. Condivisione che è stata ratificata attraverso un documento politico della Conferenza Unificata. La realizzazione di questo programma porta, alla fine del suo percorso pur lungo e complesso, alla creazione di un nuovo modello operativo della PA.
Punti cardine del nostro operare sono: la qualità e l’efficacia, attraverso la selezione dei migliori progetti; la cooperazione nella loro realizzazione e riuso; il co-finanziamento del Governo per una mutua responsabilizzazione; il puntuale monitoraggio; infine, il pieno rispetto del federalismo e dell’autonomia organizzativa delle amministrazioni.
Quello che stiamo realizzando è un disegno comune, con un rilevante impegno di risorse non solo finanziarie e tecnologiche, ma soprattutto umane e organizzative. È un grande patrimonio, un valore su cui il nostro Paese potrà fare affidamento oggi e, soprattutto, in futuro: una PA più efficiente, più trasparente, più moderna. Insomma, un¿Amministrazione di maggiore qualità e più competitiva.
Questa politica ha favorito la combinazione dei tre grandi fattori di modernizzazione della Pubblica Amministrazione: il capitale umano, il capitale normativo e il capitale tecnologico.
Il capitale umano. È il fattore cruciale di ogni grande trasformazione. Non si tratta tanto della necessaria alfabetizzazione informatica, quanto di formare le persone alla gestione delle risorse tecnologiche e alla conseguente riorganizzazione dei processi operativi. Si afferma che nella PA serve meno personale. Non ne sono convinto. Abbiamo, invece, bisogno di migliore qualità del lavoro e di elevare persone a compiti di maggior valore. È necessaria più professionalità, più capacità nell’operare nei moderni sistemi organizzativi.
Il capitale normativo. È il secondo grande fattore di modernizzazione della Pubblica Amministrazione. Come è noto, la norma può essere un fattore di rallentamento o di accelerazione dell’innovazione tecnologica. Occorreva una grande opera di semplificazione e di eliminazione di norme o regole inutili, che sono di ostacolo al pieno utilizzo delle moderne tecnologie. Mai come oggi è valido quanto diceva Montesquieu: ¿le leggi inutili indeboliscono quelle necessarie¿. Per questo abbiamo creato il Codice dell’Amministrazione Digitale che fra pochi giorni sarà legge dello Stato. Esso è il fulcro normativo della nostra grande iniziativa riformatrice, uno strumento che, alla sua entrata in vigore dal gennaio 2006, garantirà un cambio decisivo di passo e di prospettiva al processo di digitalizzazione della PA, in quanto obbliga tutte le amministrazioni ad una vera e propria riforma digitale.
Principio ispiratore è il diritto dei cittadini e delle imprese all’uso delle tecnologie digitali nei loro rapporti con le amministrazioni pubbliche. La modernizzazione della PA non può più derivare solo da una spinta interna all’amministrazione. l’impulso all’innovazione del nostro Stato deriva, dunque, dall’esercizio concreto di una nuova forma di cittadinanza che sta emergendo nella società civile: la cittadinanza digitale. Questo principio, che rende il cittadino protagonista, è insieme un impegno politico e una garanzia per imprimere forza e continuità al cambiamento.
Ma per questa innovazione digitale serve l’interconnessione e l’integrazione fra amministrazioni. Stiamo parlando del terzo grande fattore di modernizzazione della PA: la tecnologia.
Il capitale tecnologico. Abbiamo avviato un grande progetto: il Sistema Pubblico di Connettività (SPC) che unificherà le varie reti telematiche statali, regionali e locali. È la prima infrastruttura informatica federale del nostro Paese, in quanto la Governance del Sistema è condivisa tra la Pubblica Amministrazione Centrale, le Regioni e le autonomie locali. Questa ¿autostrada del Sole¿ digitale, che sarà realizzata nei prossimi due anni, è il più grande e complesso progetto nel campo delle telecomunicazioni mai attuato in Italia. Già a giugno la parte internazionale comincerà ad essere operativa con le prime sedi europee collegate al Ministero degli Affari Esteri.
Il Sistema Pubblico di Connettività rappresenta un indotto di impiego massiccio della larga banda ed uno strumento di vera e propria politica industriale. Perché, aggregando la domanda pubblica e qualificandola, stimolerà lo sviluppo delle reti e dei servizi anche nelle aree dove i ritorni economici non sono sufficienti per attirare l’iniziativa privata. Il Cnipa ha già inviato alla Gazzetta Ufficiale italiana ed a quella Europea il Bando di Gara SPC, caratterizzato da un innovativo meccanismo di aggiudicazione che consentirà la presenza contemporanea di più fornitori. Il suo valore complessivo, nell’arco di 5 anni, è dell’ordine di 1 miliardo e 200 milioni di .
Fatti concreti perché per noi è innovazione quando, per esempio, i cittadini di Catania oggi possono effettuare on-line le varie operazioni relative all’ICI; possono richiedere il cambio di domicilio, controllare lo stato delle pratiche anagrafiche, pagare le contravvenzioni, scegliere il proprio medico di base. Gli imprenditori catanesi, con lo Sportello Unico Telematico, possono fare la richiesta d’occupazione di suolo pubblico, di installazione insegne o di concessione edilizia. La Regione Siciliana ha attivato un sito all’avanguardia per il Sistema Informativo Territoriale che rende disponibili diverse possibilità di consultazione cartografica. A Verona è possibile pagare le contravvenzioni dal proprio Pc, chiedere il ritiro di rifiuti ingombranti a domicilio, la bonifica dell’amianto o prenotare il trasporto di un disabile.
Se allarghiamo la prospettiva all’intera Regione Veneto, è possibile prenotare in rete analisi cliniche o iscriversi al Sistema Sanitario Nazionale e trovare informazioni su strutture e servizi turistici. Nella Provincia di Pordenone sono in rete tutti i servizi per le imprese e molte applicazioni prevedono l’utilizzo della firma digitale. Sono alcuni esempi di tante realtà già operative. Nei prossimi mesi arriveranno alla loro conclusione numerosi progetti che daranno un rilevante impulso alla quantità e qualità di servizi disponibili in rete per cittadini e imprese.
Inoltre le Pubbliche Amministrazioni Centrali hanno realizzato numerosi progetti d’avanguardia, tra cui la Carta d’Identità Elettronica, la Borsa Continua del Lavoro, la Salute Elettronica, il Processo Civile Telematico, il Portale della Cultura Italiana, lo Scrutinio Elettronico Elettorale, gli interventi nella scuola per studenti e insegnanti, l’eccellenza nel fisco e nella previdenza. Da ultimo, ma non certo per importanza, l’uso delle tecnologie digitali in nuovi campi con l’avvio delle sperimentazioni del tGovernment e dell’eDemocracy.
Stiamo realizzando innegabili progressi.
Ma una foresta che cresce fa sempre meno rumore di un albero che cade. Ad un anno dalla fine della legislatura è giusto che si cominci a parlare di bilanci. Nella recente classifica della Commissione Europea sui servizi on-line siamo all’8° posto fra i 18 paesi esaminati con il 4° tasso di crescita nel 2004. Quattro anni fa eravamo al 12° posto.
Parlando di bilanci, per quanto riguarda le risorse finanziarie, qualche osservatore disattento, o forse molto attento, ma interessato, ha avanzato il dubbio che su questa politica il Governo non si sia impegnato a sufficienza. Non è così: dall’inizio della legislatura ha stanziato oltre un miliardo di per l’eGovernment, quasi il triplo di quanto abbiamo ereditato con i fondi derivanti dalle aste UMTS. A tali stanziamenti si sono aggiunti fondi europei e risorse locali per oltre 600 milioni di , attivati su impulso del Governo. Queste cifre testimoniano un impegno senza precedenti e si aggiungono ovviamente ai bilanci correnti delle amministrazioni.
La più importante misurazione per la ¿qualità della PA¿ è il grado di soddisfazione del cittadino. Da un¿indagine del CENSIS emerge che per la prima volta nel 2005 gli italiani hanno valutato le tecnologie telematiche come più utili per accedere alle procedure amministrative rispetto allo sportello tradizionale.
Sono risultati che ci danno fiducia e che devono rafforzare in tutti noi la convinzione a proseguire l’impegno riformatore dell’amministrazione italiana.
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