Termina l´esperienza della Naming Authority: perché la comunità Internet non viene mai coinvolta nei processi decisionali?

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Italia



di Ettore Panella

presidente

NewGlobal.it

Mi trovo spesso a discutere con gli amici che furono protagonisti nel lontano 1995 dell”affermazione di Internet in Italia, piccoli provider, programmatori di sw open source, universitari, primi utenti e sempre qualcuno pone la fatidica domanda:

perch&#233 le scelte che riguardano Internet non vedono mai coinvolto quello che usualmente viene chiamato il popolo della Rete?

In altre parole perch&#233 la comunit&#224 Internet non viene mai coinvolta seriamente nei processi decisionali?

Perch&#233 100 allevatori padani sono capaci di dettare condizioni al governo e l”intero insieme di operatori e utenti Internet no?

E” un interrogativo importante ed &#232 vitale darvi una risposta. Nella speranza di attivare un dibattito utile io provo ad indicare una data, che riconosco essere insignificante ai pi&#249.

Il 28 aprile 2005 &#232 il giorno in cui, se si raggiunger&#224 il numero legale, l”assemblea della Naming Authority sancir&#224 la morte di questa esperienza tra le pi&#249 innovative nate su Internet. In realt&#224 la morte vera della Naming Authority fu stabilita nel lontano dicembre 2003 e l”assemblea del 28 dovr&#224 solo staccare la spina che teneva in vita un Ente ormai in coma irreversibile.

Sconosciuta a molti la Naming Authority ha raccolto al suo interno persone provenienti dalle pi&#249 disparate esperienze, (provider, utenti, legali, programmatori ecc. ), accomunate dal desiderio di stabilire le regole con cui i domini italiani dovevano essere assegnati.

Nella sua storia questo “Ente” &#232 stato riconosciuto esplicitamente da tutti coloro che hanno firmato una lettera di assunzione di responsabilit&#224, (conditio sine qua non per ottenere l”agognato dominio it), ed in qualche modo ha saputo rappresentare l”interesse della comunit&#224 Internet.

Purtroppo al momento della prova del nove, (quando il governo tent&#242 con l”allora progetto Passigli di appropriarsi delle competenze sui domini .it, quando i tribunali iniziarono a occuparsi di Internet, quando l”Istituto di Informatica e Telematica del Consiglio Nazionale delle Ricerche IIT-CNR non volle pi&#249 avere un ruolo di semplice esecutore), la Naming Authority &#232 entrata in crisi.

Alle sollecitazioni esterne, le divisioni interne e i microinteressi di categoria non hanno permesso di opporre alcun argine. E” stato un peccato non scommettere su un rilancio di questa esperienza ed &#232 stato un danno non saper varare le improcrastinabili riforme. Oggi siamo tutti orfani di un autorevole contraltare ai vari governi. Oggi non abbiamo pi&#249 un “ente” di Internet, espressione dell”intera comunit&#224, capace di raccogliere al suo interno tutte le schegge del cyberspazio, capace di confrontarsi con le coalizioni che si presenteranno alle elezioni e con i governi per definire e condizionare i programmi inerenti l”innovazione tecnologica del paese.

Oggi siamo tornati ad essere divisi in tante microassociazioni o gruppi, ognuno legato al proprio orticello come i fin troppo citati capponi di Renzo.

Non si pu&#242 pi&#249 tornare indietro, le miopi scelte di allora hanno gi&#224 generato i loro effetti e non si pu&#242 pi&#249 resuscitare il morto. Il 28 probabilmente terminer&#224 la vita artificiale della Naming Authority, ma bisogner&#224 inventarsi un modo per generare una nuova esperienza unitaria della comunit&#224 Internet prima che sia troppo tardi.

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