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Open Source: bando di gara Ue per analizzare l¿impatto economico dell¿OSS sull¿ICT europeo

Europa



La Commissione europea ha indetto un bando di gara per la realizzazione di uno studio che analizzi l”impatto economico del software di tipo open source (OSS) sulla struttura e la dinamica del settore ICT in Europa, e di conseguenza a livello di economia globale.

Lo studio dovr&#224 elaborare previsioni a breve e lungo termine, descrivere diversi scenari e individuare le sfide che le istituzioni politiche dovranno raccogliere. In questo contesto lo studio dovr&#224 esaminare i vantaggi competitivi rilevanti nel settore ICT europeo che si sviluppano nell”ambito dell”applicazione di software di tipo open source e il modo in cui tali vantaggi possono essere ulteriormente sfruttati.

I partecipanti alla gara dovranno dunque approfondire non solo l”impatto generale dell”OSS sul settore ICT della Ue, ma anche sui settori dove l”incidenza delle tecnologie informatiche &#232 rilevante (quali la biotecnologia, l”industria automobilistica, ecc.).

Il vincitore della gara d”appalto dovr&#224 organizzare un workshop di alto livello con tutti gli attori coinvolti, per presentare e rivedere i risultati dello studio prima della relazione finale. Il workshop dovr&#224 riunire circa 100 esponenti del mercato di sviluppo di servizi OSS.

L”importo previsto per lo studio e l”organizzazione del workshop &#232 di 350 mila euro, di cui un massimo di 50 mila euro destinati all”organizzazione del workshop. La scadenza fissata per la ricezione delle offerte o delle domande di partecipazione e fissata per il 17 maggio 2005.

A proposito di Open Source, nel giugno del 2003 il Ministero dell¿Innovazione e delle Tecnologie ha pubblicato i risultati di una “Indagine conoscitiva sul software a codice sorgente aperto nella Pubblica Amministrazione“, condotta da una Commissione ministeriale promossa e costituita dal Ministro Lucio Stanca con l”obiettivo di approfondire la conoscenza del fenomeno dell”open source e di consentire alla Pubblica Amministrazione una corretta valutazione della possibilit&#224 del suo utilizzo.

Dall”indagine della Commissione del MIT &#232 emerso che nel 2001 la PA, centrale e locale, ha speso per l”acquisto di software 675 milioni di euro; di questi, il 61% si &#232 concentrato sullo sviluppo, manutenzione e gestione dei programmi custom, ossia sviluppati su commessa per una specifica amministrazione; il restante 39% &#232 stato impiegato per acquistare licenze di pacchetti software.

A proposito di quest”ultimo tipo di spesa, 63 milioni di euro sono stati utilizzati per i sistemi operativi (software per Pc, mini e mainframe); circa 30 milioni per la gestione di basi di dati (DBMS); 17 milioni per i prodotti di office automation. In sostanza, quindi, il maggior costo degli investimenti informatici della pubblica amministrazione viene assorbito per i prodotti custom.

“L”open source ¿ ha spiegato allora Stanca – &#232 un fenomeno significativo nel quadro dello sviluppo delle tecnologie dell”informatica e delle comunicazioni, per questo il Governo ha voluto affrontare il tema del suo impatto sul sistema della Pubblica Amministrazione rendendolo oggetto di un dibattito tecnico, economico ed istituzionale”, ha proseguito il ministro, precisando che “l”indagine, condotta in maniera scientifica, rigorosa ed oggettiva, ha fornito elementi che consentiranno di formulare a breve una serie di proposte e di impegni”.

In particolare, ha sostenuto Stanca, “sentite anche le Amministrazioni Regionali e locali, contiamo di emanare una direttiva che renda obbligatorio per le Pubblica Amministrazione l”uso di almeno un formato aperto dei dati per consentirne l”accesso e la tutela del patrimonio informativo; contestualmente nella scelta dei sistemi e delle soluzioni informatiche, le stesse amministrazioni dovranno considerare prodotti open source, ma sempre sulla base di un rigoroso criterio di analisi costi benefici”.

La possibilit&#224 di acquisizione ed utilizzo di programmi informatici “open source” &#233 stata sostenuta nella Direttiva del 19 dicembre 2003Sviluppo ed utilizzazione dei programmi informatici da parte delle PA” (G.U. n. 31 del 7 febbraio 2004) in materia di sviluppo ed utilizzo dei programmi informatici da parte delle PA.

La direttiva invita le pubbliche amministrazioni, nella predisposizione o nell”acquisizione dei programmi informatici, a privilegiare le soluzioni che presentino le seguenti caratteristiche:

a) soluzioni informatiche che, basandosi su formati dei dati e interfacce aperte e standard, assicurino l”interoperabilit&#224 e la cooperazione applicativa tra i diversi sistemi informatici della pubblica amministrazione, salvo che ricorrano peculiari ed eccezionali esigenze di sicurezza e segreto;

b) soluzioni informatiche che, in assenza di specifiche ragioni contrarie, rendano sistemi informatici non dipendenti da un unico fornitore o da un”unica tecnologia proprietaria; la dipendenza e” valutata tenendo conto dell”intera soluzione;

c) soluzioni informatiche che garantiscano la disponibilit&#224 del codice sorgente per ispezione e tracciabilit&#224 da parte delle pubbliche amministrazioni, ferma la non modificabilit&#224 del codice, fatti salvi i diritti di propriet&#224 intellettuale del fornitore e fermo l”obbligo dell”amministrazione di garantire segretezza o riservatezza;

d) programmi informatici che esportino dati e documenti in pi&#249 formati, di cui almeno uno di tipo aperto.

La direttiva, dunque, invita espressamente le Amministrazioni a tener conto del fatto che tra le possibili soluzioni tecnologiche utilizzabili esistono anche quelle “open source”, ovvero applicazioni il cui codice sorgente pu&#242 essere liberamente studiato, copiato, modificato e ridistribuito.

Le amministrazioni dovranno poter “acquisire la propriet&#224” dei programmi informatici sviluppati per loro dalle imprese fornitrici attraverso idonee clausole contrattuali, e poter “trasferire la titolarit&#224 delle licenze d”uso” ad altre amministrazioni senza oneri aggiuntivi.

Dovr&#224 infine essere prevista, ove possibile, in apposite clausole la possibilit&#224 di “consentire il riuso” dei programmi sviluppati anche su altre piattaforme.

In ambito europeo, invece, la Commissione ha sostenuto la diffusione del software OS sia attraverso il programma di ricerca ISTche nel progetto IDA (Interchange of Data between Administrations).

Nell”ambito del programma IDA sono state elaborate delle linee guida per aiutare le amministrazioni a decidere quando ed in che modo adottare il software “open source”.

Le linee guida contengono suggerimenti utili su: gli ambiti in cui risulta maggiormente opportuno passare all”utilizzo di un software open source; quali prodotti scegliere; quali passi seguire durante la migrazione.

I vantaggi connessi alla diffusione e all”utilizzo del software a codice sorgente aperto sono, infine, stati rilevati anche in unrapporto dell”Unctad (Agenzia delle Nazioni Unite per lo Sviluppo) che gi&#224 dal 2003 prendeva chiaramente posizione a favore del software libero come strumento di sviluppo economico.

Alessandra Talarico

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