Italia
di Guido Salerno
Direttore Generale
Fondazione ugo Bordoni
Il mondo politico italiano ha affrontato, per la prima volta, la transizione alla televisione digitale con un approccio propositivo e dinamico. L¿Italia, già con la Legge 66 del 2001, ha deciso di giocare un duplice ruolo: di avanguardia tecnologica e di best practice nella rapidità di implementazione del processo. Un approccio culturale innovativo, ancora oggi tutto da esplorare nelle sue potenzialità, visto che si chiariva che la piattaforma digitale terrestre era destinata a ¿programmi televisivi e prodotti e servizi multimediali anche interattivi¿. Un obiettivo sfidante sui tempi, ponendo la data dello switch-off per la fine del 2006.
Si tratta di una scelta che non solo ha posto tempestivamente rimedio al ritardo culturale con cui avevamo affrontato in passato il tema dell¿innovazione tecnologica nel nostro Paese, che ha dovuto di volta in volta rincorrere con adempimenti tardivi le soluzioni più avanzate e che ha penalizzato fortemente la nostra industria ed il nostro posizionamento competitivo a livello europeo e mondiale, ma che pone l¿intera industria italiana in condizione di poter competere da posizioni di avanguardia.
Prima rivoluzione: il colore, un¿opportunità mancata per l¿industria elettronica italiana
L¿introduzione della televisione a colori avviene in Italia nel 1977, con venti anni di ritardo rispetto all¿Inghilterra e dieci anni di ritardo rispetto a Francia e Germania.
Affermare che di ben altro ha bisogno l¿Italia, rispetto all¿innovazione tecnologica ha comportato la distruzione della nostra industria elettronica di consumo. Non è un caso che l¿Italia si colloca oggi al 19° posto nella graduatoria mondiale di paesi esportatori di apparati di sistemi di telecomunicazioni. Dopo la Ungheria. Ma non è affatto vero che ci precedano solo paesi dove il costo del lavoro è più basso o siano più accomodanti le politiche a tutela dei lavoratori, dei diritti civili o dell¿ambiente. Ci precedono Regno Unito, Germania, Francia, Finlandia e Svezia, tanta per citare i partner europei.
Lo stesso è accaduto per il GSM. In Finlandia ed in Germania il servizio commerciale è iniziato già nel 1992, mentre in Italia, essendo vincolante l¿apertura alla nuova tecnologia in condizioni di concorrenza, siamo partiti solo nella Pasqua del ¿95 con Tim e a Natale dello stesso anno con Omnitel¿Pronto Italia. In neppure dieci anni, attraverso una attenta politica di liberalizzazione, abbiamo creato un mercato competitivo che colloca l¿Italia al primo posto in Europa, se si esclude il Lussemburgo, per rapporto tra numero di cellulari e numero di abitanti, visto che ci sono più cellulari che abitanti (101,8 apparecchi per ogni 100 abitanti). E l¿Italia è al quinto posto nel mondo per il numero di utenti ( 55,9 milioni ) ma dopo la Cina, gli Usa e la Germania!
Peccato che a questa grande determinazione nel creare colossi imprenditoriali, quali sono oggi Tim, Vodafone, Wind e Tre, non sia corrisposta una eguale lungimiranza dal punto di vista dell¿industria manifatturiera. L¿UMTS, poi, ha segnato un punto di svolta. Ma l¿industria manifatturiera italiana è stata coinvolta troppo tardi, rispetto a Nokia ed Ericsson. Italtel è stata indotta a scelte tecnologiche eccentriche, il DECT, e condannata così allo smembramento. Solo nell¿ambito di Siemens la capacità ideativa e produttiva di Italtel è stato recuperata e valorizzata, mantenendo comunque in Italia alcune fabbriche e soprattutto laboratori e centri di ricerca di livello mondiale.
Seconda rivoluzione: la tecnica digitale
Per quanto riguarda la televisione digitale, l¿Italia può farsi vanto di aver contribuito ampiamente alla definizione del DVB, attraverso strutture di ricerca rappresentate dallo Cselt, oggi ridenominato Tilab nell¿ambito del gruppo Telecom Italia, del Centro Ricerche Rai e della stessa Fondazione Ugo Bordoni. Il DVB è uno standard applicato sia per il satellite, sia per il cavo, sia per la trasmissione via etere terrestre. E¿ di estrema potenza, duttilità e resistenza, ancorché sia nato come il compromesso tra esigenze costruttive ed obiettivi tecnicamente raggiungibili.
Nel caso della televisione digitale, all¿Italia non sono mancati, quindi, né le competenze nel settore della ricerca, né la tempestiva determinazione politica. Quanto è stato realizzato in poco più di un anno in termini di reti installate, decoder distribuiti e canali – vecchi e nuovi ¿ diffusi, dimostra che esiste una effettiva convergenza tra i pilastri che devono allinearsi affinché i processi di trasformazione siano sostenibili e coerenti: innovazione tecnologica, regolamentazione, mercato. E¿ nel mantenere coerenti questi aspetti che si gioca il successo di qualsiasi operazione.
Quello della transizione al digitale è sicuramente uno dei processi più articolati e complessi su cui si stanno confrontando, in tutti i paesi, i protagonisti del processo: governi, regolatori, imprese. Ed il fallimento delle esperienze iniziali nel Regno Unito ed in Spagna la dice lunga sulla complessità della transizione.
Terza rivoluzione: il digitale autosostenibile e l¿interattività. Un modello tutto italiano
In Italia, sin dal ¿Libro bianco¿ sulla televisione digitale terrestre, è stato compiuto un approfondimento sulle ¿ragioni al contorno¿, sulla integrazione di questa piattaforma nell¿ambito della complessiva trasformazione delle reti tradizionali in reti di comunicazione elettronica. L¿idea della interattività nasce già allora: integrare le reti, creare valore per l¿utente, al di là della intrinseca migliore qualità dell¿audio e del video trasmessi in tecnica digitale rispetto all¿analogico.
Siamo tutti alla ricerca del valore: in Inghilterra si è aggiunta l¿offerta di canali radio, in Italia si punta sull¿interattività, sul pay-per-use attraverso le carte prepagate, in Francia si ritiene che la trasmissione in alta definizione possa sostenere l¿offerta di contenuti pregiati.
In concreto, l¿Italia punta allo sfruttamento del potenziale economico rappresentato dai 48 milioni di utenti che trascorrono in media 4 ore al giorno davanti al televisore, e che attraverso l¿interattività possono produrre introiti ragguagliabili a quelli derivanti dall¿uso degli SMS. Se l¿interattività saprà fare centro, offrendo servizi, simulando l¿andamento registrato con gli SMS, si creerà una fonte di introito dello stesso ordine di grandezza degli attuali introiti da pubblicità, se non superiore. E stiamo parlando di circa 6mld di euro annui, se la frequenza di utilizzo dell¿interattività a 20 centesimi di euro raggiungerà la frequenza di due utilizzi al giorno per famiglia, dopo cinque anni dall¿introduzione del sistema.
Il sistema produttivo italiano, rappresentato dai broadcaster, nazionali e locali, dagli operatori telecomunicazioni, dagli integratori di sistema e dall¿industria elettronica, costituisce oggi un ecosistema unico in Europa per dimensioni, sinergie già realizzate ed opportunità di crescita.
Avere una legislazione all¿avanguardia ha consentito all¿Italia di trovarsi finalmente in una posizione di vantaggio temporale: essere tra i primi crea uno spazio di sviluppo per l¿intera industria digitale italiana e la proietta potenzialmente sullo scenario europeo e internazionale. Di più: ci pone in condizione di essere emulati nelle soluzioni e di poter proporre modelli di sviluppo ed approcci concreti per un coordinamento a livello comunitario.
La promozione del Digitale terrestre presso le istituzioni e l¿industria italiana
E¿ chiaro il filo che lega quanto abbiamo detto finora: abbiamo una normativa all¿avanguardia, abbiamo centri di ricerca di livello assoluto. E il mercato (industria, consumatori e finanza) è il terzo interlocutore. Senza il quale e contro il quale non ci sono né regole né brevetti geniali che riescono ad imporsi.
La televisione digitale interattiva non è un fine in sé: è occasione e motivo di ricerca tecnologica e sperimentazione operativa che coinvolge istituzioni, costruttori, operatori di rete, televisiva e non, fornitori di contenuti e di servizi, integratori di sistemi, e soprattutto i cittadini. Rappresenta un tassello importante nello sviluppo dei sistemi di telecomunicazione, i cui obiettivi sono ormai chiari: convergenza, ubiquità, interattività.
E la trasmissione digitale, il DVB, consente sia la convergenza con le comunicazioni mobili, sia l¿interattività attraverso un apposito canale di interazione, cogliendo così più obiettivi nell¿ambito di un unico processo, di cui un aspetto rilevante sono i modelli di business, ancora tutti da esplorare, così come il posizionamento dei diversi attori.
La Fondazione Bordoni è impegnata sotto molti versanti di ricerca e sperimentazione operativa:
la gestione dello switch-over la verifica dell¿efficienza per la compatibilizzazione tra emissioni analogiche e digitali;
la efficienza degli standard per la mobile television (DVB-H e MBT), tanto da aver sollecitato la organizzazione della prima Conferenza italiana sulla televisione mobile;
le nuove architetture di rete, per rendere possibile la televisione digitale interattiva nelle aree isolate;
le nuove tecnologie come il Wi-max, di cui verranno approfondite le potenzialità e la possibilità di metodologie di assegnazione che concilino la esigenza di reti pianificate con l¿utilizzo dell¿intera banda assegnata;
l¿uso del satellite avrà un ruolo nella sperimentazione per comprenderne a pieno il ruolo di complementarietà nelle aree ¿oltre l¿80 per cento della popolazione¿;
la Ip-Tv utilizzando l¿ultimo miglio wireless.
La sperimentazione di soluzioni basate sul satellite e sul cavo testimonia un approccio della Fondazione rispettoso del principio della neutralità tecnologica su cui si basa il processo di transizione alla televisione digitale interattiva.
Nelle aree all digital, per iniziativa e sotto il coordinamento della Fondazione Bordoni saranno create isole di sperimentazione, diverse le une dalle altre a seconda del contesto di riferimento: si tratta di rendere funzionali le sperimentazioni rispetto alle esigenze rappresentate dalla Regione di riferimento, tenendo conto della struttura del territorio e degli obiettivi di sviluppo socio-economico. In alcuni casi si tratterà di tecnologie innovative di rete, in altri casi di sviluppare soluzioni legate ai servizi con le applicazioni occorrenti.
Dopo il laboratorio, la tecnologia deve essere messa in campo per verificarne la reale potenzialità ed i costi: in pratica, la sostenibilità del modello in termini commerciali. Saranno iniziative aperte a tutti i costruttori ed a tutti gli operatori, mettendo in parallelo a confronto ipotesi di lavoro diverse, per poterne comparare in modo differenziale vantaggi, realizzazione, e modelli di integrazione tra i diversi soggetti partecipanti.
Tra l¿altro, nelle aree all digital potrà sperimentarsi la possibilità che i broadcater locali facciano da operatori di rete anche ai fornitori di contenuto nazionale, con integrazioni sicuramente innovative in tema di architettura di rete e modelli di business
In ogni caso è bene che siano definiti a livello italiano le proposte relative al dividendo che la transizione al digitale ci offre, in termini di frequenze utilizzabili per nuovi servizi mobili. Occorre infatti creare al più presto sia presso la Unione europea sia presso l¿UIT un quadro coerente affinché gli operatori mobili siano parte integrante del processo.
L¿Italia ha l¿occasione di essere davvero all¿avanguardia, un laboratorio reale per contenuti TV interattivi, fornitori di apparati di reti televisive digitali, fornitori di apparati di trasporto e di distribuzione, costruttori di apparati di ricezione digitale, fornitori di microelettronica, fornitori di applicazioni interattive e centri di servizi, fornitori di canale di ritorno e di soluzioni di convergenza tra il mezzo televisivo e i sistemi di telecomunicazione a larga banda, fissa o mobile.
La rete dell¿imprenditoria italiana sul digitale terrestre
Il processo che abbiamo descritto richiede una forte condivisione delle regole del gioco ed un forte coinvolgimento di tutti i soggetti potenzialmente interessati.
Non solo la Fondazione Bordoni partecipa come socio fondatore a DGTVi, ma ha radunato attorno a sé un¿intera comunità produttiva, (si tratta di oltre cento tra aziende, istituzioni e organismi), attraverso tre iniziative:
Ambiente digitale
Ha formalizzato la propria struttura associativa proprio in questa settimana dopo un anno di intensa attività presso la Fondazione. L¿Associazione riunisce i soggetti che forniscono servizi al cittadino, le imprese che realizzano ed integrano le applicazioni interattive e quelle che si occupano della parte informatica e di telecomunicazioni. Sono soci fondatori: Fondazione Ugo Bordoni, Bull, IBM, Sun Microsystems, Telespazio, Ubiquity, MyTV, Kora, IconMediaLab, Enterprise Digital Architects, CSPPiemonte, PF2, Systeam, ST Microelectronics, Wind, ACI, Class Editori, Medical International Research.
Sistema digitale
E¿ l¿iniziativa che riunisce le imprese che realizzano gli impianti trasmissivi ed i decoder, in vista di una condivisione delle problematiche di diffusione del digitale terrestre presso gli utenti e di un¿armonizzazione dell¿evoluzione degli apparati e dell¿introduzione di nuove tecnologie e nuovi standard di apparati; questa iniziativa presto porterà anch¿essa alla costituzione di un¿associazione.
INPUT Contenuti digitali
E¿ l¿associazione fondata il 7 giugno del 2004 insieme all¿ISIMM, che riunisce i soggetti che a vario titolo si occupano dei nuovi linguaggi dell¿interattività televisiva. Se è vero che mezzo e linguaggio sono legati indissolubilmente, anche l¿interattività televisiva avrà il suo linguaggio.
(Fine 1a parte)
Per proseguire la lettura:
Le scelte politiche sulla televisione digitale in Italia: avanguardia tecnologica e best practice nell¿implementazione – 2a parte
Alla fine della 2a parte, in allegato:
Il Prospetto generale;
Le Schede dei singoli progetti cofinanziati.
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