IBM snellisce le sedi europee e licenzia 13.000 dipendenti, con l’appoggio di analisti e investitori

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Grosso taglio al personale da parte del gruppo americano IBM, che ha comunicato la propria intenzione di licenziare fino a 13.000 dipendenti, il 4% della sua forza lavoro complessiva, principalmente in Europa, il cui andamento pesa sulle performance della megadivisione di servizi informatici. La società non ha precisato, però, quali saranno i Paesi che subiranno questa drastica riduzione, anche se ha dichiarato che sono state già avviate delle discussioni con ¿gli organismi di consultazione locali¿.

 

La notizia non ha lasciato sorpresi analisti ed esperti del settore. Da un mese a questa parte, i principali giornali europei riportavano indiscrezioni su questi prossimi licenziamenti. Il britannico Financial Mail on Sunday, quattro giorni fa scriveva addirittura di 15.000 tagli solo in Europa.

Bob Djurdjevic, di Annex Research, ha commentato a caldo: ¿La cosa non sorprende¿.

¿Si tratta di ridurre i costi, per concentrare gli sforzi in Europa¿, aggiungendo che dal punto di vista burocratico, si tratta di una buona scelta. 

 

Questi commenti riflettono i sentimenti degli investitori. Subito dopo la notizia, infatti, il titolo di IBM guadagnava lo 0,92% a 77,79 dollari nelle transazioni elettroniche fuori dal mercato.

 

Nel proprio comunicato, la prima azienda di computer del mondo ha spiegato che questi licenziamenti si iscrivono in un piano di ristrutturazione che punta a ¿integrare meglio le attività a livello mondiale, ma anche a far fronte ai problemi di redditività nelle regioni dove la crescita è meno forte, particolarmente in Europa¿.

La società ha sottolineato che intende ¿diventare più efficace, rafforzare le proprie attività legate direttamente ai clienti e sfruttare delle opportunità dei mercati a forte crescita¿.

 

IBM ha detto che una simile scelta snellirà la burocrazia e le dimensioni degli apparati nei Paesi a crescita più lenta, usando team ¿globali¿, anziché azioni centrate sulla singola sede per realizzare alcuni servizi.

Un terreno specifico dell’iniziativa sarà l’eliminazione di un livello non necessario di management paneuropeo.

 

Già il mese scorso, all’indomani della presentazione di risultati trimestrali deludenti che avevano gettato nel panico le Borse mondiali, gli analisti e la società stessa avevano indicato nella scarsa domanda in Europa occidentale una delle principali cause, in particolare per quanto riguarda i servizi che assicurano intorno al 40% del fatturato.

 

Samuel Palmisano, presidente e direttore generale IBM, ha dichiarato: ¿Dopo una partenza alla grande, abbiamo avuto delle difficoltà a finalizzare delle transazioni nelle ultime settimane del trimestre, particolarmente nei Paesi in cui l’economia avanza con alcuni ritardi¿.

Ben Reitzes, analista di UBS a New York, ha detto che il taglio dei posti di lavoro porterà a un risparmio dopo le tasse fino a 50 centesimi ad azione, il che equivale al 10% dei profitti di IBM che gli analisti prevedono per il 2005.

 

La banca Citigroup Smith Barney ha evidenziato che si è indebolita notevolmente la domanda sia di server che di servizi di consulenza, cosa che ha preoccupato i vertici di IBM, specie di fronte a una contrazione degli ordini, ¿nel mese di marzo in Francia, Germania, Italia e Giappone¿.

 

Il colosso statunitense ha anche spiegato che intende ristrutturare le attività europee per renderle più snelle e flessibili, migliorando il contatto diretto con i clienti. La compagnia ha anche aggiunto di voler spostare risorse da Paesi ¿a bassa crescita¿ verso mercati più promettenti. 

Questo piano di ristrutturazione comporterà oneri, nel secondo trimestre, per 1,3-1,7 miliardi di euro, che peserà sull’utile netto. La società prevede, infatti, di registrare i primi benefici di questo business plan nel secondo semestre dell’anno.

 

Raffaella Natale

 

 

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